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Europei in ginocchio: più ipocrisia che omaggio

Durante gli Europei di calcio, alcune nazionali si sono inginocchiate all’inizio delle partite in onore del Black Lives Matter. L’intenzione è lodevole, ma finisce per essere un’appropriazione culturale che dimentica le colpe del colonialismo europeo.

Le colpe dei bianchi americani

I campionati di calcio europei sono stati contraddistinti dall’inginocchiarsi di alcune nazionali in onore al Black Lives Matter. Anche Matteo Berrettini è arrivato alla finale di Wimbledon con una simpatica magliettina nera Blm. Per quanto l’intenzione sia meritevole, si tratta tuttavia di un’appropriazione culturale ipocrita da parte degli europei, che appaiono non capirne significato e origini.

Il Blm (Black Lives Matter) nasce nel 2013 grazie a Alicia Garza, Patrisse Cullors e Opal Tometi – in risposta all’assoluzione George Zimmerman, l’assassino di Trayvon Martin.

Trayvon Martin era un diciassettenne afroamericano che il 26 febbraio 2012 camminava per la strada a Sanford, Florida, parlando al telefono con la ragazza, quando fu ucciso da Zimmerman, sedicente neighborhood watch captain (capitano della guardia di quartiere).

Incidenti come questo, negli Stati Uniti, sono purtroppo la norma: gli afroamericani vengono uccisi con arma da fuoco dieci volte più dei bianchi, e tre volte più dei bianchi a opera della polizia. Sicuramente, la facilità di accesso alle armi da fuoco ha una sua importanza. Ma il vero fattore determinante è un altro: una cultura ancora profondamente razzista, specie negli stati “schiavisti” del Sud.

La schiavitù negli Stati Uniti finisce formalmente nel 1865, per volontà del presidente Lincoln, un po’ perché ci credeva ma soprattutto perché era strumentale a prevalere sui confederati nella guerra civile. La segregazione razziale finisce, sempre solo formalmente, nel 1964, con il Civil Right Acts di Lyndon Johnson. L’integrazione, invece, deve ancora venire.

Nel 1967, quando il divieto ancora vigente in sedici stati fu cancellato dalla Corte Suprema con il caso Lovers vs Virginia, i matrimoni interraziali erano il 3 per cento del totale. Nel 2016, erano il 10,2 per cento del totale e il 17 per cento dei neosposi. Tuttavia, come mostra il PEW Center, la maggior parte dei neo-matrimoni interraziali riguarda asiatici (29 per cento) e ispanici (27 per cento), e la metà di coloro che contraggono un matrimonio misto sono nati e cresciuti all’estero. La percentuale dei neosposi afroamericani che sposano un partner di etnia diversa era il 3 per cento nel 1980 e il 18 per cento nel 2015 (di cui curiosamente il 24 per cento tra gli uomini e il 12 per cento tra le donne). Solo il 10 per cento delle coppie miste sono però con un bianco/a, una percentuale invariata dal 1980.

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In altre parole, nonostante le nuove generazioni stiano cambiando, l’America multicolore e integrata è ancora più una rappresentazione di Hollywood che una realtà. Persino nella capitale americana, Washington DC, i bianchi vivono in stragrande maggioranza nella parte Nord-Ovest della città e difficilmente mettono piede nel Sud-Est o nel Nord-Est. Negli stati del Sud, la cultura è ancora profondamente razzista. È di questi giorni la notizia che Nikole Hannah-Jones ha abbandonato l’Università del North Carolina per la Howard University, storica università afroamericana, proprio a causa della perdurante cultura razzista a Unc. Nikole Hannah-Jones è nota per aver dato vita al 1619 Project, un’iniziativa del New York Magazine per cui ha vinto il premio Pulitzer, creata in occasione del 400° anniversario dell’arrivo della prima nave che trasportava schiavi dall’Africa all’America del Nord. Un progetto importante, perché ricorda che la maggior parte dei neri americani sono discendenti da persone che furono portate contro la loro volontà e con la forza nel continente americano per essere schiavizzate. L’ultima nave piena di schiavi ad arrivare in America fu la Clotilde nel 1860.

Le colpe degli europei

Se gli americani sono colpevoli di aver importato schiavi fino alla Clotilde, nonché di tutti gli orrori che ne sono seguiti – dalla segregazione razziale ai linciaggi dei neri, ai problemi sociali e il latente razzismo che ancora caratterizzano il paese – gli europei che si schierano con fervore con il Blm, convenientemente dimenticano, o peggio ignorano, che i problemi degli afroamericani nascono con l’importazione con la forza di schiavi africani nel nuovo continente da parte degli europei stessi, i quali hanno anche schiavizzato e decimato gli abitanti originali, indiani e indios.

La tratta transatlantica degli schiavi comincia nel XVI secolo, inizialmente verso l’America Latina per poi arrivare, appunto nel 1619, anche in America del Nord. Si stima che 12 milioni e mezzo di africani e loro discendenti siano stati schiavizzati nel continente americano. Ironicamente, molti dei paesi le cui squadre si sono inginocchiate, sono proprio quelli che per secoli hanno alimentato la tratta degli schiavi africani: Inghilterra, Belgio, Danimarca, Spagna, Olanda, e Portogallo – per poi continuare ad arricchirsi sfruttando le colonie. Alcuni leader, come il re Filippo del Belgio, hanno cominciato a chiedere scusa per “le ferite coloniali”, ma non basta.

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In altre parole, il Black Lives Matter è la risultante diretta del brutale colonialismo europeo. Ma quel che è peggio, è che gli europei non hanno mai smesso di creare danni alle ex colonie – Africa in primo luogo. Uno dei risultati più visibili dell’azione occidentale è la massiccia emigrazione da questi martoriati paesi, a sua volta concausa di razzismo nel continente, che però nulla ha a che vedere con il Blm, fenomeno storico ben preciso. Secondo le stime della Commissione europea, si tratta fino a oggi di 26 milioni di rifugiati e 46 milioni di persone che hanno dovuto abbandonare la loro casa.

Scimmiottare in Europa il Blm americano è dunque solo grandissima ipocrisia e ignoranza storica. Gli europei devono sì inginocchiarsi, non per fare demagogia a buon mercato, bensì per chiedere perdono degli orrori di cui si sono macchiati e, soprattutto, promettendo finalmente di cambiare. Ad esempio, facendo qualcosa di concreto per quei poveretti ammassati nei campi profughi, in fuga dagli orrori che noi occidentali abbiamo contribuito a creare.

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10 commenti

  1. Giacomo

    Se, come europei, dobbiamo espiare le colpe del colonialismo, come Italiani ne abbiamo sicuramente meno.

    Non che i nostri bisnonni fossero più “buoni” ma, per ragioni storiche, il nostro colonialismo è iniziato in ritardo ed è finito in anticipo. Tra l’altro gli italiani hanno lasciato le loro colonie con meno strascichi degli altri. Francesi e Inglesi devono sicuramente inginocchiarsi di più di noi, e probabilmente anche Spagnoli, Portoghesi, Belgi e Olandesi. Secondo me ha ragione l’autrice quando dice che ci inginocchiamo per appropriazione culturale.

    • Catullo

      Le colpe del colonialismo sono solo di alcuni stati europei che spesso hanno colonizzato altri stati europei penso all’Irlanda senza dimenticare che altri stati europei sono stati colonie turche-ottomane e di scuse da parte turca non se ne sono mai viste.
      Lasciamo questa sceneggiata ipocrita agli americani al massimo agli inglesi e pensiamo a migliorare l’economia e magari a insegnare la storia a 360°.

    • bob

      la cosa bella che la Storia come la Natura scrivono con un inchiostro indelebile difficile o impossibile da cancellare. Coloro che spesso ci vengono a fare lezioni di civiltà (Belgio , Olanda , Inghilterra , Francia..) vivono da paesi “ricchi” proprio da “reddito” ereditato dal loro passato e che ancora gli consente di vivere al di sopra.
      Per poi scoprire che la Natura certifica e protocolla che come dissesto idrogeologico siamo pari o forse inferiori alla Germania.

  2. Giulio Tartaglia

    Da un articolo della Voce mi sarei aspettato qualche concetto in più, e più “economico”: sicuramente l’occidente ha giocato un ruolo di primo piano nella schiavitù moderna, ma sia in senso negativo (qui riportato) che positivo (lo ha anche abolito e combattuto). La schiavitù, e il razzismo, non sono infatti un fenomeno occidentale. Gli africani, che nel ‘600 cominciarono ad essere portati oltre oceano, erano da secoli prede dei loro stessi commilitoni verso mercati soprattutto Arabi.
    E come non citare, poi, l’elemento di razzismo e schiavità che noi europei conosciamo benissimo anche grazie a popolazioni autoctone da sempre bacino di esseri umani: gli slavi, per l’appunto, ne conservano ancora il nome nella loro stessa definizione!

  3. Savino

    I calciatori si inginocchiano spontaneamente solo per raccogliere danaro.

  4. Andrea

    Anche noi come italiani dovremmo chiedere scusa maggiormente, e forse parlare di più delle nostre colpe. Mi stupisco spesso di quanto poco si parli di tutto ciò legato alla guerra di Etiopia e di tutto il male inutile che i nostri (bis)nonni causarono allora.
    Ma credo che, in fondo, le scuse servano poco. Sarebbe più giusto interrogarsi quali forme assuma il “razzismo istituzionale” in Italia e in Europa: io guarderei alle leggi sull’immigrazione e l’asilo.

  5. Luca Neri

    I colpevoli dei crimi che la signora denuncia sono tutti morti. Quindi gli europei di oggi non hanno alcuna colpa da espiare. Oppure in questo delirio post-moderno lo stato di diritto deve essere dimenticato? Si parla di storia come del peccato originale dei popoli. Pensavo che l’essenzialismo, per il quale interi popoli, etnie generi sessuali sono portatori di colpe collettive l’avessimo abbandonato dal secondo dopoguerra. Mai avrei pensato di leggere sulla voce tali assurdità

  6. Stefano

    A mio avviso vanno distinte le responsabilità culturali da quelle personali.
    Tener viva la memoria dell’orrore affinché questo non si ripeta è un dovere, immaginare che gli uomini di oggi siano responsabili delle scelte scellerate di ieri non ha senso ed è il frutto di un distorto senso di colpa del quale credo sia meglio liberarsi.

  7. Pietro Della Casa

    Io raccomanderei la lettura – specialmente nelle scuole – dei libri di Angelo Del Boca sul colonialismo italiano (in particolre: Gli italiani in Africa orientale). Gli italiani di allora sono veramente diversi da quelli di oggi? mmmm… Ciò detto, le colpe dei padri non sono le colpe dei figli…

  8. Giulio

    Tutto bello, ma che facciamo? Se non facciamo nulla non va bene. Se ti schieri stai “scimiottando” gli americani e ti appropri culturalmente. Quindi? Ci inventiamo un modo nostro di espiare le nostre colpe?
    E chi paga e a chi? Chi non ha personalmente commesso nulla dovrebbe risarcire atrocità a chi non le ha personalmente subite? Si può essere d’accordo sul fatto che “l’uomo bianco debba qualcosa “all’uomo nero” ma non si può sorvolare sulle enormi difficoltà di identificare chi ci sia dentro “l’uomo bianco” e dentro “l’uomo nero” o sugli effetti collaterali di imporre azioni risarcitorie a chi non ha commesso il fatto o alle conseguenze che qualcuno riceva qualcosa per la sofferenza non sue ma di altri nel passato. Nell’articolo si suggerisce di “considerare” gli orrori del passato quando gli europei gestiscono l’attuale ‘emergenza migratoria dall’Africa. Idea nobile, ma come la mettiamo in pratica? E poi vengono subito fuori le difficoltà di identificare chi ci sia dentro a gruppi dai contorni vaghi. Per esempio “l’uomo italico”, nell’occuparsi del problema dei migranti non potrebbe sostenere che sia “l’uomo inglese” che deve riparare agli orrori del passato e non lui direttamente?
    Insomma, mi sembrano temi per cui il tempo della vaghezza sia finito. Diciamo che è assodato che qualcosa debba essere fatto. Chi vuole intervenire suggerisca azioni concrete implementabili e le accompagni subito con una difesa delle ovvia critiche a cui verranno soggette.

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