Largamente utilizzate negli ultimi anni, le politiche di incentivazione al lavoro danno buoni risultati di occupazione se prevedono sgravi consistenti e si rivolgono a target specifici. Sulla retribuzione incidono di più le misure rivolte ai lavoratori.
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L’esame dei flussi del mercato del lavoro può aiutare a comprendere le trasformazioni del sistema produttivo. Per esempio, consente di analizzare gli effetti della crisi dovuta alla pandemia e di evidenziarne le differenze rispetto ad altre recessioni.
La flessibilità dei contratti a tempo determinato diminuisce in modo significativo la probabilità di trasformazione in tempo indeterminato, con riflessi negativi sui salari, anche nel medio periodo. A pagarne le conseguenze sono soprattutto i giovani.
Si dice spesso che ci sono due Italie: il Centro-Nord, più industrializzato e ricco, e il Sud, più povero e caratterizzato da bassa crescita. Ma la geografia della disuguaglianza di reddito è molto più complessa, come mostrano i risultati di uno studio.
Nel dibattito su quota 100 si era detto che la misura avrebbe liberato posti di lavoro per i giovani. Ora un’analisi sui dati individuali delle carriere lavorative degli italiani mostra che gli effetti di “rimpiazzo” della forza lavoro sono stati parziali.
Qualsiasi campagna per ridurre gli incidenti sul lavoro non può prescindere dalla prevenzione e dal rafforzamento dell’attività ispettiva. Cinque anni dopo la sua istituzione è tempo di ripensare all’idea di un unico Ispettorato nazionale del lavoro, il cui fallimento era stato preannunciato.
A più di 70 anni dalla fine del conflitto, gli effetti della Seconda guerra mondiale e delle stragi nazi-fasciste sono ancora visibili in Italia. Uno studio sulle carriere lavorative e pensionistiche e sullo stato di salute degli individui nati in quel periodo.
La legge delega sull’assegno unico universale per i figli ha alcuni limiti. Una proposta alternativa lo renderebbe invece realmente unico e universale. Ne beneficerebbe il 30 per cento più povero della popolazione, con chiari effetti redistributivi.
La legge delega per la riforma dei carichi familiari è senz’altro un passo avanti rispetto al sistema attuale. Ma lascia inalterati alcuni principi del vecchio impianto. In più, il ruolo affidato all’Isee porta a dare un peso eccessivo al patrimonio.
In tempi di emergenza sanitaria, si torna a parlare di regolarizzazione dei migranti. Andrebbe fatta per molti motivi, legati alla struttura del nostro mercato del lavoro. Un’analisi sulla sanatoria del 2002 ne indica gli effetti positivi per l’economia.