COS’È IL REDDITO MINIMO?
Il reddito minimo (Rm) è un programma contraddistinto da quattro tratti qualificanti.
(a) È informato all’universalismo selettivo, è cioè erogato a tutte le famiglie che si trovano sotto una determinata soglia di povertà, che varia in funzione della composizione della famiglia. Non è dunque ristretto a particolari categorie di famiglie o persone, né sottosta a un vincolo di finanziamento che tipicamente porta al razionamento.
(b) Consta innanzitutto di un trasferimento monetario che integra il reddito familiare fino alla pertinente soglia di povertà, tiene quindi conto della disponibilità (il reddito e il patrimonio) e dei bisogni (la composizione) della famiglia.
(c) Affianca al trasferimento monetario azioni di sostegno sociale e, per le persone in età lavorativa e abili al lavoro, azioni di attivazione al lavoro (orientamento, formazione, placement) sostenute da condizionalità, nel senso che, in una logica di obblighi reciproci, il beneficiario non può sottrarvisi né rinunciare a ragionevoli offerte di lavoro, pena la riduzione del trasferimento o l’esclusione dal programma.
(d) Il programma ha carattere strutturale, quindi durata illimitata. Certo,  sussistendone le condizioni, mira a portare le famiglie all’autosufficienza economica, quindi a uscire dalla “trappola della povertà” e quindi dal programma stesso. Ma eroga il trasferimento monetario, e le azioni di sostegno connesse, fino a che la famiglia permane nella condizione di povertà.
Se introdotto, il Rm assorbirebbe tutte le misure categoriali mirate a contrastare la povertà (e in Italia sono una miriade). Ad affiancarlo rimarrebbero misure con altre finalità: vuoi di contrasto di specifiche condizioni di disagio, quali la disabilità e la non autosufficienza; vuoi politiche mirate ad altri obiettivi, quali il sostegno per i figli, la conciliazione lavoro-famiglia e simili.
D’altra parte, il Rm nulla ha a che vedere con l’ipotesi di un reddito di cittadinanza: un reddito universale, che garantisce a qualunque persona un trasferimento monetario a prescindere dalle sue condizioni economiche, slegato da qualsiasi obbligo. Un’ipotesi interessante sul piano della filosofia sociale, ma largamente impraticabile per ragioni economiche e di accettabilità sociale.

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