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Protagonismo di Frontex, ma non sui diritti umani

Nel suo rapporto annuale, Frontex riporta dati “eccellenti” per il 2021. Non mancano però denunce secondo le quali i risultati sono stati ottenuti ignorando violazioni sistematiche dei diritti umani. L’Unione non può consentire ambiguità su questi temi.

Il rapporto del 2021

Il 17 gennaio, Frontex, l’Agenzia europea della guardia di frontiera e costiera, ha pubblicato il rapporto annuale del 2021, definito dal suo direttore esecutivo, Fabrice Leggeri, come game-changer year, ovvero l’anno di svolta nella lotta al crimine transnazionale e nella gestione dei confini degli stati membri.

Il primo dato importante del 2021 è lo schieramento ai confini dell’Unione europea dei primi duemila membri delle European Border and Coast Guard standing corps, il corpo permanente proprio dell’Agenzia nonché primo servizio europeo in uniforme. Gli standing corps, che raggiungeranno entro il 2027 le 10 mila unità (fra personale proprio di Frontex e agenti inviati dagli Stati membri), hanno il compito di sorvegliare le frontiere, nonché di effettuare registrazione, identificazione e screening dei migranti irregolari che attraversano i confini. Per il momento, il corpo permanente è stato messo in azione al confine sud-orientale della Finlandia, in Georgia a sostegno dell’evacuazione dall’Afghanistan, e sui confini orientali europei (in particolare in Ungheria e Lituania). 

Fra gli altri risultati del 2021, che Frontex riporta come “eccellenti”, ci sono più di 18.300 cittadini extra-europei rimpatriati verso 102 paesi e 1.050 persone identificate come trafficanti di migranti (smugglers). Inoltre, grazie alle sue tre operazioni (su 19 in corso) nel Mediterraneo, nel 2021 Frontex ha partecipato al soccorso di oltre 34 mila persone che si proponevano di migrare verso l’Europa, un dato in crescita rispetto ai circa 13 mila salvataggi del 2020 ma inferiore agli oltre 50 mila del 2019. A questo riguardo, va considerato che il numero di tentativi di ingresso registrato l’anno scorso è aumentato su tutte le rotte, fatta eccezione per quella africana occidentale, arrivando a sfiorare i 200 mila totali. Si tratta di un incremento del 57 per cento rispetto ai circa 125 mila del 2020 e del 36 per cento rispetto al 2019 (Figura 1). Fra questi flussi in arrivo, ci sono in prevalenza (nell’ordine) siriani, tunisini, marocchini, algerini e afgani.

Il rispetto dei diritti umani

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Frontex afferma che questi risultati vanno di pari passo con un significativo aumento della difesa dei diritti fondamentali. Nel febbraio 2021, l’Agenzia ha adottato la Fundamental Rights Strategy, un documento mirato a “garantire la protezione dei diritti fondamentali nello svolgimento dei compiti quotidiani dell’Agenzia”. Nello stesso mese, tuttavia, ha dovuto sospendere l’operazione in corso in Ungheria, a seguito di una decisione della Corte di giustizia dell’Unione europea che condannava i respingimenti dei migranti verso la Serbia da parte delle autorità ungheresi. Frontex, impegnata su quello stesso confine, è stata accusata di aver ignorato le violazioni sistematiche dei diritti umani e di non aver agito di conseguenza. Pochi mesi più tardi, a maggio, l’Ong Front-lex ha presentato la prima azione legale contro Frontex presso la Corte di giustizia europea, per violazioni dei diritti umani ai danni di due persone richiedenti asilo in Grecia. Ancora, l’intervento rapido lanciato a luglio 2021 da Frontex in Lituania, sul confine con la Bielorussia (raccontato tra l’altro positivamente nel report, tramite le parole del capo della guardia di frontiera lituana) è stato oggetto di non poche critiche e controversie

A giugno, Jonas Grimheden assumeva l’incarico di Fundamental Rights Officer, e solo un mese dopo un gruppo di lavoro del Parlamento europeo (il Frontex Scrutiny Working Group) affermava che Frontex non aveva impedito violazioni dei diritti fondamentali in passato, né ridotto il rischio di future violazioni. A ottobre poi, a causa della mancata assunzione di 20 fundamental rights monitors (e altre figure e meccanismi di monitoraggio dei diritti fondamentali), il Parlamento europeo ha deciso ad ampia maggioranza di congelare il 12 per cento del budget per il 2022 di Frontex (ossia 90 milioni di euro), il più alto di sempre (Figura 2). Come spiegato in precedenza su questo sito, il bilancio europeo 2021-2027 prevede investimenti sempre maggiori sulla gestione delle frontiere, a discapito delle somme destinate all’integrazione dei migranti. Infine, è solo di pochi giorni fa la richiesta a Frontex della Mediatrice europea Emily O’Reilly di maggior trasparenza, in particolar modo in relazione alla procedura di due diligence in materia di diritti fondamentali e ai piani operativi che definiscono i parametri dei rimpatri forzati.

Il report, dunque, con l’ausilio dei dati, evidenzia un modello di crescente autonomia di Frontex, grazie agli incrementi di bilancio, ruolo e personale garantiti dall’Ue. Tutto ciò avviene però senza che l’Unione abbia definito chiari confini giuridici all’azione dell’Agenzia in termini di rispetto del diritto internazionale, del diritto di asilo e di legittimità nell’uso delle armi e di mezzi di coercizione nelle operazioni di respingimento.

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L’Unione europea non può permettersi ambiguità sui diritti e il rispetto della dignità umana, perché questi sono i pilastri su cui si fonda: i suoi cittadini non saranno disposti a sostenerla a lungo se essa stessa non rispetta i suoi valori. La via per avere una Ue unita non è investire nella difesa e militarizzazione dei suoi confini, ma instaurare un vero processo di cooperazione con i paesi e le persone al di là di quei confini.  

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  1. L.G.

    Opinioni le Vostre, lodevoli. Ma rimangono opinioni, la maggioranza degli stati europei, è evidente, non la pensa come Voi.

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