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Politiche attive del lavoro: il punto sul programma Gol

Il rapporto di monitoraggio sul Pnrr ci aiuta a capire come sono contabilizzati i beneficiari del programma Gol. E non c’è da stare tranquilli perché i risultati inseriti nella rendicontazione alla Commissione europea sembrano più apparenti che reali.

Che cosa significa “beneficiari da raggiungere”

Il programma Gol – Garanzia occupabilità dei lavoratori – inserito nel Piano nazionale di ripresa e resilienza ha l’obiettivo di rendere più efficiente il sistema delle politiche attive del mercato del lavoro attraverso servizi personalizzati di attivazione dei disoccupati. Con il programma ci siamo impegnati ad “attivare” 300 mila persone attraverso i centri per l’impiego gestiti dalle regioni (milestone 2022, target Pnrr condiviso con la Commissione europea). Si tratta di un traguardo molto impegnativo, se si considera che il Governo, che ha già erogato alle regioni il 75 per cento degli 880 milioni della prima tranche, si è impegnato a raddoppiare il risultato portandolo a 600 mila unità come target nazionale per il 2022.

A che punto siamo? La relazione presentata dal Governo Draghi al Parlamento il 5 ottobre dice che sono state già superate le 300 mila unità di partecipanti (target Pnrr 2022). Quindi, formalmente, l’obiettivo risulta raggiunto. A guardar bene, però, il risultato è più apparente che reale.

Come si contabilizzano i beneficiari di Gol lo dice la circolare n. 1/2022 dell’Anpal. Per beneficiario “raggiunto” dal programma Gol deve intendersi chi abbia ottenuto un assessment, ossia una valutazione qualitativa e quantitativa della durata di circa 4 ore da effettuare secondo le modalità innovative introdotte con la delibera Anpal n. 5/2022, e abbia instaurato nel corso dell’anno un “rapporto di lavoro” o, più in generale, abbia concluso le attività previste. Le attività dei beneficiari devono essere descritte in termini di “risultati conseguiti” e verificabili dalla Commissione europea mediante la registrazione sul Sistema informativo unitario delle politiche del lavoro (Siu). Per inciso, non sono collegate al Siu le regioni Calabria, Liguria, Lombardia e Umbria, per le quali i dati vengono estratti direttamente dai sistemi regionali.

Per coloro che invece “non hanno concluso il percorso” previsto nei patti, l’Anpal suggerisce di rendicontare un “nucleo minimo di attività” che permettano di identificare un dato lavoratore come beneficiario “raggiunto” dal programma Gol ai fini del conseguimento del milestone 2022 del target Pnrr (300 mila beneficiari) sia del target nazionale (600 mila beneficiari: è il più ambizioso traguardo, deciso dal ministero, che aggiunge altre 300 mila unità al target Pnrr e deve essere raggiunto entro la fine dell’anno). A questo fine è sufficiente rendicontare sul Siu, per ciascun beneficiario di Gol, le seguenti attività: accoglienza e prima informazione (Lep A); dichiarazione di immeditata disponibilità al lavoro (Did), profilazione e aggiornamento della scheda anagrafica professionale (Lep B); orientamento di base (Lep C) e patto di servizi personalizzato (Lep D). Si tratta di servizi che consentono di portare il lavoratore, dopo il nuovo processo di assessment, a uno dei quattro percorsi Gol.

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Insomma, ai fini della contabilizzazione dei beneficiari inseriti nel programma, basta aver varcato la soglia del centro per l’impiego, aver fatto un colloquio di orientamento di base per l’assessment e aver sottoscritto il patto di servizio o il patto per il lavoro. Nulla di nuovo rispetto a quello che i Cpi avrebbero dovuto fare sin dal 2018, quando è stato emanato il decreto sui livelli essenziali delle prestazioni (Dm n. 4/2018). L’unica novità rispetto al passato riguarda l’individuazione nei patti di uno dei quattro percorsi Gol (reinserimento lavorativo, upskilling, reskilling, lavoro e inclusione), per cui ora sono previsti cospicui finanziamenti.

Per la contabilizzazione dei beneficiari avviati a un corso di formazione, invece, si deve tener conto delle attestazioni rilasciate al “completamento” del percorso formativo secondo il sistema descritto dal Dlgs n. 13/2013: vale a dire che si devono contabilizzare i soggetti formati. Tuttavia, la circolare specifica che, per non mettere a repentaglio il raggiungimento dei target finali, per i 160 mila beneficiari, di cui 60mila coinvolti in formazione per il rafforzamento delle competenze digitali, per il 2022 è sufficiente rendicontare sul Siu un orientamento specialistico sulla skill gap analysis (Lep E) oppure la proposta della specifica attività di formazione concordata in riferimento ai bisogni formativi, anche digitali, della persona. Quindi, almeno in questa fase, per contabilizzare i beneficiari della formazione basta rendicontare un orientamento specialistico con l’indicazione di una proposta formativa. Si attende invece l’aggiornamento del sistema per l’inserimento dei dati relativi al contenuto specifico della formazione impartita, con particolare riferimento alle competenze digitali. E si spera che qualcuno vigili sulla formazione impartita.

Per i beneficiari percettori di reddito di cittadinanza e di ammortizzatori sociali, che devono essere presi in carico entro 4 mesi dalla maturazione del diritto alla prestazione economica ai fini della condizionalità dei trattamenti, la circolare rinvia alle singole regioni la definizione in via autonoma delle modalità per la tracciabilità delle attività sulla partecipazione ai corsi di formazione o alle attività per la ricerca di un lavoro che consentirà a Cpi di disporre la decadenza dai trattamenti economici.

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La differenza tra accompagnamento al lavoro e risultato occupazionale

Il 7 ottobre l’Anpal ha pubblicato lo “stato dell’arte” dei partecipanti al programma Gol e del raggiungimento dei target Pnrr.

Dalla nota risulta che tredici regioni hanno superato il target Pnrr. Il Friuli Venezia Giulia ha già raggiunto anche il target nazionale, come faranno, a breve, anche la Sardegna e la Lombardia. Considerato il flusso degli accessi e delle prese in carico (circa 40mila a settimana), c’è da credere che anche il target nazionale sarà raggiunto entro dicembre. Questi numeri non sono tuttavia rassicuranti.

Sul totale dei presi in carico indirizzati ai quattro percorsi Gol, la metà (50,3 per cento) sono indirizzati ai percorsi d’inserimento lavorativo; il 25,5 al percorso di aggiornamento o upskilling; il 20,1 al percorso riqualificazione o reskilling e il 4,1 al percorso lavoro e inclusione. Il 52 per cento dei presi in carico sono disoccupati percettori di Naspi o DisColl soggetti a condizionalità; il 22,4 per cento sono percettori di reddito di cittadinanza e il 4,1 per cento percepiscono entrambi i sussidi. Soltanto il 20,9 per cento sono disoccupati non soggetti a condizionalità. Per il momento nessuno è stato assunto. E questo, piaccia o non piaccia, è il dato più significativo.

Dalla relazione al Parlamento del 5 ottobre risulta che a oggi soltanto 302 dei 550 centri per l’impiego stanno lavorando sul potenziamento della struttura amministrativa. Secondo il target, entro il 2022, almeno 250 centri per l’impiego devono completare le attività non infrastrutturali contenute nei piani regionali approvati dall’Anpal, ma non si conosce lo stato di avanzamento delle attività per ogni linea d’intervento prevista. Soprattutto, non sappiamo se il personale addetto ai Cpi – sia quello già in servizio sia quello assunto negli ultimi due anni grazie al reclutamento iniziato nel 2019 – è in grado o no di accompagnare le persone nel mercato del lavoro.

Il neo-ministro del Lavoro farebbe bene a chiedere un report dettagliato sullo stato dell’arte dei Cpi e, ove necessario, attivare i provvedimenti di tutoraggio o i poteri sostitutivi previsti dalla legge.

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Il Punto

  1. Savino

    I problemi sono tutti davanti: la mancanza di lavoro, l’incapacità imprenditoriale, l’incapacità di dare un servizio decente alla domanda, la scarsa iniziativa individuale, l’assenza di merito, il lassismo. Passano gli anni e i governi, tolgono e mettono RdC e navigator, chiacchierano di merito e di politiche giovanili e, più in generale, di quelle attive, ma risultati zero, perchè non si ha la volontà di cambiare.

  2. Claudio Martinelli

    Gentile professoressa, sono un funzionario dei servizi pubblici per l’impiego che da oltre 20 si occupa di inserimento al lavoro di persone disabili. Vuole sapere cosa accade, ormai da anni? Un tempo facevamo riunioni di supervisione con una psicologa per affrontare al meglio la presa in carico delle persone, la relazione di aiuto ecc.
    Oggi? Si fanno riunioni sulle procedure (informatizzate), da rivedere continuamente a causa delle discrasie sistema informativo regionale e nazionale. Lavoriamo per le procedure, non per le persone.
    Saluti

    • Savino

      La p.a. appunto non deve chiacchierare sulle forme valutando sè stessa, ma sul merito delle questioni sul quale è giudicata dai cittadini

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