Le banche centrali dei paesi avanzati registreranno probabilmente forti perdite nei prossimi anni. Sono la conseguenza delle politiche monetarie non convenzionali adottate a partire dalla crisi finanziaria. Come la banca d’Italia affronterà la situazione.
Autore: Rony Hamaui Pagina 5 di 16
Rony Hamaui laureato all'Università Commerciale L. Bocconi e Master of Science alla London School of Economics. È professore a contratto presso l'Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano e presidente di Intesa Sanpaolo ForValue. È consigliere del CDEC e del LSE-Alumni. E’ stato direttore Generale di Mediocredito e AD di Mediofactoring. Ha ricoperto numerosi incarichi presso il gruppo Intesa Sanpaolo; e’ stato responsabile del Servizio studi della Banca Commerciale Italiana nonché professore a contratto presso l' Università di Bergamo e l' Università Bocconi. Ha lavorato presso l'Istituto per la Ricerca Sociale. È autore di numerosi articoli scientifici e ha scritto e curato diversi libri riguardanti gli intermediari e i mercati finanziari internazionali nonché la finanza islamica.
Il fallimento di Ftx non ha messo a nudo solo l’assenza di una regolamentazione adeguata. Ha anche posto in discussione tre pilastri fondamentali del sogno delle criptovalute: la decentralizzazione degli scambi e dei controlli e l’assenza dello stato.
Tre anni di irresistibile ascesa e poi un crollo altrettanto rovinoso: si chiude così la vicenda di Ftx, il mercato delle criptovalute. Lascia vari insegnamenti sui danni causati dall’assenza di regolazione e dai conflitti di interesse della politica.
L’inflazione rimane alta negli Stati Uniti e continua a crescere in Europa e in tanti altri paesi. Forse nei prossimi mesi cominceranno a rallentare i prezzi delle materie prime energetiche e alimentari, ma le banche centrali non cambieranno politica.
Tradizionalmente, negli Stati Uniti il partito del presidente perde voti e seggi alle elezioni di Midterm. In questa tornata, poi, con l’inflazione in crescita e il rischio di una grave recessione, è la situazione economica a preoccupare gli americani.
È difficile criticare la scelta della Bce sul recente aumento dei tassi d’interesse. Più arduo è capire quale strategia si intende percorrere nel futuro, cosa si intenda per tasso neutrale e come e quando verrà ridotto il bilancio della banca centrale.
L’attuale crisi energetica è essenzialmente una crisi europea. La risposta deve quindi essere europea. E deve agire sia sul fronte industriale sia su quello fiscale. Per abbassare i prezzi oggi e avere soluzioni sostenibili domani.
Molti partiti si presentano agli elettori con poche promesse facilmente monitorabili, ma non sostenute da analisi sui loro costi o fattibilità. Cadute le ideologie, c’è poco spazio per i partiti di centro, che dovrebbero arginare le derive populiste.
L’aumento dei prezzi delle materie prime energetiche e dei beni alimentari comporta una perdita di consenso per i governi nei paesi democratici e malcontento e rivolte in quelli autocratici. Solo la cooperazione internazionale può arginare la spirale.
Le sanzioni alla Russia sono sacrosante, ma alcune decisioni sembrano irrazionali. Per esempio, la volontà statunitense di portare Mosca al default. Oppure la discussione sul pagamento in rubli del gas. Un po’ di pragmatismo sarebbe più utile dei proclami.