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Autore: Tommaso Frattini Pagina 1 di 2

Frattini Tommaso Frattini è Professore Ordinario di Economia Politica presso il Dipartimento di Economia, Management e Metodi Quantitativi dell’Università degli Studi di Milano, coordinatore dell’area di ricerca sulle migrazioni del Centro Studi Luca d'Agliano (LdA) e vice direttore del Global Migration Information Hub della Rockwool Foundation Berlin. E’ anche Research Fellow di CEPR, CReAM e IZA. Ha conseguito un PhD in Economics dallo University College London nel 2010. I suoi principali interessi di ricerca sono la microeconomia applicata, l’economia del lavoro e l’economia delle migrazioni.

Migranti: il grande spreco di capitale umano*

L’integrazione dei migranti altamente qualificati nel mercato del lavoro europeo procede a rilento. Valorizzare le loro competenze e impiegarli in lavori più vicini alle loro qualifiche potrebbe essere vantaggioso anche per la produttività del paese ospite.

Dalla naturalizzazione all’integrazione il passo è breve

Un allentamento dei requisiti di accesso alla cittadinanza può portare a una forza lavoro migrante più attiva e integrata. I benefici economici che ne derivano non interessano solo i migranti stessi, ma si dispiegano anche sui paesi che li ospitano.

Un passo avanti verso il nuovo Patto su migrazione e asilo

L’accordo sulla gestione delle crisi raggiunto dal Consiglio europeo è l’ultimo tassello del nuovo Patto su migrazione e asilo. L’obiettivo è introdurre prima delle Europee un insieme di regole ben definite che si applichino a tutti gli stati membri.

Donne e immigrate, un doppio svantaggio

La maggioranza della popolazione immigrata è costituita da donne. Pur con un livello di istruzione in media superiore, hanno una probabilità di occupazione molto più bassa degli immigrati uomini e delle native. E quando lavorano hanno salari più bassi.

Calais: cronaca di una crisi che si poteva evitare

Aumentano gli arrivi di migranti nel Regno Unito attraverso il canale della Manica. Molto spesso si tratta di persone che hanno diritto alla protezione internazionale. Il problema è che, nel post Brexit, la crisi di Calais assume un forte valore simbolico.

Quell’irresistibile voglia di muri

La Ue esclude il finanziamento alla costruzione di barriere fisiche contro i migranti. Resta però la debolezza della sua politica migratoria. Si dovrebbero invece creare canali di immigrazione legale in Europa per ragioni umanitarie, ma anche economiche.

Turchia-Ue, un patto pagato dai profughi. E dalla stessa Ue*

L’Unione Europea negli ultimi anni ha arginato l’arrivo di rifugiati delegando i controlli di frontiera ai paesi di transito, Libia e Turchia su tutti. Un’arma che Erdogan intende far pesare nei negoziati in corso. A farne le spese è la credibilità stessa dell’Ue.

Nel dopo-pandemia rischio marginalità per gli immigrati

La crisi economica causata dalla pandemia ha avuto gli effetti più duri sui lavoratori immigrati. È cresciuta per loro la probabilità di perdere il lavoro ed è aumentato il divario occupazionale con gli italiani, soprattutto per le donne.

Lavoratori stranieri con tre svantaggi in più nella fase 2

La “fase 2” potrebbe penalizzare parecchio i lavoratori migranti. Svolgono infatti mansioni che li espongono di più al rischio contagio. E contemporaneamente cresce per loro il rischio povertà e quello di perdere il diritto al permesso di soggiorno.

Turchia-Ue, un patto pagato dai profughi. E dai curdi

L’Unione Europea ha arginato l’arrivo di rifugiati delegando i controlli di frontiera ai paesi di transito, prima alla Turchia e poi alla Libia. Ora le minacce di Erdogan dimostrano la fragilità di questi accordi. E i costi umani e politici che nascondono.

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