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Categoria: Concorrenza e mercati Pagina 77 di 82

Thyssen Krupp, il barbaro

Pochi e spesso accolti con ingiustificata diffidenza gli investimenti delle imprese straniere in Italia. Infrastrutture carenti, burocrazia eccessiva, rigidità del mercato del lavoro, ambiente scientifico non soddisfacente sono le ragioni principali che tengono lontano dal nostro paese le multinazionali. E certo non aiuta spostare le decisioni di investimento o disinvestimento dalla sfera economica a quella politica, come è avvenuto nel caso di Terni.

Marchi di origine e indicazione geografiche

La protezione del made in Italy è una questione decisamente importante per il sistema industriale italiano. Difficile riuscirci con norme che hanno efficacia solo sul territorio nazionale. Tanto più se non distinguono tra prodotti alimentari e industriali e se per questi ultimi cedono alla tentazione anacronistica di ricercare quelli esclusivamente realizzati nel nostro paese. Una soluzione efficace si può trovare solo con accordi multilaterali che stabiliscano una disciplina comune e un riordino generale del coacervo di disposizioni oggi esistenti

Una strada ancora lunga

Il disegno di legge governativo sulla riforma delle autorità di vigilanza finanziaria è debole perché frutto di molte mediazioni tra posizioni diverse. Il principio della ripartizione per finalità è solo affermato, ma non realizzato fino in fondo. Sulla corporate governance non dice quasi nulla. Sanzioni e risarcimenti corrono sul filo del paradosso. Dovrà quindi essere il Parlamento a dare al provvedimento la necessaria razionalità e coerenza.

E la borsa elettrica non si apre

L’avvio del mercato elettrico come prova fattuale che il Governo non dispensa solo promesse. Peccato che non sia vero. Non solo la borsa non è partita, ma non ci sono finora date certe per la sua attivazione. E benché l’architettura del modello sia definita “nuova”, in realtà è identica a quella proposta dal precedente consiglio del Gme. Resta sulla carta anche il progetto per la costituzione di un mercato regolamentato europeo di strumenti finanziari derivati sul prezzo dell’energia elettrica.

Cirio, Parmalat e i conflitti di interesse

Il disegno di legge del Governo dovrebbe proteggere i risparmiatori dal ripetersi di crac finanziari nel futuro. Ma nel provvedimento non vi è traccia di norme mirate a regolare il conflitto di interesse di amministratori, sindaci e banche, mentre appaiono insufficienti quelle previste per le società di auditing. Non interviene quindi sull’elemento alla base della scarsa protezione dei risparmiatori. Tocca ora al Parlamento rimediare a questa mancanza, anche per riassorbire quel pericoloso sentimento antifinanziario che si è sviluppato tra gli italiani.

Cani da guardia per decreto

Anche la Consob ha qualche responsabilità nella vicenda Parmalat. Più in generale, interpreta in forma troppo notarile l’attività di vigilanza sulle società quotate e sui revisori. Al di là dei limiti imposti finora dalle norme, restano decisamente insufficienti i controlli che precedono la quotazione delle imprese, addirittura inferiori a quelli svolti nelle transazioni tra privati. Perché possa trasformarsi in un temibile ufficio ispettivo non basta una legge, serve piuttosto un radicale cambio di mentalità.

Gli obiettivi e gli strumenti

La politica economica per essere efficiente deve avere un numero di strumenti pari a quello degli obiettivi. Alla luce di questo criterio, bisogna riconsiderare l’attribuzione di responsabilità a diverse authorities. Regolazione prudenziale significa controllare la solidità patrimoniale e integrità dei soggetti che partecipano al capitale di una banca, indipendentemente dalla struttura del mercato. La proposta riforma dell’articolo 19 del Testo unico bancario non va abbastanza lontano.

Catturati dal codice Preda

Si chiama così il codice di condotta della Borsa italiana. La via dell’autoregolamentazione sembra infatti preferibile all’imposizione per legge delle regole di corporate governance delle banche. Tanto più che secondo studi recenti sono proprio questi meccanismi a determinare il giudizio sul valore degli istituti di credito, mentre l’assetto della vigilanza è del tutto irrilevante. Solo che in Italia le società che non adottano il codice non sono escluse dalla quotazione, come invece accade a Londra.

Quale Authority per i fondi pensione

Il disegno di legge del Governo sembra prevedere per i fondi pensione una vigilanza per tipologia di intermediari. Ma è una scelta dubbia. Sempre più il fondo pensione assume la veste di organizzazione istituzionale degli interessi dei propri aderenti. E dunque ha nelle banche e nelle assicurazioni una controparte. L’affidamento della tutela della sua stabilità patrimoniale allo stesso organismo che vigila su quella degli intermediari finanziari produrrebbe un singolare conflitto di interessi.

Tutti i numeri di Telecom Serbia

Un’analisi dei dati mostra che senz’altro l’acquisizione di Telecom Serbia è stata un pessimo affare. Ma è un giudizio facile da dare con il senno di poi. Nel 1997, l’operazione sembrava congrua con l’andamento del mercato delle telecomunicazioni. E non differiva in nulla dagli accordi conclusi in quel periodo da molti altri soggetti. Il contribuente italiano, poi, ci ha rimesso ben poco. Diverso naturalmente il discorso per gli azionisti di Telecom.

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