I privilegi di cui godono i vertici della pubblica amministrazione valgono anche per i livelli più bassi del pubblico impiego? I casi del comparto scuola e dei vigili del fuoco sembrano dirci il contrario. Un confronto con il Regno Unito.
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L’Istat ci comunica che la lunga recessione è finita. C’è poco da festeggiare. In sei anni il Pil è sceso del 9 per cento e i disoccupati sono raddoppiati. Servono subito misure incisive di aiuto all’economia, da mesi dimenticata dalla politica.
L’applicazione delle norme lasciata all’interpretazione degli apparati comporta spese ingiustificate, specie per gli stipendi dei vertici della burocrazia. Ne è una riprova la vicenda dei vice comandanti dei Carabinieri. Servono regole precise che aggancino le pensioni ai contributi versati.
Gli ambasciatori italiani guadagnano, al netto di tasse, quasi due volte e mezzo i loro colleghi tedeschi. Ma alla Farnesina nessuno sembra preoccuparsi di questa sproporzione. E la rete diplomatica italiana non è nota per la sua efficienza.
Il Governo vuole ottenere dall’Europa la clausola di flessibilità sugli investimenti pubblici, indipendentemente dalla qualità dei progetti e dei loro effetti per il paese. È un errore, tanto più in tempi di spending review. Le norme mai applicate sulla valutazione economica degli interventi.
Dalla versione presentata ad ottobre a quella approvata a dicembre la manovra è rimasta sostanzialmente immutata e con essa anche il giudizio: una manovra poco incisiva che dà l’impressione di una navigazione a vista. E le previsioni sull’aumento di Pil e avanzo primario vanno riviste al ribasso.
La Pubblica amministrazione è un’enorme piramide molto appuntita, dove i dirigenti guadagnano moltissimo. Un solo esempio: i 300 direttori generali di province e regioni guadagnano 150.000 Euro, quanto il capo di gabinetto degli Esteri britannico.
Arrivano dati negativi sull’export italiano. Se anche le imprese globali arrancano, diventa difficile capire da dove arriverà il segno più. Anche sull’estero pesa l’assenza di misure più incisive di aiuto all’economia, da mesi dimenticata dalla politica.
Il Senato approva, con opportune modifiche, il decreto sulle quote Banca d’Italia. La Bce bacchetta il Governo italiano per non averla consultata, ma soprattutto lancia un avvertimento sul potenziale costo dell’operazione per la Banca d’Italia stessa.
Gli enti della pubblica amministrazione sono pessimi pagatori. Ma se guardiamo alle abitudini di pagamento di chi alla Pa procura beni e servizi, scopriamo che una buona parte salda in ritardo le fatture dei fornitori. Fenomeno indipendente da dimensioni di impresa, aree geografiche e settori.