Nella composizione dell’offerta complessiva di energia a livello mondiale la quota da fonti fossili è rimasta all’80 per cento negli ultimi 25 anni. Ma è altrettanto vero che il processo di decarbonizzazione, seppur tortuoso, è ormai avviato.
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Nelle decisioni di politica ambientale non vengono utilizzati gli strumenti di analisi comparata, che permetterebbero di minimizzare i costi di abbattimento delle emissioni. Così alcuni settori sono colpiti con durezza, mentre altri vengono sussidiati.
L’incidente al gasdotto in Austria ha risvegliato la discussione sull’approvvigionamento e sul prezzo del gas, considerato la fonte di transizione verso la completa decarbonizzazione. Tanto più in Italia, dove gli è stato assegnato un ruolo chiave.
Dal 2019 la regolazione del prezzo nel mercato energetico finirà anche per i piccoli clienti. Intanto però aumentano le situazioni di crisi tra i venditori di energia, soprattutto se indipendenti. La liberalizzazione rischia di produrre più concentrazione?
Con un ordine esecutivo Trump ha cancellato il piano anti-emissioni di Obama. Lo ha fatto per compiacere i suoi elettori negli stati carboniferi. Ma la crisi del carbone è iniziata prima delle misure dell’amministrazione democratica e non finisce ora.
Tra le leggi da salvare della XVII legislatura c’è l’istituzione dell’Autorità nazionale per la regolazione dei rifiuti. È il primo passo per risolvere le emergenze e per dare finalmente al settore una normativa coerente e un corretto sistema di prezzi.
Uno studio spiega come si potrebbe arrivare nel 2050 a un sistema energetico mondiale basato solo su acqua, vento e sole. È uno scenario estremo, forse tecnicamente irrealizzabile. Soprattutto, non considera gli enormi costi di una simile soluzione.
Si chiude la peggiore stagione degli incendi in Italia da 30 anni a questa parte. Le cause si possono riassumere in cinque punti. Tutti hanno a che fare con la scarsa attenzione al territorio e al bene comune. Ma anche a un sistema organizzativo di scarsa efficienza.
La romana Acea condivide gli stessi problemi di tante altre imprese italiane simili: un azionista pubblico e la retorica secondo la quale l’acqua deve costare poco. Il razionamento idrico di Roma è il fallimento dell’acqua pubblica in questo paese.
La necessità di tutelare le famiglie in condizioni di povertà energetica è stata sottolineata anche dalla Commissione europea. Ma bisogna misurare in modo chiaro l’estensione del fenomeno per capire quali siano le migliori strategie per contrastarlo.