Cresce in Italia l’incidenza dei patrimoni e delle eredità, insieme alla loro concentrazione. Per favorire un passaggio generazionale più giusto andrebbe introdotta un’imposta progressiva sui “vantaggi ricevuti”, accompagnata da un’eredità universale.
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La cedolare secca sugli affitti è stata giustificata anche con la necessità di recuperare gettito. Il recupero non è stato però sufficiente a compensare le perdite. E l’emersione di imponibile si può favorire senza penalizzare la progressività.
Il decreto crescita allevia solo marginalmente l’aggravio complessivo del prelievo sulle imprese previsto dalla legge di bilancio 2019. Pur rivista, la mini-Ires continua a essere meno conveniente del regime Ace-Iri.
Perché in Italia la flat tax esercita tanto fascino? È davvero così diversa dall’Irpef? E quali potrebbero essere i suoi effetti? A queste e altre domande cerca di rispondere un agile libriccino di cui pubblichiamo qui un estratto.
Più volte annunciato, il decreto attuativo dell’ecobonus per l’acquisto di auto elettriche e ibride non è stato pubblicato in tempo. Mentre restano i dubbi sull’equità ed efficacia della misura, sono aumentate le vendite nella fascia più penalizzata dal malus sulle emissioni.
Per contrastare l’evasione fiscale, l’Agenzia delle entrate dovrebbe poter utilizzare tutte le informazioni a sua disposizione. Ma è necessario trovare il giusto equilibrio tra tutela della privacy e i potenziali benefici dell’uso massiccio dei dati.
L’Ecofin ha preso atto che non vi è convergenza fra i 28 paesi Ue neppure su una versione molto ridotta di web tax. Per l’adeguamento del concetto di stabile organizzazione l’Unione deve trovare un accordo al suo interno e poi portarlo in sede Ocse.
Il governo torna a parlare di flat tax. Allo studio è una misura per le famiglie, che favorirebbe quelle monoreddito. Il gettito perso sarebbe di circa 17 miliardi. Ma il problema più grave è che scoraggia il lavoro, soprattutto quello delle donne.
La scarsa armonizzazione delle imposte sul reddito nell’Unione europea ha finito per produrre una competizione fiscale tra ordinamenti, spesso dannosa, per attrarre grandi contribuenti. Ora però gli stati membri cercano di porvi rimedio con due direttive.
La legge di bilancio 2019 estende il regime dei minimi per le partite Iva. Le condizioni per rientrarvi così come disegnate dal governo Conte aprono la via a comportamenti strategici da parte dei contribuenti. E creano comunque incentivi all’evasione.