Lavoce.info

Categoria: Fisco Pagina 50 di 83

COSÌ LA SVIZZERA MANTIENE IL SEGRETO

Per recuperare nuove risorse, il governo Monti è stato invitato da più parti a concludere un accordo anti-evasori con la Svizzera, simile a quelli recentemente firmati dalla Germania e dal Regno Unito. Ma il rifiuto dell’esecutivo italiano è giusto. Perché l’accordo tedesco, in fin dei conti, non è altro che uno scudo fiscale. E il testo è pieno di altri trappoloni più o meno visibili, che lo rendono molto conveniente per la Svizzera e le sue banche. Tanto che meriterebbe un esame di conformità all’acquis comunitario (cioè l’insieme dei diritti acquisiti) da parte della Commissione.

IMU, QUALCUNO MANCA ALL’APPELLO

Va rivisto il trattamento fiscale degli immobili non locati previsto nella manovra Monti. All’introduzione dell’Imu fa da contraltare l’esclusione dall’Irpef delle rendite catastali per le sole abitazioni non affittate. Uno sgravio che non ha alcuna giustificazione né dal punto di vista equitativo, né tributario, né economico. È un premio per chi affitta in nero e dunque contrasta con le politiche di incentivo all’emersione. L’esclusione delle rendite catastali dall’imposta progressiva, poi, garantisce un vantaggio maggiore ai proprietari con reddito complessivo più alto.

Meno contante contro l’evasione*

La tracciabilità è uno strumento necessario per combattere l’evasione fiscale, ma non è sufficiente. Una parte molto importante nasce infatti dalla micro e piccola impresa e da transazioni economiche il cui valore unitario è molto contenuto. Nel 2010, solo dai bancomat, sono stati prelevati circa 142 miliardi di euro. Si potrebbe allora limitare l’impiego del contante con una modifica del regime di tassazione oggi applicato sui mezzi di pagamento. Passando dall’imposta di bollo sull’estratto conto delle carte di credito alla tassa sui prelievi.

EFFETTO IMU

 Aver introdotto l’Imu sull’abitazione di residenza rende immediatamente iniqua la manovra Monti? In realtà, l’Imu sulla prima casa ha effetti distributivi meno negativi dell’Ici 2007. Non è così invece per le seconde case, per la contemporanea eliminazione delle rendite catastali dall’Irpef. Una scelta forse da riconsiderare perché assieme alla cedolare secca sui canoni di locazione erode ancor di più la base imponibile dell’Irpef, rendendola sempre più simile a un’imposta sui soli redditi da lavoro e pensioni. E se poi una parte dei “poveri” fossero solo evasori?

PREGI E DIFETTI DELL’IMU

Un terzo della manovra del governo si fonda sull’imposizione immobiliare, attraverso l’introduzione dell’Imu. Il provvedimento ha diversi pregi: torna la tassazione sulla prima casa, aumenta il gettito con una tassa che non incide sulla crescita e ridà ai comuni una potente leva di fiscalità. Più discutibili la compartecipazione dello Stato a un tributo locale, l’inasprimento sulle locazioni e la mancata soluzione delle iniquità del sistema delle rendite catastali. E in generale, si va forse verso un nuovo modello di federalismo fiscale con più autonomia e meno solidarietà?

INTOCCABILI EVASORI

La lotta all’evasione fiscale sembrava essere un punto centrale del programma del nuovo governo. Invece, dalle misure varate emerge continuità con il recente passato. Perché si continua a ritenere che il fenomeno si combatte con gli accertamenti, non con la deterrenza e la promozione sistematica dell’adempimento spontaneo. Si è rinunciato alla creazione di una rete di informazioni, generalizzata e onnicomprensiva, per conoscere la situazione patrimoniale complessiva di ciascun contribuente.

COME SARÀ LA NUOVA ICI?

Uno dei tasselli principali della manovra del governo sarà la revisione della fiscalità sugli immobili. Ma le ipotesi sono molte, spesso con finalità diverse. Il problema principale è che la legge delega sul federalismo fiscale vieta di tassare la prima casa. Un ostacolo che il governo Berlusconi ha cercato di aggirare con l’introduzione all’ultimo istante della Res-servizi, destinata a gravare non solo sui proprietari, ma anche sugli inquilini. Tutto sommato però funziona peggio della vecchia Ici. E allora perché non tornare semplicemente indietro?

LA RISPOSTA AI COMMENTI

Ringraziamo i lettori per gli interessanti commenti ricevuti.
fRancY coglie una implicazione importante della nostra proposta: se lo squilibrio dei compiti familiari diminuisce, si riducono le ragioni per tassare donne e uomini in modo diverso; la tassazione preferenziale a favore delle donne è una misura flessibile da adeguare nel tempo a un contesto in evoluzione. Riguardo al suo secondo commento, non ci sentiamo assolutamente in diritto di dire che cosa le famiglie devono fare. Se pero’ il Paese ritiene che le donne siano una  “fonte di energia” che attualmente è in parte sprecata perchè troppo concentrata sulla famiglia e se al tempo stesso ritiene che gli uomini siano una “fonte di energia” troppo concentrata sul mercato, allora la leva fiscale è uno strumento semplice ed efficace per raggiungere un maggiore equilibrio e un uso migliore di entrambe le risorse. Forse anche gli uomini potrebbero essere usati piu’ efficientemente nell’educazione dei figli e nell’assistenza agli anziani. Se invece va tutto bene cosi’ allora lasciamo le tasse invariate ma smettiamo di parlare di 8 marzo e di differenze di genere … !
Matteo ricorda che esistono gia’ incentivi alle aziende, dal lato della domanda, per favorire l’occupazione femminile. Ci sono pero’ vari studi che mostarno la maggiore efficacia di agire con incentivi dal lato dell’offerta. La donna ha molto più interesse dell’azienda a usare bene l’incentivo.
Francesco Bloise dice che le retribuzioni dipendono dalla produttivita’, che la produttivita’ delle donne e’ inferiore per via dei carichi familiari e proprio per questo le donne sono pagate meno. E’ esattamente il presupposto (dimostrato dai dati) su cui si basa la nostra proposta . Se i carichi di lavoro fossero più equilibrati in famiglia, le aziende non percepirebbero le donne come relativamente meno produttive degli uomini. La tassazione preferenziale per le donne mira proprio a cambiare questa percezione. Riguardo al suo secondo commento, non e’ possibile che tutto l’incentivo dato alle donne si trasformi in margini di profitto: nella situazione limite in cui l’incentivo andasse tutto nelle tasche dell’azienda, la donna non aumenterebbe la sua offerta di lavoro e quindi anche il vantaggio per l’azienda si volatilizzerebbe. O non ci sono effetti, oppure sono distribuiti tra domanda e offerta. Ma non puo’ esserci solo un aumento dei margini di profitto.
Il problema della Costituzionalità è risolto dal secondo comma dell’Art. 3, che risolve analogamente il problema di ogni altra “azione positiva” (affirmative action). La legge (con approvazione bi-partisan) per il “rientro dei cervelli” prevede già agevolazioni fiscali maggiori per le donne, e non sono stati sollevati problemi di costituzionalita’. Il sistema fiscale italiano prevede agevolazioni per chi ha figli, anche a parità di produzione del reddito. Francamente trovo maggiori ragioni per incentivare il lavoro femminile piuttosto che i figli data la sovrapopolazione mondiale (io che ne ho 4 dovrei essere tassato).
Chiara Saraceno non vede come la tassazione possa risolvere i problemi di conciliazione famiglia e lavoro, da lei considerati solo un problema delle donne! Noi non capiamo come lei non veda che non si puo’ continuare a chiedere di risolvere i problemi della conciliazione famiglia-lavoro alle aziende o allo stato. O per lo meno, prima di chiedere alle aziende o allo stato di risolvere il problema, chiediamolo agli uomini direttamente in famiglia: ci sembra piu’ semplice e trasparente. Quello che  Saraceno propone equivale a prendere l’aspirina per curare i sintomi e ridurre il dolore, senza curare le vere cause della malattia: peggio, dilazionando il bisogno di andare dal dottore per eliminare davvero le cause!
Senza incentivi, per forza la maggiore occupazione femminile non fa aumentare il contributo maschile al lavoro familiare! Proprio questo e’ il punto che giustifica la la leva fiscale a favore delle donne.
Quanto ai dati, il fatto che in USA e UK le donne anche a bassa istruzione e reddito lavorino di più che in Italia è sotto gli occhi di tutti.

LE TASSE SULLA CASA AI TEMPI DI MONTI *

Reintrodurre le imposte immobiliari sulle prime case è fondamentalmente una scelta obbligata. L’Italia è infatti il paese con la più alta pressione fiscale, ma anche quello con la più bassa tassazione della proprietà immobiliare. E se il nostro problema principale è la crescita economica, dovremmo cercare di spostare il carico fiscale verso ciò che è immobile per sgravare quei lavoratori, dipendenti e autonomi, che provano a cambiare l’economia italiana. Può essere la base per un rinnovato patto fiscale che offra sostegno concreto alle parti più dinamiche del paese.

L’INEVITABILE RITORNO DELL’ICI

L’eliminazione dell’Ici sulla prima casa è stato un incredibile e preoccupante esempio di “illusione tributaria”, che portava a ignorare i costi del provvedimento. Il ritorno del tributo sana una ferita inferta al federalismo municipale. Per esigenze di gettito, è inevitabile aumentare le rendite catastali. Auspicabile è anche l’introduzione dell’imposta sui rifiuti e i servizi progettata dal governo Berlusconi. Tutto ciò non elimina, ma limita lo spazio di una patrimoniale erariale su base personale.

Pagina 50 di 83

Powered by WordPress & Theme by Anders Norén