Il ruolo guida dello stato in Francia così come associazionismo e meritocrazia negli Usa sono modelli che mostrano più di uno scricchiolio per quanto riguarda l’integrazione sociale dei giovani con una storia familiare d’immigrazione. E in Italia?
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L’Unione europea è riuscita a trovare un accordo per un parziale superamento della convenzione di Dublino. Le novità principali rappresentano però sostanziali cedimenti alle posizioni di chiusura nei confronti del diritto di asilo e dell’accoglienza.
I flussi di migranti verso l’Italia non sono né una sorpresa né un’emergenza. Misure di corto respiro non risolvono il problema, che va affrontato in modo complessivo, considerando il nesso fra migrazioni, instabilità politica e sviluppo economico.
Il principale difetto del decreto Lavoro è una definizione di “occupabili” e “non occupabili” che si riferisce solo alla condizione familiare e anagrafica, portando a situazioni paradossali. Mentre sugli stranieri continua a prevalere il pregiudizio.
Il punto cardine delle politiche di immigrazione e asilo in Europa continua a essere il regolamento Dublino III. Più volte le istituzioni europee hanno cercato di riformarlo, scontrandosi però con le resistenze degli stati, comprese quelle dell’Italia.
La politica migratoria italiana non ha finora risposto agli interessi economici e demografici del nostro paese. Si dovrebbe abbandonare l’approccio ideologico e affrontare la questione in modo pragmatico. Ora, alcuni segnali fanno ben sperare.
I rifugiati che non otterranno l’asilo rimarranno per lo più in Italia. Verranno però interrotti percorsi d’integrazione ben avviati, come quelli di chi aveva trovato un lavoro. La scelta del governo non migliorerà la coesione sociale, né la sicurezza.
Il numero di migranti accolti da stati o territori varia molto, perché a determinare le decisioni sono spesso logiche elettorali. Uno studio sui comuni italiani mostra che se si avvicinano le elezioni del sindaco si riduce la probabilità di accoglienza.
Le norme varate dal governo dopo la tragedia di Cutro aprono a nuovi ingressi di lavoratori immigrati da paesi amici. Ma chiudono le porte ai richiedenti asilo. Mentre le restrizioni alla “protezione speciale” porteranno a un aumento degli irregolari.
Avere compagni di scuola con un background migratorio non porta a disuguaglianze educative. Ma concentrarsi solo sugli effetti dei pari fa trascurare altre conseguenze delle scuole segregate. Tanto più laddove il contesto scolastico può variare molto.