Lo stato si appresta a investire diversi miliardi nella ricapitalizzazione delle imprese. È un progetto ambizioso, ma perché abbia successo deve superare alcune criticità. A partire da un più ampio ricorso all’utilizzo di strumenti partecipativi.
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Il voto plurimo nelle società quotate doveva essere introdotto in Italia attraverso il decreto Rilancio, ma l’idea è stata alla fine abbandonata. La norma aveva certo spunti positivi. Ma non mancavano le perplessità. In particolare, sulle sue finalità.
La pandemia di Covid-19 rappresenta un profondo shock per il nostro sistema economico. Ma l’impatto non è lo stesso per tutte le imprese. Fra le quotate, quelle con una struttura proprietaria familiare hanno ottenuto comunque risultati migliori.
Il piano Colao prevede due interventi per il rafforzamento patrimoniale delle imprese: un’Ace più incisiva e incentivi per le persone fisiche che investono in Pmi. Sono misure relativamente semplici, attuabili subito e utili al nostro sistema produttivo.
La proprietà e la gestione familiare incidono sui risultati aziendali. Gli effetti però mutano in modo significativo con la dimensione dell’impresa. Possono essere positivi per gli operatori piccoli, mentre diventano negativi per quelli più grandi.
Nell’ultimo decennio il nostro sistema imprenditoriale ha vissuto diversi cambiamenti, anche normativi. Alcuni tratti peculiari della governance delle società si sono però acuiti. Delineando un contesto poco adatto a raccogliere le sfide attuali.
L’articolo 27 del decreto “Rilancio” istituisce un nuovo fondo presso la Cassa Depositi e Prestiti. Non si tratta però di una semplice misura emergenziale, ma configura un intervento dello stato nelle imprese che potrà avere conseguenze nel lungo periodo.
La quarantena imposta dal Covid-19 e le prime fasi di riapertura hanno cambiato risultati e prospettive delle piattaforme informatiche di servizi. Alcune soffrono, altre hanno accresciuto valore e potere di mercato. Meglio stabilire alcune regole.
L’articolo 26 del “decreto Rilancio” prevede interventi fiscali e finanziari per agevolare la ricapitalizzazione delle imprese di minori dimensioni. Rischia però di imporre tempi troppo stretti per rispettare i vincoli comunitari sugli aiuti di Stato.
Nell’emergenza sanitaria ed economica è certamente utile prendere provvedimenti che garantiscano liquidità alle imprese, per permettere loro di sopravvivere. Ma bisogna occuparsi anche del “dopo crisi”, per evitare effetti negativi sulla produttività.