Il fallimento di Ftx non ha messo a nudo solo l’assenza di una regolamentazione adeguata. Ha anche posto in discussione tre pilastri fondamentali del sogno delle criptovalute: la decentralizzazione degli scambi e dei controlli e l’assenza dello stato.
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Prima che sia troppo tardi, è arrivato il momento di arginare l’eccessivo potere delle big tech e dei loro proprietari. Istituzioni e cittadini devono impegnarsi per riportare le opportunità offerte dalla tecnologia all’interno del contratto sociale.
Tre anni di irresistibile ascesa e poi un crollo altrettanto rovinoso: si chiude così la vicenda di Ftx, il mercato delle criptovalute. Lascia vari insegnamenti sui danni causati dall’assenza di regolazione e dai conflitti di interesse della politica.
Politiche a sostegno delle imprese possono influenzare indirettamente le scelte migratorie. Per esempio, con lo Startup Act del 2012 è diminuito il numero di giovani con alti livelli di istruzione che hanno abbandonato l’Italia per lavorare altrove.
I cambiamenti climatici avranno ripercussioni significative sull’attività economica, nei più disparati settori. Un progetto di ricerca vuole misurarne gli effetti e dare un contributo all’individuazione di politiche di mitigazione e adattamento.
Tra il 2016 e il 2021, il numero di occupati con qualifiche Ict è cresciuto in Italia, ma rimane molto al di sotto della media Ue. In più, questi lavoratori spesso non hanno una laurea. Il settore è anche caratterizzato da un forte divario di genere.
Problema cronico del nostro paese, la corruzione frutterebbe un giro d’affari di circa 230 miliardi all’anno, secondo alcune stime. L’intelligenza artificiale permette di predire le località più a rischio, rendendo più efficace il contrasto al fenomeno.
Le “indicazioni geografiche” permettono di innescare processi di sviluppo e di internazionalizzazione dei territori. Ora l’intelligenza artificiale aiuta a prevedere le aree che otterranno il riconoscimento. E i fattori territoriali sui quali investire.
Tra le ragioni dell’alta inflazione degli ultimi mesi, c’è la carenza di componenti elettronici, diventati sempre più rari a causa della globalizzazione della domanda a fronte di una forte concentrazione dell’offerta. Taiwan, infatti, copre oltre due terzi della produzione mondiale.
La sempre maggiore importanza dei microprocessori per la produzione mondiale ha spinto la Cina a specializzarsi nel settore, anche se l’industria cinese continua a essere molto meno avanzata rispetto agli altri grandi produttori. Per raggiungere la frontiera, il ruolo di Taiwan è fondamentale.