Lavoce.info

Categoria: Stato e istituzioni Pagina 76 di 89

IL FEDERALISMO SECONDO TREMONTI

Approvata definitivamente la legge delega sul federalismo fiscale, resta ora la partita della sua attuazione. Ed è tutta da giocare perché i principi contenuti nella delega sono molto generali e possono dar luogo a esiti assai differenziati. Come correttamente ci ricorda il ministero dell’Economia, la completa riscrittura della struttura della spesa e delle entrate pubbliche auspicata dalla legge manca ancora sia dei supporti fondamentali di conoscenza sia delle scelte politiche che ne caratterizzeranno il mix finale fra autonomia e solidarietà nazionale.

QUANDO IL SINDACO PENSA ALLA CULTURA

Nelle campagne elettorali si sente spesso ripetere dai candidati sindaci e consiglieri del centrosinistra che le giunte comunali di centrodestra tendono in genere a sacrificare la spesa culturale. E’ vero? E più in generale, da quali variabili dipende la spesa culturale dei comuni italiani? Uno studio mostra che il colore politico dell’amministrazione non esercita alcun effetto significativo. Mentre il sindaco che corre per la seconda volta o non può essere rieletto investe meno in cultura. Forse per compiacere l’elettore mediano.

IL FEDERALISMO NON SI FONDA SULL’IVA

Il disegno di legge Calderoli prescrive che le funzioni fondamentali delle Regioni debbano essere finanziate, oltre che dai tributi propri e dall’addizionale Ire, attraverso una compartecipazione al gettito Iva. E che una quota garantita a tutte le Regioni sia determinata al livello minimo assoluto sufficiente ad assicurare il pieno finanziamento del fabbisogno corrispondente ai livelli essenziali delle prestazioni in una sola regione, la Lombardia. Ma cosa succede se il gettito Iva varia di anno in anno, sia in aggregato sia in relazione alla distribuzione territoriale?

SENZA NUMERI NON C’E’ FEDERALISMO

Le norme sul federalismo fiscale sono assai complesse e non sarà facile attuarle. Ma se si vuole davvero mettere su un binario corretto il dibattito, la prima cosa da fare è predisporre un quadro di riferimento quantitativo condiviso dei dati disponibili. Bisogna costruire al più presto un sistema informativo appropriato sui dati territoriali, che consenta di raccordare le informazioni che arrivano dalle diverse fonti, spesso contraddittorie tra di loro. Un’operazione di questo tipo accelererebbe l’avvio del federalismo molto più di qualunque legge delega.

LA FOGLIA DI FICO DEI NEMICI DEL REFERENDUM *

I nostri calcoli sui risparmi possibili con un vero election day che accorpi elezioni europee, amministrative (là dove si terranno a giugno) e referendum sulla legge elettorale hanno raccolto vasta approvazione e messo in imbarazzo coloro che vorrebbero affossare il referendum. Tra questi ultimi, qualcuno ha pensato di salvarsi in corner con la proposta del referendum accorpato al ballottaggio delle amministrative. Ma la sostanza non cambia: si risparmierebbero solo 87 milioni anziché 400. Ecco i nostri nuovi calcoli.

PIU’ DONNE IN PARLAMENTO MA CON SCARSO POTERE

Cresce la presenza femminile nel Parlamento italiano. In questa legislatura ha finalmente superato quota 20 per cento. Ma il numero di senatrici e deputate non è l’unico indicatore per verificare lo stato delle disuguaglianze di genere in politica. Bisogna considerare anche la concentrazione in particolari settori di attività e in determinati livelli d’inquadramento o responsabilità. Si scopre così che il ruolo delle parlamentari nel dirigere e orientare i processi decisionali è addirittura diminuito. Prova ne sono le commissioni permanenti delle due Camere.

REGIONI IN CONFLITTO PER I FONDI EUROPEI

Le regioni contribuiranno a costruire una rete di protezione per i disoccupati privi di ammortizzatori sociali. Utilizzando le loro dotazioni del Fondo Sociale Europeo. Ma le regioni del Sud – più povere – dispongono di una quota del Fondo superiore a quelle del Centro-Nord, mentre queste ultime hanno più disoccupati. Trasferire i fondi dal Sud al Centro-Nord? Sarebbe possibile, ma il Governo ha scelto una strada diversa, che lascia inutilizzata per questo scopo una parte delle risorse europee e accolla un onere allo Stato.

400 MILIONI PER FAR FALLIRE IL REFERENDUM *

Abbiamo in questo momento tre obblighi elettorali: elezioni europee, amministrative, referendum sulla legge elettorale. Il buon senso suggerisce di accorparle in un’unica scadenza. Ma il Governo ha deciso di abbinare in un’unica data soltanto le prime due consultazioni. E appare intenzionato a far tenere in data separata il voto referendario. Votare un altro giorno comporta un costo per la collettività di circa 400 milioni di euro. In tempi difficili come questi sarebbe bene utilizzare tali risorse per altri scopi.

IL FEDERALISMO COSTA SOLO SE FALLISCE

Il federalismo fiscale promette un risparmio, non maggiori spese. Perché il riferimento al costo standard elimina le inefficienze insite nella spesa storica. Il risparmio atteso sarà comunque quantificabile solo quando i decreti legislativi preciseranno le norme operative. Si trasformerà in costo solo in caso di fallimento della riforma e quindi di duplicazioni di funzioni e burocrazie o di irresponsabili sanatorie, come purtroppo già successo in passato. Il quesito di oggi riguarda quindi non le cifre, ma la probabilità di successo o di fallimento del progetto.

POTERI SULLA BILANCIA

La Costituzione consente al Governo di adottare provvedimenti provvisori con forza di legge in casi straordinari di necessità e urgenza. Affida al Capo dello Stato un potere di controllo e di veto sospensivo, al Parlamento la decisione definitiva e alla Corte costituzionale il compito di sindacarne la costituzionalità, dopo la conversione in legge. Il sistema è ispirato a equilibrio e saggezza e non sembra esserci l’esigenza di ripensarlo. Semmai si potrebbe prevedere una ulteriore limitazione del potere di decretazione: la prassi ha mostrato più tendenze all’abuso che limiti eccessivi al suo impiego.

Pagina 76 di 89

Powered by WordPress & Theme by Anders Norén