Con l’espandersi del coronavirus a molti lavoratori è stato chiesto di lavorare da casa. Una ricerca condotta prima dell’emergenza sanitaria mostra i vantaggi dello smart working. E suggerisce che sarebbe positivo per tutti mantenerlo anche in futuro.
Categoria: Lavoro Pagina 32 di 115
In Italia la percentuale di lavoratori autonomi è sempre stata al di sopra della media europea. Ma negli ultimi anni il loro numero è sceso significativamente, in particolare in alcune categorie. Un fenomeno che ha riflessi economici, sociali e urbanistici.
In Italia l’elevata diffusione della contrattazione collettiva nazionale tende a rendere i salari omogeni sul territorio. Ma il costo della vita varia da luogo a luogo. E lavorare nelle città può comportare una penalizzazione salariale in termini reali.
L’esigenza di arginare il contagio da coronavirus induce molte aziende a consentire che i dipendenti svolgano il lavoro da casa. E spinge il governo a rimuovere alcuni vincoli inopportunamente imposti al “lavoro agile” con la legge di tre anni fa.
L’apprendistato professionalizzante è un contratto che prevede un obbligo di formazione da parte dell’azienda. E alla scadenza può diventare automaticamente un rapporto a tempo in determinao. Una ricerca dice che può creare occupazione permanente.
L’andamento del mercato del lavoro italiano è altalenante e molti impieghi sono di bassa qualità. Si spiega così il senso diffuso di precarietà. La soluzione non è il ripristino di vecchi strumenti, perché non garantiscono una rete di protezione generale.
La sentenza della Corte suprema attribuisce al Jobs act un effetto sul lavoro dei rider identico a quello del decreto del governo M5s-Lega, col rischio di conseguenze incompatibili con questa forma di organizzazione del lavoro. A meno che intervenga la contrattazione collettiva.
Il primo bilancio su occupazione e disoccupazione nel 2019 è positivo. Restano aperte però importanti questioni strutturali: dalla dinamica salariale stagnante, che riflette i mancati incrementi di produttività, all’incidenza del lavoro a termine.
Le differenze territoriali del mercato del lavoro si sono accentuate dopo la grande recessione. Non solo al Sud l’occupazione è più scarsa rispetto al Nord, ma è anche meno intensa in termini di ore lavorate. Ed è sempre meno stabile e sempre meno qualificata.
Uno dei problemi dell’Italia è ridurre il divario tra studi e lavoro. L’Atlante del lavoro e delle professioni potrebbe essere un valido strumento per la definizione dei percorsi formativi più adeguati a soddisfare il fabbisogno del mercato del lavoro.