Dopo il voto in Spagna, potrebbero aprirsi nuovi scenari anche per l’Unione europea, con una ripresa delle trattative sulla bozza di Costituzione. Ma il fallimento della Conferenza intergovernativa non può essere ricondotto solo a una partita a quattro: Madrid e Varsavia contro Berlino e Parigi. Piuttosto, è mancata allora una comune visione politica del futuro dell’Europa. E se la scelta integrazionista resta una strada obbligata per Germania e Francia, la definizione di uno nocciolo duro di paesi disponibili da subito a una maggiore integrazione non è affatto scontata.
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L’analisi del profilo del voto per regione in rapporto alle previsioni della vigilia suggerisce che a determinare il risultato elettorale in Spagna è stata la maggiore affluenza alle urne rispetto alle elezioni precedenti e che a influenzare la scelta verso il partito socialista è stato soprattutto il modo in cui il Governo ha gestito il post-11 marzo. Un Governo può cercare di influenzare i media e in particolare la televisione pubblica a vantaggio delle sue posizioni politiche, ma è molto alto il rischio di perdere credibilità .
Contrariamente a quanto si crede, i numeri dicono che il calcio è uno dei settori più fiorenti e a più rapida crescita negli ultimi anni. Mai caratterizzato da sane gestioni, è anche un settore che affronta una profonda trasformazione. Ma proprio l’avvento della pay-per-view evidenzia il vero problema: lo squilibrio competitivo fra squadre di grosso richiamo e piccoli club, come dimostrano le vicende dell’estate scorsa sui diritti televisivi. Tutto il resto è normale legge del mercato: alcune aziende sopravvivono e si rafforzano, mentre altre falliscono e scompaiono.
In molti paesi europei il confronto televisivo tra i leader delle principali coalizioni in campagna elettorale, senza essere un obbligo, è una prassi consolidata perché si tratta di un luogo di dibattito democratico imprescindibile. Nei sistemi non presidenziali, crea qualche problema la scelta dei protagonisti e la definizione delle regole. Che devono favorire confronto equo, ma finiscono spesso per essere troppo rigide e rendere meno efficace la discussione. E la molteplicità dei temi trattati in tempi molto brevi impedisce di approfondire le questioni.
Per garantire effettiva parità di accesso ai mezzi di informazione a tutti i partiti e candidati si potrebbe ricorrere a logiche simili all’handicapping sportivo. Significherebbe assegnare più spazio ai gruppi meno rappresentati in Parlamento. E se il leader della maggioranza controlla gran parte delle televisioni, i prezzi degli spazi tv potrebbero essere determinati in funzione inversa rispetto alle capacità finanziarie dei singoli soggetti politici. Esattamente il contrario di quanto proposto da Berlusconi e Fini.
Come la stampa italiana ha trattato la vicenda della legge sulla sospensione dei processi per le più alte cariche dello Stato, dalla sua presentazione alla dichiarazione di incostituzionalità . Il termine “lodo”, che implica un accordo trasversale tra forze politiche, viene usato impropriamente da tutti. Ma mentre i giornali indipendenti ricalcano poi lÂ’andamento dei fatti, quelli filogovernative si occupano molto della norma fino alla sua approvazione, disinteressandosene subito dopo. E oscillano molto nellÂ’attribuzione della sua paternitÃ
Aziendalizzazione, concorrenza con il privato e regionalizzazione del servizio sono i tre pilastri del sistema sanitario. Sono gli stessi criteri adottati da altri paesi europei, ma in Italia hanno creato problemi sui quali è necessario intervenire subito. In primis, sulla formazione economico-aziendale dei manager degli ospedali, oggi molto carente. Va poi ridotto il troppo ampio margine di manovra lasciato ai privati, anche per evitare il rischio che attuino meccanismi di scrematura dei malati. E prima di procedere a una ulteriore liberalizzazione dei sistemi regionali, occorre definire un modello ottimale.
In una economia di mercato l’eccessivo aumento dei prezzi è impedito dalla libera concorrenza, unita a una politica monetaria adeguata. E infatti tra le competenze del Comitato euro non c’era nessun riferimento al controllo dei prezzi, né avrebbe potuto essere diversamente. Più che continuare a discutere degli effetti dell’euro sull’inflazione, dovremmo preoccuparci di eliminare gli ostacoli alla concorrenza e aiutare così l’economia italiana a diventare più efficiente e competitiva.
I numeri sulla sanità dimostrano che nonostante i disavanzi perenni e gli scontri tra governi la spesa sanitaria non è fuori controllo. Al contrario, i dati parlano di una capacità del sistema di regolarsi, mantenendo spesa e servizi a livelli accettabili. I deficit sono almeno in parte il risultato di un gioco strategico tra Stato e Regioni, insito nel modello di organizzazione e finanziamento del sistema. C’è evidenza empirica di un ruolo delle aspettative nel determinare i livelli di spesa locale.