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La falsa privatizzazione dell’Aem

Con la vendita di un’altra quota di azioni, il Comune di Milano scenderebbe al di sotto del 51 per cento nella ex municipalizzata. Il prezzo fissato per l’operazione è sostanzialmente corretto. Eppure in molti gridano allo scandalo e lo stesso Palazzo Marino teme la perdita del controllo dell’azienda, tanto da riproporre una qualche forma di golden share. Una pessima idea, che riduce il valore dell’impresa e che ritarda una privatizzazione “vera”. Ma anche il segno della difficoltà delle amministrazioni pubbliche ad accettare i più semplici principi del mercato.

Milano senza fondi

La vicenda dei 192 milioni promessi dal presidente del Consiglio al sindaco e mai arrivati, è emblematica della voglia di ritorno a un passato senza regole. Sotto la Madonnina, tutti si chiedono solo perché i soldi non arrivano. Nessuno si domanda se sia giusto che i trasferimenti agli enti locali vengano decisi sulla base della pura discrezionalità politica. Che è dannosa e inefficiente. E produce risultati inattesi. È inutile infatti premiare con ulteriori risorse una città che comunque ti voterà. Meglio riservarle per luoghi dove la competizione elettorale è aperta. Come Roma.

L’analisi finanziaria si è fermata a Parma

Sulla base delle informazioni disponibili su Parmalat non era forse possibile immaginare una situazione così grave. Ma alcuni segnali inequivocabili sullo stato di salute dell’azienda erano emersi da tempo. Sono stati ignorati o non correttamente valutati da parte dell’intera comunità finanziaria internazionale. Occorre perciò rivedere alcuni processi di analisi e controllo del rischio. E riflettere maggiormente su meccanismi di funzionamento dei mercati finanziari, troppo spesso autoreferenziali.

Co.co.co in transizione

Con la circolare interpretativa del ministero del Lavoro si attenuano alcune rigidità introdotte dalla nuova normativa sul mercato del lavoro. Porta qualche limitato chiarimento alla definizione di “progetto” e di “programma”. Tra punti ancora oscuri e ambiguità, l’effetto ultimo sarà favorire un adeguamento al nuovo regime più morbido di quanto si potesse prevedere. Ma la prassi che si va costruendo adesso dovrà comunque affrontare la verifica della giurisprudenza.

Tra salari, conflitti e progetti

Il nostro Presidente del Consiglio sostiene in TV che nell’ultimo anno gli stipendi sono cresciuti più dell’inflazione. A noi non risulta. Riproponiamo per i nostri lettori un’analisi di Tito Boeri e Pietro Garibaldi sulla dinamica dei salari nell’ultimo decennio.

L’unica ricetta è crescere

Il modello di relazioni industriali varato nel 1992-93 è ancora adeguato. Se in Italia esiste oggi un problema di salari e di occupazione è perché il paese non cresce più. Un aumento simultaneo di retribuzioni e occupati si può avere solo con una rapida crescita della produttività totale dei fattori. Da favorire attraverso un ammodernamento della dotazione di capitale fisico che incorpora le innovazioni tecnologiche. Come dimostra l’evidenza empirica su Stati Uniti ed Europa.

Esorcismi tramite circolare

Da tempo sono state segnalate le incongruenze e le ambiguità delle nuove norme sulle collaborazioni coordinate e continuative. Ora, la circolare ministeriale riduce il cuore del provvedimento a una semplice presunzione di rapporto di lavoro subordinato, superabile con prova contraria. Mentre restano le contraddizioni, una riforma annunciata come radicale evapora in modo sostanziale alla prova dei fatti. Segno che qualcosa non va nella capacità del legislatore di calibrare obiettivi, strumenti e tecniche dei suoi interventi.

Un condono molto atteso

Gli italiani si aspettavano l’estensione ai redditi 2002 della sanatoria? E si sono comportati di conseguenza, rimandando i versamenti delle imposte dovute? A prevedere una nuovo condono sono stati soprattutto liberi professionisti e imprenditori. Ovvero coloro che “giustificano” l’evasione con le imposte troppo alte. Ma anche coloro che più di altri legano la necessità di questi interventi alle difficoltà del bilancio pubblico. Il campione, i risultati e le stime del sondaggio lavoce.info-Demoskopea.

Il circolo vizioso dei condoni

Gli effetti economici delle amnistie fiscali dipendono molto dalle aspettative. E i risultati di un nostro sondaggio condotto da Demoskopea suggeriscono che le categorie più ricche, più istruite e con più capacità di evadere hanno effettivamente ridotto i pagamenti delle imposte dovute. Ma a loro volta queste riduzioni comportano un peggioramento del bilancio dello Stato e dunque la necessità di ulteriori “perdoni fiscali”. Con il rischio di un’auto-alimentazione dei condoni.

Tariffe poco pubbliche

Molti i peccati originali della vicenda di privatizzazione di Autostrade spa. A partire da una struttura di regolazione inadeguata e dall’impostazione orientata a “far cassa”. Con il risultato di aver creato molti benefici per il regolato e altrettanti danni per gli utenti. I pedaggi autostradali sono oggi definiti in funzione dell’equilibrio finanziario dei concessionari, senza rispondere a più generali criteri di interesse pubblico.

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