Il presidente Mattarella ha richiamato il dovere costituzionale del pareggio di bilancio. In realtà la Costituzione dice qualcosa di diverso, che peraltro renderebbe incostituzionali tutti i bilanci dal 2014 ad oggi. Meglio il confronto su numeri e fatti, non su vuote formule legali.
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Per favorire la crescita non basta aumentare gli investimenti pubblici, servono interventi di qualità. Oggi però le amministrazioni hanno scarsa capacità di programmazione e la loro riforma richiede tempo. La soluzione è creare una “struttura speciale”.
I numeri e la storia ci dicono che per i democratici la conquista del Senato nelle elezioni di Midterm è un’impresa quasi impossibile. Ma alla Camera la probabilità di un cambio di maggioranza supera l’80 per cento. Così si rafforza la democrazia Usa.
I piccoli comuni italiani continuano a spopolarsi e a consumare suolo. Le aree interne sono però quelle più propense alle fusioni tra municipi. E proprio queste aggregazioni possono essere la base per intraprendere percorsi di crescita sostenibile.
La sentenza della Corte costituzionale sulla nuova disciplina dei licenziamenti, pur non spostando i limiti minimo e massimo dell’indennizzo giudiziale, ne aumenta l’imprevedibilità. E contribuisce con il decreto dignità a ridare un carattere peculiare di volatilità alla normativa in materia.
Dove trovare le risorse per finanziare le tante promesse del governo? L’unica via percorribile sembra quella della riduzione della spesa. Ma le sorti delle varie spending review non lasciano ben sperare. E la revisione delle spese fiscali parte male.
Prima di dare un giudizio politico sulla “pace fiscale” o indicare quante risorse se ne potrebbero ricavare, sarebbe necessario conoscere esattamente a chi si applica e quali debiti sana. Perché in un provvedimento di questo tipo i dettagli sono decisivi.
Il governo ha annunciato che il reddito di cittadinanza sarà solo per gli italiani. Ma lo slogan “prima gli italiani” spesso si scontra con obblighi costituzionali che prevedono pari trattamento per chi soggiorna regolarmente in Italia da lungo tempo.
In Italia l’istruzione paga anche se meno che altrove. Il rendimento però non tende ad aumentare al crescere del livello di istruzione. Indicando che il mercato del lavoro italiano è incapace di premiare i livelli più elevati di qualificazione.