La riforma Fornero prevede l’introduzione di livelli essenziali anche per i servizi pubblici per l’impiego. Rischia di essere solo un marchio di qualità su servizi che però non risolvono il problema del collocamento dei disoccupati.
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Oggi in Italia su cento giovani, solo 28 hanno un impiego stabile, 13 sono atipici e 10 sono in cerca di lavoro. E tutta questa flessibilità non ha neanche contribuito a farci crescere, anzi. L’unica soluzione è tornare a un regime ordinario.
La fine ingloriosa della manovra di riordino delle province lascia un insegnamento: le modifiche degli assetti istituzionali del paese non possono essere realizzate a colpi di decreti legge. E prima dell’assetto delle competenze, occorre curare gli aspetti finanziari.
L’ambiguità interpretativa è una costante per molti aspetti del nostro vivere quotidiano. Anche il comportamento del sistema bancario in tempo di crisi si presta a diverse interpretazioni. Così come il fatto che aziende apparentemente in salute chiudono i battenti.
Nel giro di tre anni sono scadute sei concessioni autostradali. Era l’occasione per impostare una politica che superasse, sia pure gradualmente, le tre storiche deficienze strutturali del sistema. Non è andata così.
Si diffondono le iniziative per incoraggiare medici e cittadini a distinguere fra procedure diagnostico-terapeutiche necessarie e non necessarie. L’obiettivo è migliorare la qualità dell’assistenza sanitaria, con l’utilizzo di interventi in grado di produrre salute a basso costo.
L’efficacia dei fondi strutturali, il principale strumento della politica di coesione della UE, dipende da due fattori: decentramento e qualità dei governi locali. E i due fattori sembrano influenzare anche la capacità di spendere quelle risorse. I ritardi italiani.
L’Italia è maglia nera nel rispetto della legislazione comune europea, in un poco edificante testa a testa con la Grecia. Ragioni politiche e giuridiche sono alla base delle infrazioni. Ma alcuni segnali indicano un’inversione di tendenza.
L’accordo sulla produttività avrà successo? Incentiva la contrattazione di secondo livello, con importanti risorse a disposizione, ma anche una grande quantità di obiettivi. I dubbi sulle agevolazioni fiscali e l’incognita della mancata adesione della Cgil.
L’indicizzazione delle pensioni continua a essere oggetto di interventi, da ultimo per finanziare gli esodati. Eppure il modello contributivo, che l’Italia ha ambiguamente scelto diciotto anni fa, dovrebbe sottrarla alla disponibilità dei politici.