Mario Draghi dichiara che la soluzione del problema degli spread tra i debiti sovrani della zona euro “rientra nel mandato della Bce, nella misura in cui il livello di questi premi di rischio impedisce la giusta trasmissione delle decisioni di politica monetaria”; e ancora: “all’interno del proprio mandato, la Bce è pronta a fare qualunque cosa per preservare l’euro”.
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Ieri la Consob ha reintrodotto il divieto delle vendite allo scoperto sui titoli del settore finanziario e assicurativo per la settimana in corso. Il divieto riguarda sia le vendite allo scoperto assistite dal prestito dei titoli (“covered”) che quelle “nude”, come già nell’agosto 2011 – divieto poi parzialmente rimosso nel febbraio 2012. In tal modo, purtroppo la Consob mostra di non apprendere dall’esperienza del passato. L’evidenza empirica sugli effetti dei divieti delle vendite allo scoperto imposti dalle autorità di molti paesi nel 2008 dopo il fallimento di Lehman Brothers mostra che essi danneggiano la liquidità del mercato e non offrono sostegno del mercato (tranne che tutt’al più nel brevissimo periodo), come già abbiamo evidenziato in un intervento pubblicato su questo sito nel 2010 e che riproponiamo. Questa evidenza è stata confermata da studi condotti sugli effetti dei divieti delle vendite allo scoperto reintrodotti in Austria, Belgio, Grecia, Francia, Italia e Spagna nell’agosto 2011. Ciò non ha però scoraggiato la decisione di ieri da parte della Consob, salvo forse che sotto il profilo della (per ora breve) estensione temporale del divieto. Purtroppo sembra che il divieto delle vendite allo scoperto sia un riflesso condizionato delle autorità di regolamentazione, a prescindere dai suoi effetti. Tuttavia “errare humanum est, perseverare diabolicum”.
La Sicilia è lo specchio dell’Italia intera: una politica corrotta e uno Stato che non aiuta i deboli né promuove i talenti, ma favorisce soltanto gli amici dei potenti; una terra di privilegi e monopoli dove sono cresciuti solo debiti e sussidi. Se gli attuali meccanismi di rappresentanza non riescono a dar voce alle generazioni future, c’è da augurarsi che al governo italiano sia tolta la capacità di spesa. Finché gli elettori non prendono coscienza della necessità di avviare il paese sulla strada della concorrenza e della uguaglianza delle opportunità.
Un pacchetto di salvataggio che impedisca il crollo dell’euro non può prescindere da trasferimenti di solidarietà dai paesi a tripla A verso i paesi con zero A. Ma ciò richiede anche un cambiamento nella divisione dei compiti all’interno dell’Eurozona. Alle autorità sovranazionali devono essere attribuiti tutti quei poteri di controllo che rendono credibile il principio del “mai più salvataggi”. Ovvero, ciò che permette il fallimento di un singolo Stato senza per questo coinvolgere le sorti dell’intera area: dall’unione bancaria all’Iva, dal reddito minimo alla politica sull’immigrazione.
Anche se un vero e proprio processo completo di ridefinizione delle aree e dei settori di intervento pubblico avrebbe richiesto tempi molto più lunghi, nella spending review del governo Monti c’è più revisione della spesa di quanto possa sembrare a prima vista. Alcuni spunti sono interessanti, come il superamento dei tagli lineari in diversi ambiti. Suscitano invece qualche perplessità le disposizioni che riguardano la spesa degli enti territoriali. Soprattutto perché non appaiono chiari i criteri per la ripartizione delle riduzioni dei trasferimenti.
L’accordo raggiunto tra i ministri dell’Eurogruppo venerdì 20 luglio è stato salutato dai mercati finanziari con un tonfo delle borse e un aumento degli spread. La ragione è che il destino della Spagna sta scivolando pericolosamente verso quello della Grecia: aiuti europei insufficienti in cambio di condizioni che rischiano di sprofondare il paese in una recessione sempre peggiore e socialmente insostenibile.
Negli ultimi giorni si è discusso molto di un possibile commissariamento della Regione siciliana. Ma qual è la situazione reale? Intanto, lo Statuto speciale assegna competenze molto ampie, per il cui esercizio sono previste risorse altrettanto elevate. Ma la gestione che ne è stata fatta nel corso degli anni ha portato alle attuali difficoltà di cassa e pregiudica anche la situazione futura. Se guardiamo i dati relativi al bilancio di competenza della Regione per l’esercizio finanziario 2012 si riscontrano ancora molte opacità e un peggioramento dei conti.
L’ultimo caso è il passaggio di Ibrahimovic e Thiago Silva dal Milan al Psg. Ma sono ormai diverse le stelle del calcio vendute da squadre italiane in nome del fair play finanziario, una sorta di fiscal compact del calcio, imposto dalla Uefa per ridurre drasticamente le enormi perdite dei club. Ma ai tifosi sembra che valga solo per le squadre del nostro campionato, visto che altri continuano a spendere e a garantire ingaggi milionari. È possibile che la regola sia aggirabile. Le società italiane, però, rimangono troppo legate ai ricavi dai diritti televisivi.
Il problema vero dell’area euro, e forse di tutta l’Unione, è la mancanza di una sovranità europea condivisa e sovraordinata rispetto a quella degli Stati. Ciò impedisce di prendere decisioni comuni e di accompagnare le politiche di solidarietà al controllo sui comportamenti. E certo non si possono avere strumenti di debito comuni, se dietro di essi non c’è una responsabilità comune. È allora il momento di discutere come costruire una vera e propria federazione europea, a cui affidare la gestione delle risorse. E con un presidente eletto direttamente dai cittadini.
La Bce in questo momento accoglie una gran quantità di depositi dalle banche della cosiddetta “grande Germania” che poi utilizza per fare prestiti alle banche dell’Europa meridionale. È una situazione insostenibile e destinata a peggiorare. È necessario creare meccanismi che incentivino le banche del Nord Europa a prestare direttamente ai paesi periferici dell’area euro. Una soluzione potrebbe essere quella di rendere negativi i tassi di deposito presso la Banca centrale.