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PERCHÉ IL CALCIO LITIGA SUI SOLDI DELLA TV

La Lega calcio si è spaccata sui criteri di ripartizione dei diritti tv. Con il ritorno alla contrattazione collettiva si tratta per il prossimo campionato di 805 milioni contro i 673 di quest’anno. Un’eccessiva perequazione rende magari avvincente il campionato italiano, ma nel medio-lungo periodo penalizza le squadre italiane in Champions League, dove si confrontano con rivali dalle risorse ben maggiori. Il modello della Superlega, rilanciato dai grandi club, comporterebbe una modifica radicale dell’intero sistema sportivo. E una regolamentazione forse ancora più stringente.

DUBBI DI UN TERREMOTATO DEL CENTRO STORICO DELL’AQUILA *

Molti proprietari di immobili nel centro storico dell’Aquila si trovano di fronte alla richiesta di aderire ai consorzi obbligatori. In vista di un intervento unitario sulle loro case considerate come un’unica struttura, che non può essere restaurata separatamente per singolo edificio. I dubbi non mancano: sul ruolo e sui costi del previsto fondo consortile, sulla figura del presidente del consorzio e sull’autonomia delle partizioni di un aggregato. Servirebbero modifiche allo schema di statuto consortile, meglio se indicate dalla stessa comunità aquilana.

LA RISPOSTA AI COMMENTI

Ringrazio i lettori per gli interessanti commenti che mi sembra integrino proficuamente l’articolo e costituiscano un utile spunto per continuare a dialogare su questi temi.
I fattori culturali sicuramente contano, esiste un clima generale privo di una "visione" che sappia guardare al futuro, oltre il breve termine. E’ verissimo, come dice Michele Giardino, che il primo pessimo esempio di questo clima è rappresentato dalla mancanza di idee di chi gestisce la cosa pubblica: il mio ultimo riferimento al bisogno di politica industriale aveva proprio questo senso: non devono essere solo gli imprenditori a "darsi una mossa"; e il vero politico riformista deve anche avere il coraggio, in tema di piccole e medie imprese, di sfidare l’impopolarità.
E’ chiaro, come sostiene Guido Meak, che se non si trovano percorsi facilitati per chi deve assumere e andare all’estero si è condannati al nanismo, ma qui la risposta la dà direttamente Maria Crisitina Pace con la quale concordo pienamente: le regole devono disegnare tutte le possibili opportunità, ma poiché, sul terreno della crescita, si è visto che più di tanto da comportamenti spontanei non ci si può aspettare, meglio spingere e, per riassumere, incentivare il piccolo che vuole crescere, ma disincentivarlo se vuole rimanere piccolo. Condivido, infine, le osservazioni di Paolo Mariti sulla mancanza di competenze professionali e gestionali, ma ho la sensazione che sia il classico cane che si morde la coda, perchè la piccola dimensione non consente adeguati e forti investimenti in formazione e ricerca. Anche su questo terreno una seria e rigorosa politica industriale può fare molto.   

Grecia, l’insostenibile pesantezza del debito

Standard & Poors ha nuovamente declassato il debito greco. Una decisione dovuta al fatto che non sono stati centrati gli obiettivi fiscali. Ma riflette anche il giudizio che il debito greco sia difficilmente sostenibile. Un nuovo prestito da Unione Europea e Fondo monetario servirebbe forse a guadagnare un po’ di tempo, ma non cambierebbe la sostanza delle cose. L’unica alternativa alla ristrutturazione del debito sembra essere una forte ripresa della crescita. I mercati, però, non ci credono.

L’ITALIA CHE NON CRESCE

Pil a prezzi costanti.  Dati destagionalizzati. Variazione percentuale sul trimestre precedente.  I trimestre 2008 = 100. Fonte Eurostat

I CONTROLLI NELLA LEGGE CHE NON SI LEGGE

Il decreto sviluppo interviene sui controlli amministrativi, non solo fiscali, operati da qualsiasi amministrazione, centrale e locale. Il tema della semplificazione dei controlli è molto caro alle imprese e l’intento del governo è ovviamente condivisibile, purché non vada a detrimento del rispetto delle regole. La norma però presenta difficoltà sia interpretative che di attuazione, affronta più la coda che la testa del problema e il suo impatto sulla crescita rischia di essere così incerto da sollevare dubbi sulla sua collocazione in un decreto con carattere di urgenza.

TURISMO, NELLA CONFUSIONE VINCONO LE LOBBY

C’è molta confusione in Italia intorno al settore turismo. Non esiste un capitolo di contabilità nazionale che lo comprenda per intero e comunque mai in modo corretto. Così le categorie economiche organizzate fanno il bello e il cattivo tempo. Lo dimostrano una volta di più le misure previste nel decreto sviluppo e nel Codice del turismo sulla proroga delle concessioni demaniali alle imprese balneari e sulla creazione dei distretti marittimi.

IL LAVORO DEGLI STRANIERI IN TEMPO DI CRISI *

La crisi economica mondiale ha avuto effetti importanti sulle migrazioni internazionali. Perché la forza lavoro straniera risulta più sensibile al ciclo economico e quindi più penalizzata nelle fasi di recessione. E in Italia? Il forte peggioramento della situazione occupazionale, con una crescita della disoccupazione e una maggior difficoltà a reinserirsi nel mondo del lavoro riguarda nello stesso modo lavoratori italiani e stranieri. Sostanzialmente inalterati gli svantaggi di fondo che caratterizzano la condizione degli immigrati nel nostro mercato del lavoro.

CONTRORDINE CONSOB: LE SCALATE NON FANNO BENE

L’Opa è stata al centro della relazione del presidente Consob al mercato finanziario. Preoccupa il rischio di distruzione di valore e di inefficienze nella governance post-Opa. Preoccupazione certamente condivisibile, ma è rivolta solo agli investitori stranieri o anche agli italiani? Alcune soluzioni sono già nelle modifiche al regolamento emittenti. E se la maggiore tutela delle minoranze non ha dato i frutti sperati, non si capisce perché aumentare gli ostacoli a chi voglia lanciare un’Opa dovrebbe indurre i risparmiatori italiani a investire nella Borsa.

MUTUI, TORNA IL FINTO REGALO DELLA RINEGOZIAZIONE

Come tre anni fa, il ministro Tremonti estrae dal cappello una regola per rinegoziare i mutui a tasso variabile. Dovrebbe servire a proteggere i mutuatari più deboli dal preannunciato rialzo dei tassi, che inevitabilmente farà salire le rate da pagare. Ma in realtà il provvedimento non porta alcun vero vantaggio per chi ha sottoscritto il mutuo. Semmai ne porta alle banche. Inoltre, si sancisce per legge la morte della concorrenza.

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