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LA LOTTERIA ITALIA DEGLI ESAMI

In Italia è molto semplice per gli studenti ripetere più volte un esame universitario finché non lo  passano, magari con un buon voto. Ma tutto ciò ha costi alti. Per gli stessi studenti perché si allunga il percorso di studio. Per i docenti che all’esamificio devono dedicare tempo e risorse. E alla fine, poi, si toglie ogni contenuto informativo al voto di laurea. La soluzione è una riduzione drastica degli appelli. Ma potrebbe funzionare anche un innalzamento delle tasse per i “ripetenti” e i fuoricorso.

ALITALIA, E ADESSO CHE FARE?

L’offerta della Cai è stata ritirata. Significa che Alitalia non ha alternative concrete se non la liquidazione. E’ una cosa grave. Diverse volte, abbiamo denunciato i costi elevati di questa operazione, anche se, probabilmente, il costo del fallimento è ancora più elevato. Lo scopriremo nei prossimi giorni. Quali sono ora le alternative? Intanto il Commissario deve decidere se continuare a far volare o meno gli aerei di Alitalia. Ha le possibilità di farlo. Ha anche le possibilità di attingere a risorse finanziarie specifiche e privilegiate, con garanzie particolari per chi fornisca queste risorse finanziarie. Auspichiamo che il Commissario decida di farlo. E’ possibile soprattutto su quelle tratte in cui Alitalia guadagna direttamente denaro, in particolare la Milano -.Roma. Un’analisi precisa di quali rotte sono vantaggiose la può fare soltanto Alitalia.  È chiaro che Alitalia non può chiudere domani. Bisogna anche decidere cosa fare dei suoi asset. Se la cordata italiana ha effettivamente chiuso i battenti le uniche alternative potranno essere all’estero. Le ipotesi più verosimili sono Air France o Lufthansa. A condizioni purtroppo ancor più penalizzanti di quelle ipotizzate per la Cai e ora rifiutate. La trattativa sarà difficile. Ora il pallino è in mano al governo e  “ai piedi” (per venire qui o andarsene) degli investitori stranieri. Non ci resta che sperare che siano ancora interessati al mercato aereo italiano che è ricco e può dare grandi soddisfazioni. Ci vuole ora un operatore serio e motivato, in grado di cogliere questa opportunità.

LA REPLICA ALL’UFFICIO STAMPA DELLA REGIONE SICILIA

La puntualizzazione della Regione Sicilia puntualizza ben poco. I confronti sulla spesa statale non sono molto sensati, perché ciò che è funzione statale in una Regione a statuto ordinario è spesso funzione regionale in una Regione a statuto speciale, a seconda di ciò che stabiliscono i vari statuti di autonomia. C’è dunque sempre tendenzialmente meno spesa statale nelle Regioni a statuto speciale (tendenzialmente zero per esempio in Trentino o Val d’Aosta), anche se queste Regioni comunque ottengono ingenti finanziamenti dallo Stato (sotto forma di trasferimenti o compartecipazioni al gettito di tributi erariali). Il nostro dato sui trasferimenti è preso da elaborazioni ISSiRFA sui bilanci regionali del 2006 (la tabella relativa è acclusa qui sotto), che mostrano appunto come la Sicilia ottenga il 20% dei trasferimenti complessivi alle Regioni italiane, oltre ché il 12,5% del gettito dei tributi erariali totali partecipati alle Regioni. Sulle accise sugli oli combustibili, invece, è vero che le Regioni ordinarie hanno a disposizione una compartecipazione sul gettito dell’accisa riscossa nei propri territori, le altre Regioni speciali ne prendono una parte più o meno elevata sulla base dei propri statuti di autonomia e la Sicilia invece non riceve nulla. Ma questo conferma esattamente il punto del nostro articolo. Se si vuole fare per bene il federalismo fiscale bisogna avvicinare, non allontanare, il sistema di finanziamento delle due tipologie di Regioni, ordinarie e speciali, se necessario riconoscendo, in un quadro unitario e coerente, risorse ulteriori alle Regioni che svolgono compiti ulteriori. Non si devono creare ulteriori “specialità” (perché alla Sicilia sì e all’Emilia Romagna e alle Marche no?) e soprattutto non si devono creare solo per far contento un alleato di governo, oltretutto in spregio agli stessi principi di territorializzazione dei tributi inseriti in un altro punto della legge delega (si confronti l’art.5 con l’art.20 dell’ultima bozza Calderoli). Quanto reggerebbe, al mutare delle alleanze politiche e dei governi, una devoluzione di risorse basata su un principio così palesemente ingiustificato?

Regioni a statuto speciale: composizione delle entrate (2006, milioni di euro)

LA REGIONE SICILIA E LA RIFORMA CALDEROLI

Gregorio Arena Uff. Stampa Regione Sicilia

Su queste colonne e su Repubblica del 14 settembre, in un articolo a firma di Tito Boeri e Massimo Bordignon, è scritto che (secondo la bozza Calderoli) l’accisa sui carburanti sarebbe una tassa esigibile all’atto dell’immissione al consumo con la conseguenza che “i bolognesi e genovesi le pagano e i soldi vanno in parte o tutte ai siciliani”. Nella realtà accade invece che le accise sui carburanti attualmente pagate dai siciliani vengano assegnate alle Regioni a Statuto ordinario ai sensi di due leggi (la 449/97 e1a244/07). Infine l’affermazione secondo la quale “la Sicilia è la Regione che già prende più trasferimenti dallo Stato con una percentuale pari al 20% di tutti i trasferimenti erariali alle Regioni” è smentita dal Ministero dell’economia (dati anno 2006) dai quali risulta che l’incidenza della spesa statale in Sicilia è pari al 7.54%.

CRISI FINANZIARIA, UNA DOMANDA A… MARCO ONADO

Bear Stearns, Fannie Mae, Freddie Mac, Lehman Brothers e Aig: nei meccanismi della finanza qualcosa è saltato. Dove bisogna cercare le cause di questa crisi senza precedenti? E come giudicare gli interventi delle autorità americane?

 

Quanto costa chiudere Alitalia

L’azionista di controllo di Alitalia è il Tesoro e la società è in amministrazione straordinaria. Eppure al cittadino contribuente non è concesso di sapere quale sarà l’impatto sui conti pubblici dell’intervento previsto. L’unica cifra certa sono i debiti finanziari per circa 1,2 miliardi. A cui si aggiungono i 300 milioni del prestito ponte capitalizzato, debiti con i fornitori stimabili in 1,5 miliardi, 1, 4 miliardi per ammortizzatori sociali e tutela degli azionisti. L’attivo si aggira sugli 800 milioni. In totale lo Stato pagherebbe direttamente circa 2,9 miliardi.

REGOLE VECCHIE PER NUOVI PROBLEMI

La crisi finanziaria si allarga perché i mercati finanziari negli Stati Uniti sono troppo poco regolamentati? In realtà, la regolamentazione non manca, anzi alcuni sostengono che è perfino eccessiva. Semplicemente è di cattiva qualità. E spesso rivolta a risolvere i problemi di ieri, dimenticando che quelli di domani saranno del tutto diversi. La lezione che occorre imparare da Freddie e Fannie è che bisogna essere scettici verso chi propone nuove regole senza spiegare perché quelle passate non hanno funzionato.

PARADOSSI DEL CALO DELLA DISOCCUPAZIONE

Negli ultimi dieci anni in Europa la disoccupazione è scesa notevolmente, anche quella di lunga durata. Eppure, i sondaggi evidenziano un crescente malcontento per le condizioni di lavoro. Perché? Le riforme degli anni Novanta hanno creato un mercato del lavoro a due velocità, che produce pesanti asimmetrie nelle carriere, con tutti i rischi concentrati sulle spalle degli assunti con contratti atipici. La risposta non è un ritorno al passato, ma una decentralizzazione maggiore delle negoziazioni salariali, legando gli stipendi alla produttività.

FANNIE, FREDDIE E I FRATELLI LEHMAN

Soldi pubblici per Fannie e Freddie e ricerca di un cavaliere bianco per Bear Stearns, mentre Lehman Brothers viene abbandonata al fallimento. Due pesi e due misure e un segnale contraddittorio nella ricerca di un equilibrio tra i bisogni di stabilità del sistema finanziario e i limiti all’intervento pubblico. Ma il perimetro del rischio si è drammaticamente allargato e bisogna mettere in campo nuovi strumenti per far fronte agli shock di liquidità. Soprattutto, definire criteri oggettivi per individuare chi salvare e secondo quali modalità, per dare certezze al mercato.

FEDERALISMO AD PERSONAM

Le riforme istituzionali si dovrebbero fare avendo in mente il futuro del Paese. In Italia si fanno con in mente il futuro del governo, per tenere buoni tutti i partiti della coalizione. E’ il caso dell’articolo 20 della Bozza Calderoli sul federalismo fiscale. Una norma pensata per Raffele Lombardo e il suo MPA. Una norma che sfugge ad ogni razionalità  economica e giuridica. Vediamo perché.

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