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Meglio l’autosponsorizzazione

Il numero di richieste di autorizzazione all’assunzione per chiamata dall’estero e le modalità con cui sono state presentate mostrano come la ricerca di lavoro sul posto sia l’unica possibilità effettiva di accedere all’occupazione. L’autosponsorizzazione suscita dubbi che non appaiono fondati. I controlli sugli ingressi e sull’esito della ricerca di lavoro sarebbero molto simili a quelli oggi attuati in casi analoghi. Anzi, per molti aspetti, la proposta rappresenta un sicuro miglioramento della normativa vigente.

Una scommessa contro l’evasione

Le esperienze di alcuni paesi mostrano che i sistemi basati sul contrasto d’interesse non risolvono il problema dell’evasione fiscale. In Cina tentano una strada diversa: nei settori ad alta evasione lo scontrino è anche un “gratta e vinci” e dà diritto a partecipare a una lotteria molto pubblicizzata dai media. La tecnologia adottata è relativamente semplice e i risultati in termini di stimolo alla legalità degli scambi e di entrate fiscali sembrano incoraggianti. Pur con qualche cautela, potrebbe rivelarsi una buona idea anche per l’Italia.

Il baco dell’informazione

In una intervista a Massimo Mucchetti, vicedirettore del Corriere della Sera e autore de “Il baco del Corriere” (Feltrinelli), il controverso rapporto tra giornalisti e proprietà. Con un’attenzione particolare alle banche, che svolgono oggi un ruolo centrale nell’economia italiana: domani potrebbero averlo nell’editoria, ponendo di conseguenza un problema di regole. Il valore della diversità delle opinioni e il diritto di criticare anche i propri azionisti, se si ambisce a essere una voce autonoma e indipendente. La possibile soluzione dell’azionariato diffuso.

Un testo unico per la corporate governance

La legge sul risparmio introduce apprezzabili innovazioni. Ma non incide sulla frammentarietà e disorganicità della disciplina del governo societario, formatasi per successiva stratificazione di interventi parziali ed eterogenei. Perché le società quotate italiane non corrano il rischio di naufragare nel caos normativo, e soprattutto perché questo non disincentivi nuovi soggetti dal tentare la via della quotazione, bisogna intraprendere in tempi brevi decise iniziative di razionalizzazione e semplificazione della normativa.

Il pendolo della regolamentazione

La legge sul risparmio introduce novità normative onerose per le società quotate, senza prevedere possibili esenzioni per quelle di minore dimensione. Per le quali si potrebbe invece costituire un circuito di scambi organizzati che consenta un rapido ed economico accesso al capitale di rischio. Non dovrebbe essere regolamentato secondo le direttive europee. Le regole di ammissione dovrebbero essere semplici, e il collocamento dovrebbe avvenire solo nei confronti di investitori istituzionali. Ovviamente oltre all’infrastruttura, servono azioni di policy.

Nuovo statuto, nuova vigilanza

Il nuovo statuto della Banca d’Italia non rappresenta soltanto una profonda modifica della governance dell’autorità di vigilanza. E’ soprattutto un decisivo contributo a una maggiore efficienza, trasparenza e indipendenza dei controlli sul sistema bancario. Valorizzato il principio di collegialità nelle decisioni del direttorio. Mentre il consiglio superiore assume il potere di vigilare sull’andamento della gestione. Sugli assetti proprietari non poteva pronunciarsi, ma introduce opportunamente una sorta di “clausola di gradimento”.

Più tasse e più spese: la Finanziaria 2007 dopo il primo assalto alla diligenza

Sono passati due mesi dal varo della Finanziaria da parte del governo. Nel frattempo c’e’ stato, come previsto, l’assalto alla diligenza. Dopo l’approvazione della Camera e il voto del Senato sul decreto fiscale è il momento di fare il punto sulla composizione della manovra. Avevamo scritto a settembre che il rientro dal disavanzo eccessivo avveniva principalmente sul lato delle entrate. Adesso l’aggiustamento è unicamente basato su maggiori tasse e contributi. La spesa non solo non si riduce, ma potrebbe aumentare fino a 6,5 miliardi rispetto allo scenario a bocce ferme. Il contrario di ciò di cui il paese aveva bisogno.

Una buona idea dell’Italia per salvare milioni di vite umane

In un recente contributo su lavoce.info, Francesco Daveri auspica che l’Italia non solo destini maggiore risorse per l’aiuto allo sviluppo, ma promuova il finanziamento di progetti in ambito sanitario. Sono obiettivi entrambi lodevoli, che certamente condivide chiunque abbia a cuore i più poveri del mondo. L’articolo lascia però intendere che nulla si sta muovendo su questo fronte.

Gli impegni dell’Italia in campo sanitario

Così non è. La legge Finanziaria per il 2007 compie un primo passo in questa direzione, pur in presenza di risorse molto limitate e in un contesto generale di riduzione delle spese.
L’Italia è infatti tra i sei paesi fondatori dell’International Financial Facility for immunization (Iffim) – un meccanismo, lanciato pochi giorni or sono, che “cartolarizza” il flusso di contributi futuri dei donatori in modo da rendere immediatamente disponibili le risorse per l’acquisto di vaccini, da destinare ai paesi più poveri, contro malattie, come la difterite e la poliomielite, che l’immunizzazione ha permesso di debellare nei paesi avanzati.
Sempre nel campo dei vaccini, ma di quelli che non sono ancora disponibili, anche in relazione agli insufficienti investimenti nel settore, l’Italia si è inoltre resa promotrice, a livello internazionale, di un importante progetto: Advance Market Committment (Amc); un’iniziativa innovativa, che sfrutta la sinergia tra settore pubblico e settore privato, oltre a essere coerente con le priorità che si sono dati i paesi in via di sviluppo.

Il progetto Amc

L’idea di Amc, nella sua sostanza, è semplice. L’industria farmaceutica investe relativamente poco per la ricerca e lo sviluppo di vaccini contro le malattie infettive che mietono vittime soprattutto nei paesi più poveri, come la malaria, il pneumococco o la tubercolosi. Alle difficoltà di natura scientifica se ne aggiunge una economica: non c’è garanzia, al momento di effettuare l’investimento, che i paesi potenzialmente beneficiari del vaccino abbiano le risorse per acquistarlo nel caso in cui la ricerca abbia successo e ne renda disponibile uno efficace, capace di salvare milioni di vite.
Il progetto Amc affronta direttamente questo “fallimento del mercato” e prevede la creazione di mercati “futuri” per i vaccini da parte dei donatori, che si impegnano in modo legalmente vincolante con l’industria farmaceutica all’acquisto di un certo numero di dosi, una volta che questi sono scoperti, certificati come efficaci da un panel di esperti e domandati dai paesi in via di sviluppo in coerenza con le proprie strategie nel settore sanitario. Si crea così un mercato profittevole che motiva le imprese a compiere investimenti in ricerca e sviluppo che altrimenti non effettuerebbero.
In questo modo intervento pubblico e iniziativa privata si alleano nella lotta contro le malattie che colpiscono i più poveri. La scelta del metodo di ricerca più promettente non viene fatta dal settore pubblico, ma dai ricercatori stessi, che, come avviene in altri campi, possono intraprendere anche strade diverse, mentre il finanziamento pubblico diretto alla ricerca inevitabilmente privilegia solo pochi approcci, non necessariamente i più innovativi.
Dal punto di vista del contribuente, poi, c’è la garanzia che le risorse impiegate vadano a buon fine, perché il denaro pubblico è utilizzato solo quando vaccini efficaci sono effettivamente disponibili. Inoltre, risorse addizionali private, motivate dalla creazione di un mercato che altrimenti non esisterebbe, vengono mobilitate nella ricerca che beneficia soprattutto i paesi più poveri subito, prima ancora dell’esborso di finanziamenti pubblici.
L’idea di Amc per i vaccini è stata avanzata già alcuni anni fa in ambito accademico, soprattutto da Michael Kremer di Harvard. Nel febbraio 2005 è stata inserita nell’agenda politica dall’Italia, che l’ha proposta agli altri paesi G8 come meccanismo innovativo per accelerare la scoperta di nuovi vaccini e contribuire allo sviluppo economico dei paesi più poveri. L’Italia, con la collaborazione tecnica di Banca Mondiale e Global Alliance for Vaccines and Immunization (Gavi), ha poi presentato nel dicembre 2005 un Rapporto al G8 dove si è illustra una proposta operativa di Amc. Il G8 lo ha accolto positivamente e ha dato a Banca Mondiale e Gavi, sotto la guida di Italia e Regno Unito, il mandato di elaborare un progetto pilota da lanciare entro il 2006.
Il progetto pilota riguarda il vaccino contro il pneumococco: la causa maggiore, tra le malattie infettive, di mortalità infantile, con un milione di vittime sotto i cinque anni, e più di uno e mezzo in totale, ogni anno. Gavi e Banca Mondiale stimano che la più rapida introduzione del vaccino, determinata dall’Amc possa salvare oltre cinque milioni di vite entro il 2030.
Il progetto pilota è stato presentato al vertice G8 di San Pietroburgo, dove ha incontrato il pieno appoggio di Regno Unito e Canada e si è deciso di aprire l’iniziativa anche ad altri paesi. In settembre e novembre sono state organizzate due riunioni a livello tecnico, a Roma e a Londra, rispettivamente, cui hanno partecipato rappresentanti di Australia, Brasile, Canada, Cina, Francia, Giappone, Italia, Norvegia, Olanda, Regno Unito, Russia, Spagna, Stati Uniti, Svezia e Svizzera, oltre che della Commissione europea e della Gates Foundation.
Le due riunioni sono state proficue e hanno permesso di finalizzare i vari dettagli operativi per consentire l’avvio dell’iniziativa. In questo momento sono in corso contatti tra i paesi e gli organismi interessati per definire le modalità di ripartizione del sostegno finanziario. Italia, Regno Unito e Canada si sono impegnati a provvedere a due terzi delle risorse necessarie, quantificabili complessivamente in 1,5 miliardi di dollari. Il lancio pubblico dell’iniziativa è previsto nei primi giorni del 2007.
Amc rappresenta un approccio innovativo alla lotta contro la povertà e le malattie nei paesi in via di sviluppo che può essere preso ad esempio anche per interventi in altri campi.

* Ministero dell’Economia e delle Finanze

Una regia nazionale per la Pa

La contrattazione collettiva ha cercato di introdurre nel pubblico impiego elementi che inducessero le amministrazioni a sviluppare una più efficiente gestione delle risorse umane, attraverso incentivi di vario tipo e mediante opportuni riconoscimenti del merito e della professionalità. Con ben pochi risultati. Ora, per uscire dal guado si può dare completa autonomia alle amministrazioni. Oppure riassegnare al livello centrale il ruolo di controllo delle risorse complessive da destinare agli aumenti retributivi di tutti i pubblici dipendenti.

Casse senza soldi

Hanno risultati gestionali di breve termine generalmente buoni, ma le valutazioni di lungo periodo non annunciano un futuro roseo per le casse previdenziali dei liberi professionisti. La cura più efficace rimane il passaggio al metodo contributivo. E nessuna ha finora cercato di correggere il difetto della scarsa diversificazione del rischio. Dovrebbero essere le giovani generazioni, sulle quali maggiormente peserà l’onere delle attuali promesse, a invocare le soluzioni più lungimiranti, in grado di tutelare i loro interessi pensionistici.

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