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Quanto è difficile l’e-government

Leggi e regolamenti hanno rimodellato i più minuti aspetti organizzativi e tecnologici del back office. Lo sforzo compiuto dal legislatore per conservare un aspetto familiare alle rappresentazioni informatiche degli atti amministrativi è ammirevole, ma rischia di essere vano. Ha ancora senso cercare di adattare il diritto amministrativo all’informatica? Forse, prima di parlare di politiche di settore bisogna concordare su una visione: a quale trasformazione della pubblica amministrazione deve servire l’e-government?

Un “tetto” per Totti

La proposta di una superlega europea appare difficilmente realizzabile nel contesto attuale, non è gradita a una parte rilevante dei tifosi e forse è inefficace per risolvere la questione del divario tecnico-economico tra squadre. In ogni caso è praticabile solo nel lungo periodo, mentre i gravissimi problemi del calcio italiano richiedono una soluzione immediata. Meglio quindi sperimentare, subito e per qualche anno, alcune delle misure di riequilibrio tipiche dello sport statunitense. A partire da una forma di salary cap.

Il treno dell’innovazione non è ancora perso

Non è più sufficiente innovare i processi, dobbiamo innovare i prodotti. E dunque dobbiamo recuperare e valorizzare le competenze tecnologiche e di settore. Ma si deve anche rafforzare la voglia di rischiare e investire del mondo imprenditoriale, magari attraverso un riequilibrio tra la tassazione delle rendite finanziarie e quelle di impresa. Quanto al ruolo dello Stato, è necessario passare a politiche che puntino a sviluppare l’offerta delle imprese. Servono risorse, ma soprattutto chiarezza di idee e coraggio di rompere con gli stereotipi del passato.

Gli effetti collaterali della ex-Cirielli

La modifica della prescrizione introdotta dalla legge “ex-Cirielli” accorcia i tempi della prescrizione. Ma non serve a combattere la lunghezza dei processi. Anzi, ottiene probabilmente l’effetto contrario. Perché riduce i vantaggi del ricorso al patteggiamento: l’autore del reato, confidando nella lentezza della giustizia penale, può trovare più attraente l’aspettativa della impunità rispetto alla applicazione di una pena mite, ma certa. Così si ingolfa ancora di più la macchina giudiziaria. E si provoca una perdita di efficacia dell’intero sistema.

Crimini e misfatti delle imprese

Scandali finanziari che coinvolgono banche, imprese e istituzioni. Aziende che inquinano, o provocano veri e propri disastri ambientali. Da tempo si riconosce l’importanza di strumenti giuridici atti a colpire e reprimere gli illeciti delle persone giuridiche. Ma in Italia l’applicazione di queste norme è limitata, anche perché si riferiscono a una realtà criminosa difficilmente afferrabile. Utile guardare a esperienze come quelle della Banca Mondiale e utilizzare in maniera più incisiva gli strumenti di prevenzione e repressione del corporate crime.

Mercati e legalità

L’ultima legislatura ha segnato un momento importante nel diritto dell’economia: riforme come quella delle società e delle procedure concorsuali hanno modificato un ordinamento ormai obsoleto che condizionava le potenzialità di sviluppo delle imprese. Il nuovo Parlamento dovrà occuparsi non tanto di definire nuove regole, ma di far funzionare quelle esistenti, qualificando la funzione dei giudici e rivedendo l’assetto dei controlli sui mercati finanziari. Il ruolo di un nuovo Testo unico delle banche.

Per una giustizia penale rapida e specializzata

Il nuovo Parlamento potrebbe fare un servigio al paese investendo nella giustizia, consentendo alle corti penali di funzionare con i tempi e i modi di una moderna economia di mercato. Se le regole sono ben scritte e presidiate con efficacia, gli operatori si comportamento mediamente in modo corretto. Quando la giustizia penale diviene “abbondante” e “lenta” può invece incoraggiare l’illegalità. Due le strade da percorrere: ridurre i tempi dei procedimenti; introdurre i tribunali specializzati in economia e finanza.

L’Italia vista dal mondo

La Banca Mondiale ha elaborato sei indicatori sintetici per valutare il contesto legale, sociale e politico di ciascun paese. Elementi che influenzano le scelte di investimento degli operatori. L’Italia è percepita, in media, come un partner meno affidabile rispetto agli altri Stati europei. Ma tra il 1996 e il 1998, durante il primo Governo Prodi, abbiamo fatto registrare risultati mediamente migliori rispetto agli altri paesi dell’Unione Europea, progredendo soprattutto sul versante della stabilità politica e dell’efficienza dell’azione dell’esecutivo.

Una separazione pericolosa

E’ durata solo cinque anni l’unificazione dei ministeri delle Infrastrutture e dei Trasporti. Era nata dalla convinzione che le infrastrutture andassero programmate, valutate, finanziate e costruite in funzione delle necessità presenti e dell’evoluzione prevista dei servizi che le utilizzano. Nella scorsa legislatura, non ha dato buona prova perché erano sbagliati gli uomini che avevano il delicatissimo compito di avviare l’esperimento. Ora si è tornati alla separazione e i contrasti subito emersi tra i due ministri non fanno ben sperare.

Se il “centro delle strategie” ha troppe teste

Mentre risorge il ministero del Commercio estero, la ripartizione delle competenze tra i ministeri economici presenta alcune contraddizioni. Perché sottrarre il turismo alla funzione “sviluppo economico”? Perché il Cipe si trasferisce direttamente alla presidenza del Consiglio? Pare che la stessa presidenza voglia prendere in mano il pallino del coordinamento delle politiche economiche (e non “solo” delle politiche complessive del Governo). Ma Padoa Schioppa e Bersani saranno d’accordo?

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