I problemi del sistema energetico italiano sono sostanzialmente tre: l’inquinamento, la sicurezza degli approvvigionamenti e i prezzi. Non basta dire “aumentiamo la concorrenza”. I tre temi sono profondamente intrecciati e richiedono scelte energetiche di fondo, soprattutto se si vuole diminuire la nostra dipendenza dall’estero. La soluzione del nucleare sembra impraticabile, almeno nel breve periodo. L’energia solare non risolve la questione. Se non vogliamo risparmiare energia, dobbiamo essere pronti ad accettare un aumento dei costi, già oggi elevati.
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La riforma del Tfr scatterà nel 2008. Restano irrisolti tutti i gravi problemi del decreto attuativo, approvato dal Consiglio dei ministri senza modifiche. Aumenta invece l’incertezza. Sotto il profilo giuridico, lo stato di sospensione che caratterizzerà il funzionamento della previdenza complementare italiana per i prossimi due o tre anni rischia di creare temporanei, ma rilevanti vuoti rispetto alle norme fino a ieri vigenti. Sotto il profilo economico, rappresenta un potente disincentivo all’adesione spontanea dei lavoratori, specie se giovani, ai fondi pensione.
Il Governo ha varato una misura restrittiva sugli ammortamenti di alcune utilities regolate, eliminando la asimmetria tra vita regolatoria e vita fiscale degli impianti. Le reti energetiche avranno, anche a fini fiscali, ammortamenti più bassi e un reddito netto più elevato su cui pagare l’imposta. Se si è voluta colpire la capacità contributiva di imprese che hanno beneficiato di una regolazione generosa, perché fermarsi all’elettricità e al gas? Una tassa come quella imposta dal Governo inglese nel 1997 avrebbe prodotto esiti del tutto diversi.
Il Governo ha approvato la riforma del trattamento di fine rapporto. Rimane tutto come il decreto già commentato su lavoce.info. Solo la riforma prenderà il via nel 2008 (2009 per le piccole imprese). E’ dal 1993 che i lavoratori aspettano di vedere decollare la previdenza integrativa. Ora dovranno aspettare altri due anni. Riproponiamo ai lettori gli interventi apparsi sul sito riguardanti il decreto Maroni oggi approvato.
La liberalizzazione del commercio incontra spesso forti resistenze. Ne sono un esempio le proteste contro la direttiva Bolkestein. Diversamente da quanto sostiene la teoria economica, se i mercati del lavoro sono segmentati, esiste davvero una classe di lavoratori dell’Ovest penalizzati a causa della concorrenza dei lavoratori dell’Est, che non può ricollocarsi in altre attività. Ecco perché si oppongono alla direttiva i paesi con un’elevata regolamentazione del mercato del lavoro, mentre sono a favore quelli relativamente deregolati.
Il patto di Governo riflette bene l’opinione generale dell’establishment tedesco, concorde nel dire basta ai pesanti deficit, ma restio ad attuare riforme profonde, ritenute troppo “anglosassoni”. Nel programma manca un chiaro filo conduttore. Se è forte la volontà di risanare la finanza pubblica, come dimostrano aumento dell’Iva e innalzamento dell’età pensionabile, crescono d’altra parte anche i sussidi. Positivo l’avvio di una revisione del federalismo. Ma non è detto che l’accelerazione della crescita in Germania abbia effetti sul resto d’Europa.
Sono in molti a considerare la Torino-Lione strategica per il futuro dellItalia. Ma come può definirsi tale un’opera i cui costi superano largamente i benefici, pur stimati molto generosamente? Altre infrastrutture sarebbero più urgenti. Per esempio, il quadruplicamento dell’asse ferroviario del Brennero ha costi minori. E già oggi la domanda per merci e passeggeri sulla tratta Verona-Monaco è assai elevata e con un alto tasso di crescita. Ma con risorse pubbliche molto limitate, la dispersione dei finanziamenti rallenta tutte le realizzazioni, utili e inutili.
Il sindacato italiano può giocare un ruolo sociale importante nel dare voce agli immigrati: non avranno così bisogno di incendiare le nostre periferie per fare sentire le loro ragioni. Ma non basta proporre corsi di formazione. Bisogna riconciliare le esigenze degli immigrati con quelle della base tradizionale del sindacato su tre temi fondamentali: le politiche dell’immigrazione, la protezione di chi ha carriere lavorative discontinue e la liberalizzazione dei servizi.