Si chiamano cicli e ricicli. L’idea di mettere il Tfr in busta paga continua a riaffiorare nella politica italiana. Recuperiamo un pezzo d’archivio che discuteva questa proposta tre anni fa. E prima di allora Tremonti e Damiano ne avevano trattato. È una misura sicuramente popolare ma che apre voragini sul futuro pensionistico di molti e ben difficilmente potrà rilanciare i consumi. Se è questo l’obiettivo, il Governo dovrebbe anzitutto dimostrare di saper coprire il bonus di 80 euro e altri tagli alle tasse. Ma della spending review nella manovrina si è persa ogni traccia.
Riuscirà la legge di stabilità che il Governo sta preparando a non venire rimandata al mittente da Bruxelles? Bene riguardare i vincoli europei raccolti in un nostro Dossier che riproponiamo.
Con la riforma della pubblica amministrazione la politica dovrebbe rimanere fuori dalla porta. Peccato che sia prevista la possibilità per gli enti locali di assumere dirigenti a tempo determinato. Un modo per cooptare esponenti di partito nelle amministrazioni.
Altro che olio per gli ingranaggi! La corruzione fa crescere la spesa pubblica per il maggior costo dei servizi e dei beni e allo stesso tempo diminuisce il tasso di crescita del Pil e perciò riduce il gettito fiscale. Eppure né da questo Governo né dai precedenti sono arrivate misure efficaci per arginarla.
Michele Tronconi, presidente di Assofondipensione, commenta l’intervento di Stefano Patriarca “Tfr in busta paga?“
Ricetta per l’Eurozona: più Pil senza nuovo debito
Di Biagio Bossone, Marco Cattaneo, Warren Mosler e Giovanni Zibordi
il 30/09/2014
in Commenti e repliche
Per uscire dalla stagnazione serve una soluzione che consenta di rilanciare la domanda nell’Eurozona, senza creare nuovo debito e senza coinvolgere la Bce. Come l’emissione di certificati di credito fiscale destinati a ridurre il cuneo fiscale. L’impegno ad accettarli per il pagamento delle tasse.
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