I partiti hanno invaso tutto e oggi c’è una ribellione contro di loro. Ma sono utili e bisogna ripensarli. M5s e le stesse evoluzioni interne al Pd fanno pensare che si stia andando verso forme leggere, all’americana.
Dall’inizio della grande crisi le banche sono nude come l’imperatore della celebre favola. Occorre rivestirle, cioè ricapitalizzarle. Non è vero che questo aumenta il costo della provvista e quindi dei prestiti. Per ogni euro di credito deteriorato, le banche italiane hanno meno di 40 centesimi di accantonamento per far fronte all’eventuale perdita. Una situazione rischiosa che tende a peggiorare. Per questo la Banca d’Italia ha imposto scelte più prudenti.
Il mercato delle case è bloccato. Utile allineare il valore storico a quello di mercato degli immobili delle società pagando una ragionevole imposta. Così i proprietari che hanno creato società per contenervi i loro investimenti in mattone non andrebbero incontro a tassazioni troppo gravose sulle plusvalenze realizzate e sarebbero invogliati a vendere.
Margaret Thatcher è stata una di quei politici che lasciano il segno. Per questo se ne discute a 30 anni di distanza. Le sue politiche sembrano e avere avuto due effetti: uno recessivo immediato e uno espansivo di lunga durata. E hanno aumentato le disuguaglianze.
Per capire le cause della disoccupazione giovanile italiana è utile partire dalla Campania, dove il fenomeno è particolarmente rilevante e drammatico.
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Le banche hanno avuto un ruolo cruciale nella crisi di questi anni. Cosa si può fare per rendere il sistema bancario più sicuro, senza tuttavia sacrificare la sua capacità di concedere credito a famiglie e imprese? Lo spiegano in un libro due economisti, Anat Admati e Martin Hellwig.
Due affermazioni sono ricorrenti in questa già fin troppo lunga crisi politica. La prima è che “il drammatico aumento dei licenziamenti è colpa della riforma Fornero”. La seconda è che “il Belgio ha potuto fare a meno di un Governo per due anni senza contraccolpi sull’economia”. Nessuno ha provato a trovare riscontri di queste due tesi. Noi l’abbiamo fatto. E la realtà sembra molto diversa: sin qui la riforma Fornero ha ridotto le assunzioni, ma non ha aumentato i licenziamenti; e il Belgio ha pagato la mancanza di un governo con quasi un punto di Pil.
Al prossimo sindaco di Roma toccherà occuparsi con urgenza del trasporto urbano al collasso che oggi fa gravare sulla collettività un miliardo e mezzo di costi. La strada dello stimolo della concorrenza è ineludibile anche per via dei regolamenti europei.
L’Eurogruppo discute della crisi di Cipro. Il pericoloso precedente del prelievo sui conti correnti, ha portato a galla le debolezze dell’attuale architettura istituzionale dell’area euro. Che è incapace di prendere le decisioni indispensabili.
Nel libro dei sogni delle promesse elettorali, la non pignorabilità della prima casa è stata cavalcata sia da liste di destra sia dal Movimento 5 stelle. Applicarla affosserebbe il mercato dei mutui e il credito ipotecario, aggravando il credit crunch. Si può invece pensare di proteggere l’abitazione se Equitalia vuole accendervi un’ipoteca.
Da quattro mesi i premi per l’assicurazione Rc-auto sono uguali per uomini e donne. Per capire chi perde e chi guadagna abbiamo messo a confronto 2500 preventivi di varie compagnie. Le giovani donne pagano di più, anche per gli altri.
In un nuovo Dossier gli interventi pubblicati su lavoce.info dei sondaggisti che spiegano perché i risultati del voto di febbraio sono così distanti dalle loro rilevazioni durante la campagna elettorale. Abbiamo loro posto alcune domande. Attendiamo adesso le risposte.
Il governo vara il decreto sui debiti commerciali delle amministrazioni pubbliche. Ma continua a non sapere di quale cifra si tratti. Girano le cifre più disparate: 70 miliardi, 90, più di 100. Possibile che in tutti questi anni non si sia riusciti almeno a quantificarne l’ammontare? Il disordine contabile regna nelle nostre amministrazioni pubbliche.
Un radicale cambio di politica monetaria del Giappone è stato annunciato dal nuovo governatore della banca centrale. È il più grande esperimento mai visto per espandere la quantità di moneta. E sfuggire alla trappola deflazionistica. Vediamo in cosa consiste, quali dubbi sorgono sulla sua riuscita, che differenze ci sono rispetto alle nuove strade imboccate dalla politica monetaria della Fed americana e al conservatorismo della Bce.
Davvero eliminando livelli intermedi di decentramento -come le province– si risparmia denaro pubblico? In realtà non è così scontato. Vari esempi nel mondo suggeriscono il contrario.
Continua il nostro confronto sull’attendibilità dei sondaggi elettorali. Utile capire la ragione degli enormi errori di previsione nell’ultima tornata anche perché tra poco si rischia di tornare al voto. Ne parleremo anche al prossimo Festival Economia di Trento, dal 30 maggio al 2 giugno al 2013.
Margaret Thatcher rimarrà una figura molto controversa. Ma senza dubbio ha traghettato il Regno Unito in una nuova fase storica. Politica ed economica.
Per chi come me studiava in Inghilterra alla fine degli anni Ottanta la signora Thatcher era una specie di spaventapasseri. Era diventata lo zimbello dei gruppi rock e punk che andavano per la maggiore come i Clash. Era anche lo zimbello degli economisti più bravi (come Steve Nickell a Oxford e Charlie Bean a LSE) che studiavano tutti economia del lavoro e con i loro studi evidenziavano i costi sociali delle politiche fiscali e monetarie restrittive della Lady di Ferro e della sua vittoriosa battaglia contro i minatori.
Qualche settimana prima del terremoto, mi svegliai di soprassalto avendo sognato che un braccio mi veniva strappato alla spalla. Nella prima scena del film “Salvate il Soldato Ryan” tra i tanti marine massacrati durante lo sbarco in Normandia si coglie la scena pietosa di un soldato che ha appena perso un braccio e con l’altra mano stringe l’arto tranciato quasi a volerlo riattaccare alla spalla.
Questo è, forse, l’abito mentale nei quale mi ritrovai da terremotato di fronte a casa mia lesionata dalle scosse. La disperazione della perdita porta a rimanere attaccati anche ai ruderi di quello che è irrimediabilmente danneggiato oltre ogni possibilità di recupero.
Potrebbe essere la più grande manovra di rilancio economica degli ultimi decenni il pagamento di 40 miliardi di debiti accumulati dalle amministrazioni pubbliche verso i propri fornitori. Importante che nel decreto che verrà varato dal Consiglio dei ministri siano chiare e trasparenti le priorità con cui verranno pagati i fornitori soprattutto da parte delle amministrazioni locali. Assurdo escludere dai rimborsi le banche: renderebbe i 50 miliardi e più di crediti rimasti meno bancabili. E fondamentale assicurarsi che d’ora in poi non si accumulino ulteriori ritardi nei pagamenti.
Quanto costerebbe il finanziamento del nostro debito pubblico se uscissimo dall’euro? Nell’andamento dello spread conta la probabilità che viene attribuita al fatto che Italia e Germania non abbiano più la stessa valuta nel 2023. Anche piccole variazioni nella probabilità di uscita dell’Italia dall’euro possono generare grandi fluttuazioni nello spread. Bene che i nostri politici soppesino con attenzione le loro parole.
Dopo gli esiti elettorali, sono sul banco degli imputati i sondaggisti. Abbiamo chiesto a una serie di addetti ai lavori di spiegare la débâcle. Pubblichiamo il primo contributo: altri interventi in arrivo nei prossimi giorni.
Sempre più famiglie e imprese in difficoltà. Lo si vede dai crediti in sofferenza delle banche che hanno superato 125 miliardi, 20 in più di un anno fa. Perché non si blocchi il sistema di erogazione dei finanziamenti, si potrebbero mettere in atto interventi mirati: dalla creazione di una bad bank alla cartolarizzazione dei crediti deteriorati.
L’anatema della capogruppo alla Camera del Movimento 5 stelle sul provvedimento che cerca di saldare 40 miliardi di debiti della pubblica amministrazione mostra un vecchio modo di fare politica in cui si urla prima ancora di raccogliere informazioni. Speriamo sia solo un errore dovuto all’inesperienza.
È diventato insostenibile il prezzo che l’Italia sta pagando per l’economia sommersa e illegale: lavoro nero, evasione fiscale, affari della criminalità organizzata. Un nuovo Dossier raccoglie le analisi del fenomeno pubblicate su lavoce.info.
Mentre si attenua ulteriormente la probabilità di vedere nascere un governo in questa legislatura, calcoliamo i costi dell’incertezza politica sui rendimenti dei nostri titoli di stato, il Pil, la disoccupazione, gli impieghi bancari e l’utile netto delle banche.
Quando i grafici dicono molto più di tante parole. Il successo della Germania è fondato su anni in cui la produttività è cresciuta più dei salari e sulla riduzione della pressione fiscale sul lavoro. I problemi dell’Italia sono tutti nella bassa crescita della produttività e nell’aumento delle tasse sul lavoro. Se vogliamo evitare una ulteriore riduzione dei salari reali e contrazione dei consumi, dobbiamo far aumentare la produttività e abbassare la pressione fiscale sul lavoro. Non c’è alternativa.
Lavoro nero, evasione fiscale, affari della criminalità organizzata: sono tutti aspetti dell’economia sommersa e illegale che penalizzano pesantemente il paese. Ancor più nel corso di questa grande crisi. È ineludibile un’azione di forte contrasto a questi fenomeni.
I costi del non fare
Di Marco Ponti
il 16/04/2013
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