È un Porcellum da buttar via tutto. La legge elettorale di Roberto Calderoli non piace a nessuno, ma sinora il Parlamento non ha voluto cambiarla. Sin dalla vigilia della sua approvazione, nel dicembre 2005, lavoce.info ha ospitato numerosi articoli e proposte di riforma.
Categoria: Rubriche Pagina 197 di 256
- Commenti e repliche
- Documenti utili
- Dossier
- Fact-checking
- Il Punto
- La parola ai grafici
- La parola ai numeri
- Lettere
- Libri
Con il rinnovo del sito, è iniziata la consueta “campagna d’inverno” di sostegno finanziario a lavoce.info. Vi chiediamo di continuare a contribuire tangibilmente (o di farlo per la prima volta) a questa impresa che ha le donazioni dei lettori come risorsa indispensabile. E vi ringraziamo!
Qualche informazione in più per aiutare gli elettori indecisi. Se vogliono scegliere le persone da mandare in Parlamento, essendo incerti su quale partito votare, bene che guardino i candidati marginali nella loro circoscrizione, quelli che vengono subito dopo i seggi sicuri: il voto degli incerti può essere decisivo per farli eleggere. Ne forniamo una lista con tutti i dati di cui disponiamo su di loro. Oltre al Dossier su chi sono i futuri deputati, abbiamo ora analizzato anche gli aspiranti senatori con seggio sicuro, marginali, di riempitivo. Scarsissimo il ricambio nel centro-destra che conferma tre senatori uscenti su quattro probabili eletti.
Con le sue televisioni, Berlusconi ha avuto una volta di più un vantaggio competitivo nella campagna elettorale, come documenta una ricerca che tiene conto della copertura radio-televisiva delle reti Mediaset in diverse parti d’Italia in tutti questi anni. Mentre l’ampliamento dell’offerta tv grazie al digitale terrestre comincia a erodere sensibilmente il consenso conquistato in virtù della posizione dominante.
Perché l’Italia quasi non cresce dalla metà degli anni ‘90? Uno studio di economisti del Fondo monetario guarda ai problemi strutturali dell’economia italiana: dualismo e bassa partecipazione nel mercato del lavoro, scarsa concorrenza, restrizioni alle imprese, specializzazione nelle produzioni a bassa qualificazione. E prova a stimare quali sono stati gli effetti delle riforme del Governo Monti e cosa potrebbe accadere con riforme più decise.
C’è un modo per rendere meno impopolare Equitalia. Un esempio arriva dalla Gran Bretagna, dove l’agenzia di riscossione delle imposte ha sperimentato l’invio ai contribuenti di questionari semplici e lettere cortesi e personalizzate. Ha funzionato.
Veri o falsi i numeri che hanno usato Berlusconi, Maroni e Salvini nelle loro più recenti dichiarazioni? Altri fact checking vanno ad aggiungersi alla lunga serie pubblicata da lavoce.info in questa campagna elettorale.
Roberto Maroni, Ballarò (Rai 3), 5 febbraio
“Noi abbiamo fatto il federalismo fiscale nel 2009 che riguardava il passare da un sistema di rimborso della spesa sanitaria a piè di lista ai costi standard […] questa legge c’è, doveva entrare in vigore nel 2013, purtroppo è stata bloccata messa in pausa dal governo Monti. Le Regioni hanno adeguato i costi standard però non è entrata in vigore.”
FALSO MA…
Il metodo dei costi e del fabbisogno standard come criterio per il rimborso della spesa sanitaria viene introdotto con la legge delega n.42 del 5 Maggio 2009 (“Delega al Governo in materia di federalismo fiscale, in attuazione dell’articolo 119 della Costituzione”).
Le nuove direttive tuttavia non vengono a sostituire il rimborso a piè di lista (introdotto con la legge 833/78), come sostiene Maroni, ma il sistema di finanziamento a “quota capitaria” che sostituì il primo nel 1992.
Procediamo con ordine.
All’art. 2, comma 2, della legge delega 5/5/2009, costo e fabbisogno standard vengono individuati come parametri per il finanziamento dei Livelli essenziali di assistenza (Lea) in quanto, valorizzando efficienza ed efficacia, costituiscono l’indicatore rispetto al quale comparare e valutare l’azione pubblica. I costi standard determineranno per ciascuna Regione il limite di spesa ammesso e coperto dai meccanismi di autofinanziamento e di perequazione previsti.
La norma delega quindi al governo il compito di individuare e istruire operativamente sul metodo di calcolo da adottare. Tutto ciò avviene con l’approvazione da parte del Consiglio dei Ministri del decreto legislativo sui costi standard della sanità regionale e sull’autonomia impositiva delle Regioni (7 Ottobre 2010). Il decreto specifica appunto il metodo di calcolo sottostante il criterio dei corsi standard.
Quello che da questo decreto viene fuori non è nulla di innovativo, anzi. Il “nuovo” concetto di standard coincide di fatto col precedente basato sulla c.d. “quota capitaria”. Entrambi i sistemi definiscono allo stesso modo tale standard relazionandolo al numero di abitanti. (Per la precisione la quota di spesa procapite pesata per l’età della popolazione.)
Per una visione più dettagliata in merito al dibattito scaturito in questa direzione si veda:
http://archivio.lavoce.info/articoli/pagina1001921.html
http://www.saluteinternazionale.info/2010/10/costo-standard-in-sanita-tanto-rumore-per-nulla/
Per quanto riguarda invece il blocco della legge del 2009 operato dal governo Monti, occorre precisare che si tratta non di un accantonamento del singolo provvedimento bensì di una fase di stasi, in cui si trova la complessa legge sul federalismo fiscale della quale il provvedimento in questione fa parte. Mancano infatti alcuni decreti attuativi necessari all’entrata in vigore della legge delega in attuazione del federalismo fiscale. In particolare, su questo stesso tema, risulta in corso di predisposizione ma non ancora adottato il decreto per l’individuazione delle regioni da usare come benchmark.
FONTI
Stato attuale della legge:
http://www.camera.it/561?appro=644&Federalismo+regionale%2C+provinciale+e+costi+e+fabbisogni+standard+sanitari#approList
Decreto attuativo DPR 7/10/2010:
http://www.regioni.it/upload/SchemaDlgsCostiStandard_121010.pdf
Legge Delega 42/2009:
http://www.saluteinternazionale.info/2010/10/costo-standard-in-sanita-tanto-rumore-per-nulla/
Decreto Legislativo 502/92 (relativo al precedente sistema):
http://www.iet.unipi.it/p.donati/files/decreto_legge_502-92.htm
Legge 833/1978 (rimborso secondo il criterio della spesa storica)
http://www.normattiva.it/atto/caricaDettaglioAtto?atto.dataPubblicazioneGazzetta=1978-12-28&atto.codiceRedazionale=078U0833¤tPage=1
Matteo Salvini, Otto e mezzo (La7), 6 febbraio:
“La Lombardia ha il quarto Pil d’Europa. Se fosse uno stato a sé stante sarebbe la quinta economia d’Europa. Secondo Moody’s la Regione Lombardia è più affidabile della Repubblica italiana”.
Questa affermazione può essere divisa in tre parti distinte.
“La Lombardia ha il quarto Pil d’Europa”.
Falso ma…
In base a dati Eurostat, se si considerano le regioni europee classificate come NUTS2, la Lombardia risulta essere la seconda regione Europea per Pil in milioni di euro, inferiore solo all’ Ile de France. La posizione relativa della regione risulta quindi essere migliore rispetto a quella prospetta dal politico della Lega Nord.
“Se fosse uno Stato a sé stante sarebbe la quinta economia d’Europa”
Falso
Considerando anche in questo caso valori aggregati il Pil della Lombardia risulta essere il decimo in Europa. Escludendo la Turchia la posizione diverrebbe la nona.
“Secondo Moody’s la Regione Lombardia è più affidabile della Repubblica italiana”
Vero
In base alle informazioni riportate sul sito della Regione, la Lombardia ha, a partire dal 17 Febbraio 2012, un rating A2 mentre lo Stato italiano ha rating A3. La Regione Lombardia ha ricevuto un giudizio sulla sua qualità di debitore migliore rispetto allo Stato italiano seppure questa differenza risulti estremamente contenuta. La situazione non era differente precedentemente alla data indicata in quanto i rating erano rispettivamente A1 per la Lombardia e A2 per lo Stato italiano. Ulteriori informazioni possono essere ricavati sul sito della Regione (1).
Silvio Berlusconi, Ballarò (Rai 3), 5 febbraio:
“C’è un extra-gettito Imu perché il gettito da seconda casa ed altri immobili è stato superiore a quello previsto”.
VERO MA…
In base ai dati pubblicati dal Ministero delle finanze, il gettito derivante dall’Imu è stato pari a circa 23,7 miliardi di euro contro una previsione di 20,1 miliardi previsti nel decreto Salva Italia. In particolare il gettito è stato superiore di circa 600 milioni sulla prima casa e di 3,2 miliardi su altri tipi di immobili. Non è possibile disaggregare ulteriormente queste categorie e risulta quindi difficile verificare se l’extra-gettito derivi dalla tassazione della seconda casa.
Va tuttavia sottolineato che l’extra-gettito deriva esclusivamente dalla variazione delle aliquote introdotte dai comuni. Come sottolineato dal documento ufficiale, al netto delle manovre comunali il gettito risulta perfettamente in linea con le proiezioni (al momento è, anzi, inferiore di circa 200 milioni). Se si dovesse quindi valutare l’affermazione in base alla pertinenza dell’imposta, il gettito Imu non si discosta dai valori previsionali.
Documenti di riferimento
– Dipartimento delle Finanze, 2013, “IMU: analisi dei versamenti 2012”, http://www.tesoro.it/primo-piano/documenti/Bozza_documento_IMU_rev.pdf
Silvio Berlusconi, (Corriere live), 19 febbraio:
“Ogni cittadino tedesco paga 3000 euro per lo stato, un italiano 4.500”.
FALSO
La spesa totale pubblica nel 2011 (ultimi dati disponibili), si attesta a 14.362 euro per ogni tedesco contro 12.973 euro per ogni italiano.
Qualsiasi altro confronto (ad esempio tra stato centrale italiano e tedesco) è privo di significato, viste le diverse competenze tra stato centrale e diversi enti locali.
Fonti: tutti i dati sono reperibili nei dataset Eurostat (http://epp.eurostat.ec.europa.eu/portal/page/portal/eurostat/home/)
Schiacciata tra Rai e Mediaset, La7 è sempre rimasta una “riserva indiana”, senza diventare il terzo polo televisivo che avrebbe arricchito il pluralismo dell’offerta televisiva. La vendita all’editore Urbano Cairo ci allontana da questo disegno. E cade in una campagna elettorale che ha avuto il mezzo televisivo al centro del confronto, ma in cui non si è parlato di proposte per una equa regolamentazione delle tv.
Adair Turner, presidente della Financial services authorithy, propone di monetizzare il deficit, cioè farlo finanziare dalle banche centrali. Si genera inflazione e si permette ai governi di tornare a spendere a volontà. Nell’area euro comunque impraticabile data la governance della politica economica. Un bene o un male?
Il programma Lega-Pdl di trattenere il 75 per cento del gettito tributario nel territorio dove è generato non sta in piedi né dal punto di vista costituzionale né da quello contabile. È, soprattutto, un colpo basso a tutto il Sud.
L’Italia spende tanto in formazione dei disoccupati senza preoccuparsi di capire se serve a trovare lavoro o solo a pagare i formatori. Meglio investire in auto-imprenditorialità, supporto e creazione diretta di occupazione. L’università italiana trasferisce risorse dai poveri ai ricchi. Ma non abbastanza da vanificare la redistribuzione in senso opposto operata dall’Irpef.
Altri fact checking per capire se le cifre che danno i politici sono vere o false. Analizziamo le ultime dichiarazioni di Berlusconi, Grillo, Enrico Letta, Fassina e Monti.
Un commento di Federico Russo a “Dimezzare il Parlamento? No, meglio gli stipendi” di Valentino Larcinese.
Anche a seguito dell’intervento “Come risparmiare 200 milioni di euro con un solo farmaco” di Nerina Dirindin e Nicola Magrini, l’Antitrust ha aperto un procedimento contro Roche e Novartis per “condotte suscettibili di configurare un’intesa restrittiva della concorrenza nel mercato delle cure destinate alle patologie della vista” a danno delle finanze pubbliche.
Con il rinnovo del sito, è iniziata la consueta “campagna d’inverno” di sostegno finanziario a lavoce.info. Vi chiediamo di continuare a contribuire tangibilmente (o di farlo per la prima volta) a questa impresa che ha le donazioni dei lettori come risorsa indispensabile. E vi ringraziamo!
Gli articoli:
Pluralismo televisivo: c’è ben altro che La7,
di Michele Polo
Stampare moneta, l’ultimo tabù
, di Fausto Panunzi
Il programma di Lega-Pdl contro il Sud,
di Giampaolo Arachi, Caterina Ferrario e Alberto Zanardi
È il momento di creare lavoro,
di Francesco Giubileo e Marco Leonardi
Chi finanzia l’università pubblica?,
di Emanuele Pugliese e Ugo Gragnolati
Ma i poveri studiano con i soldi dei poveri,
di Andrea Ichino e Daniele Terlizzese
Silvio Berlusconi, Un giorno da pecora (Radio 2), 11 febbraio:
“In Europa ci sono 50 milioni di persone senza lavoro o che sono sottoccupati.”
FALSO
Enrico Letta, Lo Spoglio (Sky TG24), 13 febbraio:
“Noi avevamo 100 senatori in questa legislatura, di questi 100 torneranno 25, tutto il resto sono nuovi. Dei 100 nella scorsa legislatura ne torneranno 25, tutti gli altri sono nuovi, per la prima volta”
VERO, MA..
Prendendo come riferimento le stime del Centro italiano studi elettorali, dei 104 senatori iscritti al gruppo parlamentare del Partito democratico, risultano candidati in posizioni sicure per il prossimo Senato solo 24, più 3 in posizioni incerte.
Tuttavia, per capire quanto rinnovamento ci si può aspettare per la camera alta, bisogna tener presente i passaggi da Palazzo Madama a Montecitorio e viceversa. Vi sono, infatti, fra i ranghi democratici, 8 senatori candidati in posizione sicura per l’elezione alla Camera dei deputati. Inoltre 19 dei “nuovi” senatori provengono dal gruppo Pd di Montecitorio.
Riassumendo: rinnovamento sì, ma comunque il 51% dei deputati ed il 32% dei senatori democratici faranno parte con tutta probabilità del prossimo Parlamento, anche grazie al prevedibile incremento dei posti a disposizione.
Fonti:
http://www.senato.it/leg/16/BGT/Schede_v3/Gruppi/Grp.html
Dimezzare il Parlamento con il modello tedesco
Di Federico Russo
il 19/02/2013
in Commenti e repliche, Rubriche
Nel suo intervento intitolato “Dimezzare il Parlamento? No, meglio gli stipendi” Valentino Larcinese sostiene che la proposta di dimezzare i parlamentari sia eccessiva, perché rischierebbe di penalizzare la capacità rappresentativa dell’istituzione.
Leggi tutto