Sulle retribuzioni del settore privato ancora oggi pesano fattori diversi dalle competenze. Come genere, regione di appartenenza e datore di lavoro. Un rapporto dell’Istat ci dà un’immagine chiara del fenomeno.
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Cittadini con redditi medio-bassi, i gilet gialli in Francia chiedono un prezzo più basso del carburante e meno tasse. Il presidente Macron – nella difficoltà di salvaguardare insieme l’equità e l’ambiente – fa qualche concessione. Ma a che prezzo? Intanto, l’allentamento del rigore di bilancio della Francia potrebbe giovare al nostro governo impegnato in un negoziato con la Ue sull’orlo della procedura d’infrazione. Un accordo eviterebbe altri guai sui mercati finanziari. Ma il braccio di ferro è soltanto rimandato a primavera.
Mentre l’euro sta per compiere 20 anni (anche se la circolazione della moneta seguì di tre anni), il presidente della Bce Mario Draghi ricorda che, purtroppo, non tutti i cittadini ne hanno beneficiato. Con ciò identificando, senza dirlo, una delle cause dell’esplosione di populismo ed euroscetticismo. Eppure la moneta unica è stata un argine contro la crisi e la politica della Bce – pur azzerando gli acquisti netti di titoli sui mercati – sarà orientata ad assecondare la crescita nel 2019.
In vista dell’eco-tassa a cui pensa il governo, facciamo un confronto dei carichi fiscali sulle auto nei principali paesi europei. Su acquisto e possesso del veicolo pesano di più in Italia e Regno Unito che in Francia e Germania. E questi due paesi premiano le elettriche e le ibride.
I compiti a casa fanno bene agli studi? Un po’ sì ma senza eccessi. La questione però non si risolve con una circolare del Miur come vorrebbe il ministro Bussetti. Ciò che fa davvero male all’apprendimento sono le pause troppo lunghe nel calendario scolastico. Ci sarebbero da adottare soluzioni già sperimentate.
I roghi ai magazzini stipati di rifiuti sono solo una faccia della medaglia: oltre ai comportamenti criminali abbiamo anche regioni più che virtuose nel trattamento della spazzatura. Che mediamente, però, per quasi un quarto finisce in discarica, mentre la Ue chiede di scendere sotto il 10 per cento entro il 2035. Bisogna darsi una mossa.
A tre anni dall’arrivo di Netflix e dei suoi concorrenti, sta cambiando il modo di “consumare” tv in Italia. I numeri dicono che nel 2020 la tv broadband sarà la modalità principale di accesso ai contenuti televisivi per 8,5 milioni di abitazioni. Perché sfrutta meglio le opportunità offerte dall’evoluzione tecnologica.
Le proteste dei gilet gialli hanno indotto il presidente francese Macron a fare alcune concessioni, come l’aumento del salario minimo e la promessa di più tasse per le grandi imprese. Leggendo però la lista delle rivendicazioni, sembra solo una goccia nell’oceano.
Dopo due anni di paralisi, il Parlamento di Londra ha riguadagnato peso nel capitolo finale della Brexit. Al punto che Theresa May ha rimandato il voto sull’accordo con la Ue per non uscirne a pezzi. Caos e incertezza dominano la politica nel Regno (dis)Unito in attesa delle mosse dei vari attori della commedia.
Con un emendamento a sorpresa, il governo entra a gamba tesa nel mercato dell’auto, tassando l’acquisto di auto inquinanti in favore di quelle con bassa emissione di CO2. Ma per come è congegnato il provvedimento ci guadagna chi compra modelli costosi e superpotenti mentre perdono gli acquirenti delle utilitarie. Intanto in Polonia prosegue la conferenza sul clima Cop 24, partita con l’allarme del segretario generale dell’Onu Guterres: il mondo è fuori rotta e se si continuerà a emettere gas serra ai ritmi attuali, nel 2040 saremo alla soglia di sicurezza di +1,5 gradi. Presentiamo i numeri che documentano il problema.
Dopo gli stress test dell’authority europea (Eba), il Muv – Meccanismo unico di vigilanza – ha diffuso una mappa dei rischi che incombono sulle banche europee per il 2019. Per gli istituti di credito italiani, punti dolenti vecchi e nuovi: prestiti in sofferenza (Npl), sistemi informatici da adeguare, rischio sovrano e di liquidità. Questi ultimi legati all’andamento dello spread, il cui livello elevato pesa anche sulla redditività delle imprese industriali e di servizi, soprattutto delle piccole. Che, alla lunga, pagano tassi bancari più alti. Anche se oggi la loro migliore struttura finanziaria rispetto a dieci anni fa ne smorza l’impatto. Sullo sfondo, però, si rafforza in Italia il rischio di recessione, segnalato dall’indice Pmi che, riflettendo il complesso dell’economia, segnala un preoccupante ristagno a un livello sotto la media dell’Eurozona e sotto anche ad altri paesi in rallentamento come la Germania.
Un po’ vuole essere strumento anti-povertà e un po’ vuole riattivare l’occupazione. Di sicuro sarà diverso dal reddito di inclusione oggi già in funzione. È il reddito di cittadinanza, un pasticcio logico-istituzionale. Con benefici da maneggiare con cura perché difficili da ritirare per la resistenza degli eventuali destinatari.
Qualcuno ricorda le “rimesse degli emigrati” italiani come voce importante – un tempo – dei nostri flussi finanziari in entrata. Oggi il percorso è inverso: chi lavora qui manda soldi al paese d’origine. Un emendamento della Lega al decreto fiscale tassa all’1,5 per cento i “money transfer”. Aggiungendosi ad altre più o meno piccole vessazioni economiche. Se questo provvedimento è già stato approvato da uno dei rami del Parlamento, minor fortuna ha avuto l’iniziativa pentastellata di tassare le bevande gassate. Bocciata dal partner di governo. Del resto per combattere l’obesità più che un’imposta serve educare i cittadini a non adottare dannose scelte alimentari.
Il primo segnale di una recessione alle porte arriva dalle imprese italiane. Le quali, secondo l’indice Pmi composite, da due mesi hanno rallentato l’acquisto di beni e servizi. Sintomo che la fiducia degli operatori è in calo.
Crescono gli investimenti nelle energie rinnovabili, ma anche le emissioni globali di gas serra. È la prova che quanto fatto finora non basta. Serve un cambio di paradigma anche in settori come trasporti, industria e agricoltura. E occorre fare in fretta.
Nel terzo trimestre, dopo un rallentamento cominciato a inizio anno, il Pil è sceso per il calo di consumi e investimenti e nonostante la ripresa dell’export. La manovra annunciata (fintamente espansiva) ha pesato in negativo sul clima economico. Dovrebbe essere corretta e resa più prudente per limitarne i danni. Il ristagno è comunque già arrivato anche sul mercato del lavoro che a maggio scorso aveva superato i 23 milioni di occupati e registrato un boom di contratti a termine trasformati in rapporti a tempo indeterminato. Intanto, da un paio di mesi la febbre bancaria ha ripreso a salire, con gli attivi degli istituti a rischio. Non c’è solo l’effetto spread sul valore dei titoli pubblici italiani. Una nuova recessione farebbe di nuovo salire le sofferenze e le inadempienze sui crediti – voce quest’ultima meno monitorata ma altrettanto pericolosa.
Due anni di lavoro e voto unanime dei 193 paesi membri dell’Onu: il Global compact for migration vuole introdurre un quadro di regole per “migrazioni ordinate, sicure e regolari”. Ora che ogni governo è chiamato a firmarlo l’esecutivo italiano fa un passo indietro. Meglio che ne discuta il Parlamento.
Al G-20 di Buenos Aires, Trump e Xi hanno raggiunto una tregua commerciale. Gli Usa non alzeranno i dazi dal 10 al 25 per cento e la Cina (forse) importerà di più dagli Stati Uniti. Il non detto è che l’America vorrebbe fermare l’avanzata tecnologica dei cinesi. Ma per farlo usa i dazi, cioè lo strumento sbagliato.
Per quanto siano spesso visti come modello di federazione da replicare in Europa, gli Stati Uniti non incarnano ancora l’idea di un’area pienamente integrata. Tra gli stati americani rimangono grandi differenze nelle possibilità di trovare lavoro, nei tassi di inflazione, così come nelle loro capacità di fare spesa pubblica.
Il 3 dicembre a Katowice (Polonia) comincia la Conferenza Onu sul clima (Cop 24). La crescente concentrazione di CO2 nell’atmosfera causata dall’uomo richiede interventi in contrasto con gli orientamenti di Trump che sta smantellando le politiche sui cambiamenti climatici. Da noi di questi temi neanche si parla.
Il progetto di bilancio comune per l’Eurozona di Macron e Merkel è un compromesso che non rappresenta ancora un bilancio dell’Unione. Sarebbe un passo avanti per indirizzare risorse per obiettivi comuni dei paesi dell’area euro. Ma per accedervi ci sarà da rispettare le regole fiscali che l’Italia si accinge a violare.
Se i conti della sanità di una regione vanno in rosso, serve un piano di rientro gestito da un commissario. Che non può essere lo stesso presidente della regione, spesso corresponsabile del dissesto. Ora un emendamento M5s al decreto fiscale vuole eliminare l’incompatibilità tra le due cariche. Un film già visto.
I dati degli ultimi 50 anni indicano che c’è una stretta relazione tra le riforme del sistema pensionistico e l’evoluzione del rapporto debito/Pil italiano. In particolare, politiche troppo generose coi pensionati – come quelle oggi in cantiere – si traducono in maggior debito per le generazioni future. Di sicuro, più alti tassi sui titoli pubblici fanno salire il costo dei prestiti per le imprese e per i nuovi mutui per la casa. Lo dicono i numeri, non è un’invenzione dell’ex-ministro Padoan, come invece vorrebbe la sottosegretaria Castelli.
Mentre in Italia l’entrata di immigrati è molto calata dal 2011 con la chiusura dei flussi, la Germania ha mantenuto un alto numero di ingressi. Ma loro hanno gestito il fenomeno, noi l’abbiamo subìto. E così i tedeschi firmeranno il Global migration compact dell’Onu; noi no, insieme agli Usa di Trump.
Dopo due mesi passati in trincea, il governo dice che i “numerini” non sono un problema e che il deficit può scendere di qualche decimale. Purché la “qualità” della manovra non cambi. Obiettivo: arrivare al voto europeo di primavera senza troppi danni. E se intanto l’economia viene sospinta in recessione, pazienza.
Sotto la regia di Banca d’Italia, il salvataggio di Carige è avvenuto senza clamore. Con tempestività l’autorità di vigilanza ha mobilitato il Fondo interbancario di tutela dei depositi e, volontariamente, l’84 per cento degli istituti che vi partecipano. Minimizzando i costi. Esempio difficile da replicare in casi più gravi.
Con un accordo di buon senso da 100 milioni Facebook chiude il contenzioso con il fisco italiano relativo al 2010-16. Ma tassare un’impresa digitale – apolide per definizione – rimane un’azione incerta e sfuggente. Almeno la Ue dovrebbe trovare la formula giuridica per colpire i profitti transnazionali. A proposito di tasse, nella “finanziaria” è previsto l’aumento delle accise sul tabacco. Buona notizia perché quando il prezzo delle sigarette sale del 10 per cento ne scende il consumo del 4 per cento. Con effetti a cascata sul numero di cancri polmonari, sul gettito, su profitti e occupazione del settore.
Nella sua imperfezione il meccanismo dell’alternanza scuola-lavoro si basa su un principio condivisibile e tante esperienze del suo esordio sono state positive. Ma il governo non ci crede e vuole ridurlo senza nemmeno aver fatto un’analisi di questi tre primi anni per vedere cosa funziona e cosa no. Così non va.
Dopo la giornata di domenica, dedicata alla lotta contro la violenza di genere, torniamo sul tema con dati particolari e significativi: quelli del numero verde 1522 che, con operatrici esperte, raccoglie le richieste di aiuto delle vittime di violenza e stalking. Numeri da incubo.
La legge di bilancio aumenta per l’ennesima volta le accise sul tabacco. A prescindere dall’obiettivo di far cassa, l’aumento del prezzo delle sigarette serve davvero per contrastare il fumo? I dati dimostrano che nel lungo periodo i vantaggi ci sono.