L’Italia ha un tasso di abbandono scolastico più alto della media Ue. Tra i motivi, percorsi scolastici e professionali che, anche se terminati, garantiscono minori vantaggi sul lavoro rispetto al resto d’Europa.
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Se in Italia esiste un “problema scuola”, la causa non è il Covid, bensì la scelta generalizzata di non investire sul futuro dei giovani. Ora i fondi di “Next Generation EU” e Fse+ sono una grande opportunità, ma anche lo stato deve fare la sua parte.
Bambini e ragazzi senza gli strumenti elettronici necessari per seguire la scuola a distanza erano svantaggiati già prima della chiusura delle aule. Solo interventi molto decisi possono evitare che molti finiscano per abbandonare gli studi.
La Corte costituzionale dice di aver ridotto il proprio costo a carico dei contribuenti di 9 milioni. Al netto di riclassificazione di voci, i milioni tagliati sono però solo due. Gocce nel mare della spesa pubblica. Ma i giochetti contabili da parte di uno dei massimi organi della Repubblica sconcertano.
Il sospetto di manipolazione dei dati sorge anche quando grandi imprese britanniche – sotto l’impulso di una nuova legge – si trovano a dichiarare che il differenziale di stipendi tra uomini e donne è zero. Una prima analisi dei dati italiani indica che da noi il divario è più alto per le grandi che per le piccole imprese.
Volge alla fine la breve guerra tra Berlusconi e Bolloré, il patron di Vivendi che ha tentato di scalare Mediaset e controlla Tim con il 24 per cento delle azioni. Proprio quest’ultima pagherebbe il prezzo della pace tra i due litiganti. Ma è ora che di tutto ciò il mercato venga informato chiaramente.
Sognano di metter su famiglia con un paio di figli i giovani italiani e francesi. Ma i primi rinviano le loro scelte, mentre i secondi – dicono i numeri – realizzano i progetti. Merito di scelte coerenti nelle politiche per la famiglia, qui carenti e occasionali. Le troveremo (ed espresse come) in qualche programma elettorale?
Il flusso di immigrati regolari, in maggioranza con competenze limitate, sembra aumentare la già elevata polarizzazione del mercato del lavoro e nei livelli di istruzione in Italia. Chi percepisce bassi salari non trova conveniente studiare di più, mentre chi fa lavori ben pagati beneficia di servizi meno cari – dice uno studio recente.
Diventano più stringenti le regole europee sui crediti inesigibili (Npl) che richiedono alle banche di farli emergere e disfarsene in tempi rapidi. In Italia, però, c’è un macigno che blocca il cammino: la lentezza della giustizia civile. Un ostacolo che le lobby degli avvocati e dei magistrati non vogliono rimuovere.
In Italia arrivano immigrati con competenze limitate. Il fenomeno ha conseguenze sulle scelte formative degli italiani. Perché con la polarizzazione delle retribuzioni, i lavori intermedi perdono importanza. Così cresce l’abbandono precoce della scuola.
Con la legge di bilancio 2017 si perpetua un sistema assistenziale frammentato, per categorie e squilibrato a favore dei pensionati. Per l’anno che viene ci sono 1,9 miliardi di euro (7 nel triennio) solo per l’intervento assistenziale sulle pensioni. Appena 650 milioni, invece, per le famiglie, sempre a spizzichi e bocconi. Nella parte della manovra relativa al fisco si trovano l’abolizione di Equitalia, il superamento degli studi di settore e la nuova Imposta sul reddito dell’imprenditore (Iri). Con molti dettagli decisivi da precisare. Arriva il disinnesco totale degli aumenti di Iva automatici previsti dalla Finanziaria 2016. Si evita una stangata sui consumi. Ma vengono meno 15 miliardi di entrate nel 2017 e anche un po’ di inflazione che – secondo alcuni – avrebbe fatto comodo.
I tanti elogi per la ratifica dell’Accordo di Parigi sui cambiamenti climatici devono diventare un piano operativo di decarbonizzazione dell’economia. Che comporta trasformazioni radicali in molti modelli di business e nuove opportunità. E, dunque, rientra nella promozione dei processi innovativi di Industria 4.0.
Tre su quattro fondi comuni promettono una cedola. Che però, nei casi in cui il rendimento è insufficiente, viene pagata prelevando i soldi dal capitale dell’investitore. Tutto ok sotto l’aspetto formale (e infatti il regolatore tace). In sostanza, un vero trucco ai danni dei risparmiatori.
Con un provvedimento allo studio andrà forse in soffitta la bocciatura nelle scuole elementari e medie. Ripetere l’anno è un guaio e può accrescere gli abbandoni. Ma, al posto dell’abolizione, meglio la personalizzazione dei percorsi di studio. Che però costa e richiede attenzione a evitare gli sprechi.
La nostra amica e collega Silvia Giannini – terminato un periodo di incarichi istituzionali, in aspettativa da lavoce.info – torna a far parte a pieno titolo della Redazione ed entra nel Comitato di redazione accanto ad Angelo Baglioni, Francesco Daveri, Maria De Paola, Fausto Panunzi e Michele Polo. Bentornata, Silvia!