Il caso emblematico del dilemma tra tutela dell’ambiente e crescita economica è l’ex-Ilva di Taranto. I numeri su morti e malattie legate alle emissioni dell’impianto sono drammatici. Si può continuare a produrre, ma servono investimenti e tecnologie.
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Investire nel carbone è dannoso dal punto di vista ambientale, ma anche economicamente sbagliato. Lo dicono i risultati delle utility a basse emissioni. Ma va garantita una decarbonizzazione ordinata. Intanto, in Italia entra in vigore il capacity market.
Il decreto clima rimanda i tagli ai sussidi dannosi per l’ambiente e mantiene il “buono mobilità”, la cui efficacia è dubbia. Ma la portata del provvedimento è data dai 450 milioni di investimento, ben poca cosa rispetto ai 54 miliardi della Germania.
La strategia per il rilancio dell’economia delineata dal Documento programmatico di bilancio ha come fulcro la realizzazione di un “green new deal” italiano. Positivo che le risorse per il “decreto clima” vengano dalle aste verdi. Ma resta un’ambiguità.
Uno dei primi atti del nuovo governo doveva essere un decreto per contrastare i cambiamenti climatici e promuovere l’economia verde. È stato bloccato per mancanza di coperture. Ma forse gli faceva difetto anche la riflessione sui problemi da affrontare.
Mentre a New York si svolge il vertice Onu sul clima, dove l’Europa punta a un ruolo da leader, la Germania approva un piano di riforme green da 54 miliardi. Anche il nostro paese si muove. Ma la transizione ecologica dovrà tutelare i ceti più popolari.
Mentre era in corso la Conferenza Onu sul clima, il ministro dell’ambiente Costa partoriva un pacchetto frettoloso di misure green prive di coperture. Con “incentivi” a rottamare auto inquinanti in forma di abbonamenti ai mezzi pubblici e tagli a sussidi dannosi per l’ambiente con pesanti ricadute economiche su cittadini e imprese. Provvedimenti da ripensare. Più meditata la rivoluzione per l’ambiente da 54 miliardi di Angela Merkel: in sintonia con i piani della nuova Commissione Ue e presentata – non a caso – con l’economia tedesca in rallentamento. Controversa, ma potrà dare un impulso all’economia.
La convenzione stipulata da Confindustria, Cgil, Cisl e Uil con l’Inps assegna a questo istituto la raccolta dei dati sulla rappresentatività dei sindacati. Un possibile passo avanti per ridurre i disagi causati da scioperi dei “comitati di base” nei servizi pubblici. Ma è dubbio che porti a una più compiuta attuazione dell’articolo 39 della Costituzione sull’efficacia “erga omnes” dei contratti collettivi di lavoro.
Con l’accordo di Malta, si sono messe le premesse per la redistribuzione nella Ue dei richiedenti asilo. L’Italia esce dall’auto-isolamento e si parla di cambiare le regole europee sull’accoglienza. Per una svolta servirebbe il coraggio di rimborsare i paesi più accoglienti e dare ai rifugiati la possibilità di progettare la loro nuova vita.
Incentivare i pagamenti elettronici per scovare evasori fiscali non serve. Sia perché la profilazione dei cittadini è osteggiata da una pronuncia del Garante della privacy sia perché l’Agenzia delle entrate non ha risorse tecniche e umane per usare con profitto big data di questo genere. Solo cambiando le cose parte l’offensiva anti-evasione.
L’end of waste è una grande opportunità per un paese che ha bisogno di occuparsi di ambiente, sostenere lo sviluppo e contrastare lo smaltimento illegale dei rifiuti. Per superare l’attuale situazione di stallo si potrebbe dare più spazio alle regioni.
Probabilmente, la Ue raggiungerà gli obiettivi di politica ambientale che si è data per il 2020. Preoccupano però le scelte di paesi come Germania e Polonia. E per raggiungere i nuovi target al 2030 occorrerà un cambio di passo. L’esempio della Svezia.