È in chiaro-scuro il quadro tracciato dal rapporto dell’Ocse sull’equità del sistema scolastico italiano. Fa bene sull’integrazione degli studenti stranieri. Il punto dolente è sui laureati: sono pochi, poco occupati e poco pagati, soprattutto le ragazze.
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Il Piano estate per le scuole ha obiettivi corretti. Ma i dati del ministero non permettono di capire se sia stato o meno un successo. Sembra modesta la partecipazione degli istituti. E forse serve una nuova formula per trovare insegnanti disponibili.
I risultati dell’indagine Pisa confermano tendenze già emerse dalle rilevazioni Invalsi. In matematica abbiamo il gender gap più alto dell’Oecd, oltretutto in crescita rispetto al 2018. La scuola italiana, però, protegge meglio gli studenti “deboli”.
Le prove nazionali Invalsi 2023 indicano che sugli apprendimenti degli studenti pesano ancora i ritardi accumulati nei periodi di chiusura delle scuole per Covid. Aumentano i divari tra Nord e Sud e per la prima volta peggiorano i risultati delle primarie.
Dai risultati in lettura dell’indagine internazionale Pirls del 2021 su bambini e bambine di IV primaria arrivano buone notizie per l’Italia. Restano punti critici sui divari territoriali e sociali. E servirebbe una riflessione sulla fascia di età 0-6 anni.
I risultati delle prove Invalsi 2021 mostrano che la pandemia è ancora una ferita aperta nell’apprendimento degli studenti. Non si riducono i divari territoriali e di indirizzo, e anche gli studenti più agiati peggiorano.
I risultati Invalsi delineano un quadro molto negativo della scuola italiana. Nell’arco di due anni gli apprendimenti in italiano e matematica degli studenti hanno subito un tracollo, soprattutto alle superiori. Fa eccezione solo la primaria.
Le scuole italiane continuano a procedere a singhiozzo, con l’alternarsi di aperture e chiusure. Le conseguenze su apprendimenti e benessere degli studenti rischiano di essere devastanti. A Berlino hanno scelto una soluzione radicale. E in Italia?
Per compensare la perdita di apprendimenti dovuta alla pandemia e all’apertura a singhiozzo delle scuole serve un’offerta articolata di azioni di recupero. Dovranno coinvolgere tutti gli studenti, non solo quelli con debiti, come avviene in tempi normali.
Per ottenere risultati di apprendimento migliori è necessario ripensare il sistema di formazione degli insegnanti. Ma contemporaneamente vanno costruiti spazi adeguati ai nuovi processi formativi. Il Pnrr non sembra cogliere il nesso tra i due temi.
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