Vari paesi autoritari hanno dato vita a una sorta di coalizione antioccidentale. C’è poi l’incerta collocazione di alcune giovani democrazie e il sentimento anticoloniale dei paesi africani. Per l’Occidente è una sfida complessa, in termini economici e geopolitici.
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La politica estera di Lula suscita molte critiche in Occidente per la vicinanza a Cina e Russia. Ma sono le convenienze economiche a spiegare il nuovo corso: il Brasile è il principale produttore di soia e il primo importatore dei fertilizzanti russi.
La spinta verso la globalizzazione “selettiva” non porterà necessariamente i paesi ad aggregarsi sotto la sfera di influenza americana o cinese. Molti stati non vogliono né possono scegliere uno schieramento: potrebbe diventare un fattore equilibratore.
Quattro anni dopo la firma del Memorandum of Understanding tra Italia e Cina, le informazioni precise sui contenuti degli accordi tra i due paesi sono scarse, per una richiesta di riservatezza da parte di Pechino ben poco accettabile in un paese democratico.
L’economia mondiale sembra riconfigurarsi in gruppi integrati di paesi affini, sotto la sfera di influenza americana o cinese, in competizione per l’egemonia economica, politica e culturale. Per la Unione europea non sarà un percorso semplice.
In Cina cala la natalità e la vita si allunga: il paese dovrà presto fare i conti con l’invecchiamento rapido della popolazione. Aumenterà ancora il risparmio, già enorme, che compensa la mancanza di welfare. Quali saranno le conseguenze sulla crescita.
Aumenta la dipendenza della Germania dalle importazioni cinesi, non solo nel settore dei macchinari, ma anche nella chimica. Si tratta di un fenomeno transitorio, legato alla situazione economica e geopolitica dell’Europa, o di un cambiamento strutturale?
Nella relazione del presidente Xi al Congresso del Pcc non si ritrova solo una continuazione delle attuali politiche economiche della Cina. Si rafforza infatti una direzione di marcia che ha due obiettivi: autosufficienza e sicurezza nazionale.
Tra le ragioni dell’alta inflazione degli ultimi mesi, c’è la carenza di componenti elettronici, diventati sempre più rari a causa della globalizzazione della domanda a fronte di una forte concentrazione dell’offerta. Taiwan, infatti, copre oltre due terzi della produzione mondiale.
Uno scudo sempre più esteso difende l’economia italiana dai predatori stranieri: il governo Draghi ha alzato il muro del Golden Power. Lo strumento permette di opporsi ad acquisizioni ostili di attori extraeuropei, ma anche di monitorare operazioni di aziende europee.