I quattro quesiti sulle tutele sul lavoro sono riusciti a spingere al voto più elettori nelle periferie delle grandi città, ma non così tanti da raggiungere il quorum. E se la partecipazione fosse stata di massa la sconfitta del referendum sulla cittadinanza sarebbe stata ancora più evidente.
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L’8 e 9 giugno 2025 gli elettori italiani saranno chiamati a esprimersi su cinque referendum abrogativi. I temi al centro delle consultazioni toccano aspetti cruciali: dalla cittadinanza per gli stranieri non comunitari alla disciplina dei licenziamenti e della precarietà occupazionale.
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L’8 e 9 giugno si tengono in Italia cinque referendum abrogativi su materie che riguardano il lavoro e la cittadinanza. Ecco come l’Assemblea costituente arrivò a prevedere l’istituto del referendum abrogativo e le regole del suo funzionamento.
I dati Istat sui numeri e le modalità di acquisizione della cittadinanza italiana aiutano a fare chiarezza sulle conseguenze di una eventuale vittoria del “sì” nel referendum. Ci sarà un picco di richieste nel 2025, destinato a esaurirsi presto.
Il referendum abrogativo dell’8 e 9 giugno propone di dimezzare da dieci a cinque anni il periodo di residenza richiesto agli stranieri extra-Ue maggiorenni per ottenere la cittadinanza italiana. Perché avrebbe riflessi anche sulle seconde generazioni.
Le famiglie che percepiscono l’Adi non hanno le stesse caratteristiche dei nuclei poveri assoluti individuati dall’Istat. Dipende in larga parte dalle differenze tra il metodo di calcolo della povertà assoluta e le regole di attribuzione del sussidio.
Un allentamento dei requisiti di accesso alla cittadinanza può portare a una forza lavoro migrante più attiva e integrata. I benefici economici che ne derivano non interessano solo i migranti stessi, ma si dispiegano anche sui paesi che li ospitano.
L’immigrazione può avere un effetto duraturo diretto sul panorama politico dei paesi europei? Alle elezioni politiche del paese di residenza, i figli di immigrati esprimono una preferenza più netta per partiti e politiche di sinistra rispetto ai nativi.
Il percorso per ottenere la cittadinanza italiana continua a essere troppo lungo e tortuoso. Soprattutto, dà eccessiva importanza a lontane discendenze, mentre non riconosce il percorso di chi vive e studia in Italia, imparando a conoscerne la cultura.
Si torna a discutere di ius scholae. È molto difficile che la legge possa essere approvata. Eppure permetterebbere di aggiornare una norma vecchia di trent’anni, non più adeguata alla situazione attuale, con comunità ormai radicate nel nostro paese.