Sul lavoro la politica procede in ordine sparso senza un’idea forte per affrontare il problema degli esclusi e dei marginalizzati. Il primo passo andrebbe fatto sul terreno delle riforme costituzionali. Ma bisogna avere il coraggio di fare scelte chiare.
Tag: contrattazione collettiva
Non rispettare i minimi tabellari e non applicare le garanzie di un contratto collettivo “leader” consente qualche piccolo guadagno occupazionale. Ma erode progressivamente il sistema di contrattazione collettiva e peggiora la qualità del lavoro.
La disuguaglianza tra uomini e donne non riguarda solo i salari, ma anche i redditi, soprattutto quelli più alti. Lo si ricava dal Bilancio di genere pubblicato dalla Ragioneria generale dello stato. Preoccupano governo, famiglie e imprese i rincari della bolletta dell’energia elettrica. Non basta un decreto per affrontare la questione, va rivisto il meccanismo europeo che determina i prezzi all’ingrosso. Attraverso i dati delle comunicazioni obbligatorie si può tracciare un primo profilo di coloro che in questo periodo hanno lasciato il lavoro: serve a circoscrivere meglio il fenomeno delle grandi dimissioni in Italia. La pandemia fa sentire i suoi effetti anche su premi di produzione e contrattazione territoriale: nel 2020 sono nettamente calati, in particolare nelle aziende più piccole, accentuando divari già esistenti. Il successo del Pnrr, con il raggiungimento degli obiettivi che si prefigge, dipende anche dalla capacità della politica italiana di dimostrarsi stabile e credibile. A partire dalla scelta di una figura di alto profilo ed europeista per il Quirinale. Con un iter lungo e tortuoso, il decreto flussi permetterà l’ingresso in Italia di più di 60mila lavoratori extra-Ue. In buona parte si tratta però ancora di stagionali.
Sono online i cinque episodi de L’anno che verrà, il nuovo podcast de lavoce che racconta i temi più importanti tra quelli trattati dalla legge di bilancio 2022. Potete ascoltarli sul nostro sito e sulle principali app di podcast.
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Il Tribunale di Bologna ha messo fuori legge il contratto collettivo Assodelivery per i ciclofattorini perché stipulato con la sola Ugl Rider. Ma non c’è stata alcuna verifica della sua rappresentatività effettiva, né di quella dei sindacati confederali.
La proposta di direttiva europea sul salario minimo adeguato riconosce il ruolo cruciale della contrattazione collettiva. Sotto questo profilo l’Italia è in regola. Ma restano aperte alcune questioni rilevanti, che richiedono un riordino della normativa.
In Italia l’elevata diffusione della contrattazione collettiva nazionale tende a rendere i salari omogeni sul territorio. Ma il costo della vita varia da luogo a luogo. E lavorare nelle città può comportare una penalizzazione salariale in termini reali.
La presenza di contratti collettivi di lavoro riduce le differenze salariali tra le province italiane ma offusca la relazione produttività-remunerazioni mentre in Germania il legame tra salari e produttività locale è più stretto. Importando il sistema tedesco, nel Sud Italia avremmo occupazione più elevata, salari un po’ più bassi.
Al ministro dell’Economia Giovanni Tria (ma non alla sua maggioranza) piace l’idea di combinare un taglio dell’Irpef con l’aumento dell’Iva che però – dicono i dati degli ultimi anni – è l’imposta più evasa. Per non parlare della maggiore iniquità fiscale del cocktail di flat tax e maggiori imposte indirette.
Va data fiducia alle buone ragioni – istituzionali ed economiche – del federalismo differenziato che non toglierebbe niente a nessuno? O sono fondati i timori che l’ampliamento di poteri e competenze alle tre regioni che lo vogliono sia eccessivo e mini l’unità nazionale? Proseguiamo il confronto.
A parte il tornaconto elettorale, non si capisce il senso di rendere lunga e difficile la concessione della cittadinanza ai figli degli immigrati che studiano da noi (826 mila iscritti a scuola, 30 mila negli atenei) e parlano correntemente la nostra lingua. Perché far imparare loro la Costituzione di un paese che li respinge come cittadini?
L’Italia è agli ultimi posti in Europa nello sviluppo della banda ultralarga. Causa litigi tra privato e pubblico, contrapposte strategie di investimento e fantasiosi modelli di governance. Una spinta può arrivare partendo dalle nuove regole Ue per promuovere la connettività e l’accesso alle reti ad altissima capacità.
Con la campagna elettorale si torna a parlare di salario minimo. Vale la pena allora discutere alcune obiezioni che vengono spesso sollevate contro la misura. Dal rischio di cancellare la contrattazione collettiva al livello ideale al quale fissarlo.
Il sistema delle relazioni industriali in Italia è percepito come eccessivamente conflittuale. Mentre invece il coinvolgimento delle parti sociali nelle decisioni più importanti può contribuire ad aumentare la consapevolezza di sfide e obiettivi comuni.