I dati sull’occupazione dei giovani a pochi anni dall’uscita dagli studi confermano il miglioramento registrato dai dati Istat. È particolarmente rilevante perché riguarda proprio coloro che più sono stati penalizzati nel corso della crisi economica.
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Ritorna il fact-checking de lavoce.info. Passiamo al setaccio le dichiarazioni di politici, imprenditori e sindacalisti per stabilire, con numeri e fatti, se hanno detto il vero o il falso. Questa volta tocca a Luigi Di Maio e alle sue affermazioni sul mercato del lavoro.
Gli interventi sul mercato del lavoro sono la vera eredità del governo Renzi. Se l’obiettivo di Jobs act e nuovo contratto a tutele crescenti era ridurre l’occupazione precaria, i risultati sono soddisfacenti. Se invece si voleva aumentare il numero dei giovani al lavoro, gli esiti sono deludenti.
Senza investimenti niente crescita, ripetono spesso Renzi e Padoan. E a incoraggiare gli investimenti in nuove tecnologie è dedicato il piano Industria 4.0 del ministro Calenda. Ma non tutti gli incentivi vanno bene: servono se rimediano a indubbie insufficienze del settore privato. E per decidere, meglio lasciar da parte le “cabine di regia”. Un caso di sviluppo tecnologico a rischio è Human technopole, il centro di ricerca scientifica che sorgerà sull’area Expo di Milano. I terreni avrebbero dovuto fruttare una lauta plusvalenza per i contribuenti ma non sono stati venduti. Ora si mettono altri soldi pubblici per un progetto senza un’analisi costi-benefici che spieghi se ne vale la pena. Analisi che proviamo ad abbozzare noi, invece, su un’altra grande opera, il ponte sullo Stretto di Messina, riportato in auge dal premier, con la rosea prospettiva propagandistica di creare ben 100 mila nuovi posti di lavoro.
Offensive per le donne e inutili le quote rosa secondo Virginia Raggi, sindaca di Roma. Certo, in una società senza ostacoli per le carriere femminili non ce ne sarebbe bisogno. Intanto però si vede che le società quotate nei cui Cda cui sono state applicate si stanno affermando buone pratiche di governance.
Davvero i produttori di petrolio difenderanno i prezzi riducendo l’offerta, come deciso dall’Opec ad Algeri? Tanto per cambiare, dipenderà tutto dall’Arabia Saudita che – con un quarto delle riserve mondiali – difende le sue quote di mercato e non il prezzo, mentre adatta l’economia del paese alla nuova situazione.
Lento e modesto, l’aumento dell’occupazione lascia i giovani al palo. I dati Istat dicono che ad agosto il tasso di disoccupazione delle persone tra 15 e 24 anni si attesta al 38,8 per cento, appena sotto i picchi degli ultimi due anni. Il momento critico su cui agire è quello della transizione dall’istruzione al lavoro.
Dei 26 mila lobbisti che frequentano le istituzioni europee, poco più di un terzo è iscritto all’apposito registro della Ue creato per dare trasparenza a un’attività che non ama la luce del sole. La Commissione ora vuole rafforzare la credibilità di questo albo con nuove regole. Che potrebbero fare da esempio anche per l’Italia.
La disoccupazione giovanile continua a essere un problema irrisolto in Italia. Se in generale l’occupazione aumenta, seppur lentamente, non si può dire altrettanto per le fasce d’età più giovani. Neanche il Jobs act ha dato gli effetti sperati. Il problema della lunga transizione scuola-lavoro.
L’occupazione ha continuato a crescere anche nel secondo trimestre. Si tratta per lo più di contratti a tempo indeterminato. Buone notizie anche per i giovani. Ma le preoccupazioni in vista dell’autunno non mancano: dal Pil fermo alla fine degli incentivi, passando per il referendum costituzionale.
Il tasso di disoccupazione giovanile registrato a gennaio in Italia è del 39,3 per cento. Non è solo un problema economico: non essere occupati determina una perdita di capitale umano, che può produrre effetti gravi su individui e società nel suo complesso. Il sostegno all’inclusione attiva.
Un’elevata disoccupazione giovanile (vicina al 40 per cento in Italia e al 25 nella Ue) è uno scempio sociale perché distrugge capitale umano. Per ridurla vanno migliorate le abilità cognitive dei ragazzi in età pre-scolare. Il programma Sia (Sostegno per l’inclusione attiva) l’aveva previsto anche da noi. Ma manca un preciso protocollo di attuazione.
Con l’emergenza Siria viene a galla l’inadeguatezza delle norme europee sul diritto d’asilo. Ue e Turchia cercano una soluzione. Ma le bozze dell’accordo del 7 marzo implicano un confuso meccanismo di mutua riammissione e reinsediamento di profughi e immigrati irregolari. Meglio ricollocare un numero fisso di profughi prelevati in sicurezza nei paesi limitrofi.
Le società municipalizzate devono offrire buoni servizi (di elettricità, gas, acqua, raccolta rifiuti) ai cittadini e anche creare occupazione e dividendi per i soci. Tra i due obiettivi in contrasto, meglio che prevalga il primo. Abbandonato il controllo delle aziende, i comuni potranno concentrarsi su obiettivi misurabili di miglioramento qualitativo.
Nella campagna referendaria britannica, un argomento forte dei fautori della Brexit è il rifiuto della burocrazia europea. Salvo che le direttive Ue sono meno pervasive di quel che si pensi, mentre i burocrati inglesi non sono da meno con lacci e laccioli. Risultato: una campagna referendaria piena di equivoci. Uno dei quali è comune al dibattito pubblico in Italia e riguarda la spesa di welfare per gli stranieri. È vero che della spesa sociale usufruiscono, in proporzione, più loro dei cittadini italiani, se non altro perché il loro reddito medio dichiarato è molto più basso (18 mila contro 31 mila euro). Rimedio al problema: l’aumento dell’occupazione degli immigrati regolari.
In costante rallentamento, la Cina rischia la recessione. Le famiglie cinesi risparmiano troppo e consumano troppo poco, il che è ben noto alla leadership di Pechino. Ma le riforme del Piano quinquennale appena approvato sono poco incisive nel riorientare l’economia.
La “carbon tax” è una delle ricette per ridurre le emissioni di CO2. Bisogna però applicarla non alla fine della filiera ma – come una sorta di Iva – a ogni passaggio dei beni che contribuiscono all’emissione finale inquinante. Anche sui beni importati (per esempio le auto). Più complicato, ma forse più equo.
La disoccupazione giovanile è un problema di tutta Europa. In Italia si assesta tra il 40 e il 50 per cento. Su quali servizi investire per aiutare i giovani a trovare lavoro? Vantaggi e svantaggi di programmi di accompagnamento, formazione, incentivi occupazionali e posti finanziati dallo Stato.
Davvero i lavoratori del Sud sono meno produttivi di quelli del Centro-Nord? Ed è possibile prescindere dal contesto in cui operano le aziende e dalle condizioni economiche del Mezzogiorno? Dagli errori del passato insegnamenti per cambiare le politiche e utilizzare meglio fondi statali ed europei.