Le ultime elezioni politiche nel Regno Unito hanno regalato a Boris Johnson una vittoria schiacciante. I risultati consentono di tracciare un identikit del nuovo elettore conservatore: un colletto blu delle aree più povere, più giovane e con un reddito medio più basso di un tempo.
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I dati delle elezioni europee mostrano una crescente tendenza alla volatilità nelle scelte degli elettori. Ogni tornata elettorale consegna nuovi rapporti di forza tra i partiti. Ma l’ennesima giravolta italiana forse prelude a ulteriori cambiamenti.
Trump ha convinto milioni di americani a votare per lui promettendo di costruire un muro lungo il confine messicano e di deportare milioni di immigrati illegali. Ma tendenze simili, che contengono una matrice protezionista e localista, si manifestano anche altrove, fino a contagiare i paesi europei.
Nessuna rivincita degli emarginati sui privilegiati: la Brexit non si spiega con un conflitto di classe, ma con un conflitto di valori. Che corre lungo la contrapposizione autoritarismo-libertarismo. Ma non bisogna essere troppo pessimisti: tra Regno Unito e Unione Europea sarà divorzio a metà.
Una crisi economica rende più facili o più difficili le riforme strutturali? Uno studio empirico evidenzia che nei paesi in difficoltà i cittadini non amano la concorrenza e chiedono più redistribuzione del reddito e più proprietà pubblica in campo economico. Oltre a preferire un leader “forte”.