L’introduzione dell’euro digitale apre alcune questioni, come i limiti di detenzione sui depositi e la possibilità di corrispondere tassi di interesse. Per il legislatore il problema è definire lo strumento senza ledere l’indipendenza della Bce.
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L’euro digitale entra nella fase di preparazione. Consentirà di detenere moneta elettronica emessa dalla Bce ma distribuita dalle banche. Sarà un mezzo di pagamento e non una forma di investimento. E sarà soggetto a stretti limiti di detenzione.
La Bce per ora si è limitata a ventilare la possibilità di emettere un nuovo euro digitale. Ma in gioco, al di là dell’iniezione di liquidità che comporterebbe, c’è l’intera politica monetaria dell’Eurozona. Per incentivare i pagamenti elettronici e ridurre l’evasione fiscale, si pensa a un cashback “di stato”: i vantaggi sono molti ma non mancano le criticità. Il caso portoghese come esempio. Sui pagamenti alla pubblica amministrazione l’obiettivo è concentrare tutto sulla piattaforma PagoPa. La praticità è evidente ma il rischio è di scaricare sugli utenti il costo della riscossione.
Sempre più protagonista in questa fase di crisi, Cassa depositi e prestiti è uno dei principali strumenti di intervento pubblico nell’economia. È così anche negli altri paesi europei?
Torna il fact-checking de lavoce.info. Questa volta passiamo al setaccio le parole di Nicola Zingaretti sui “decreti sicurezza”: davvero, come afferma il segretario del Pd, il governo li ha cancellati?
Spesso un grafico vale più di tante parole: seguite la nostra rubrica “La parola ai grafici”.
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Per ora si tratta solo di un’opzione al vaglio della Bce ma la prospettiva di una terza forma di moneta, a metà fra contante e riserve digitali, solleva già interrogativi. Perché in gioco, al di là del progresso tecnico, c’è l’intera politica monetaria.