Il Consiglio europeo ha approvato i nuovi obiettivi su clima ed energia per il 2030. Potevano essere sicuramente più ambiziosi. In due casi gli obblighi sono solo comunitari e non nazionali. La necessità di un voto unanime ha prodotto un compromesso dettato dagli interessi dei singoli Stati.
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Confronto tra Hans-Werner Sinn e Massimo Bordignon
La situazione dell’euro area e con essa dell’Unione Europea continua a destare forti preoccupazioni, con disoccupazione in crescita e forti rischi di deflazione. Ancora più preoccupanti sono i conflitti tra i paesi membri su come uscire dalla crisi, tra chi sostiene la necessità di mantenere le politiche di rigore e chi ritiene invece indispensabile utilizzare politiche fiscali e monetarie più espansive. Le recenti scelte di Francia e Italia sulle proprie politiche di bilancio, in conflitto con le norme europee, come le difficoltà della Banca centrale europea a perseguire le proprie politiche, sono una chiara evidenza della situazione di stallo in cui si dibatte l’area. Di questi temi si è discusso al convegno di settembre de lavoce.info, dove Hans-Werner Sinn ha presentato il suo recente libro “The Euro Trap”(Oxford University Press, 2014) in un dibattito coordinato da Massimo Bordignon e in cui è intervenuto Francesco Giavazzi. Pubblichiamo un carteggio (in inglese) tra Massimo Bordignon e Hans-Werner Sinn sulle tesi principali del libro e sulle possibili soluzioni o non soluzioni della crisi dell’euro.
Dieci buoni motivi (in ordine di importanza) per bocciare il progetto di mettere il Tfr in busta paga. E un Dossier con gli interventi pubblicati su questo sito.
Fa bene il ministro dell’Economia Padoan a sfidare la Commissione europea sulle stime dell’output potenziale dei paesi membri e, particolarmente, del nostro. Perché calcolato con metodi sofisticati ma con una notevole dose di arbitrio. Cerchiamo di capire come reagirà l’Europa alla decisione unilaterale di Italia e Francia di non rispettare gli obiettivi del Patto di stabilità e crescita non solo sul debito, ma anche sul disavanzo. Quali le procedure previste? Con quali tempi? E le eventuali sanzioni?
Per i suoi studi sulla regolamentazione e il potere dei mercati Jean Tirole è il Nobel 2014 dell’economia. Il suo grande merito è stato quello di utilizzare la teoria dei giochi per capire le interazioni fra imprese. È stato, tra l’altro, autore con Olivier Blanchard (oggi capo economista al Fmi) di una proposta di riforma del lavoro in Francia con contratto unico a tutele progressive.
L’euro è una trappola? Un confronto tra Hans-Werner Sinn e Massimo Bordignon.
Una replica di Stefano Patriarca, autore di “Tfr in busta paga?”, al commento di Michele Tronconi e ad altri interventi sul tema.
Si chiamano cicli e ricicli. L’idea di mettere il Tfr in busta paga continua a riaffiorare nella politica italiana. Recuperiamo un pezzo d’archivio che discuteva questa proposta tre anni fa. E prima di allora Tremonti e Damiano ne avevano trattato. È una misura sicuramente popolare ma che apre voragini sul futuro pensionistico di molti e ben difficilmente potrà rilanciare i consumi. Se è questo l’obiettivo, il Governo dovrebbe anzitutto dimostrare di saper coprire il bonus di 80 euro e altri tagli alle tasse. Ma della spending review nella manovrina si è persa ogni traccia.
Riuscirà la legge di stabilità che il Governo sta preparando a non venire rimandata al mittente da Bruxelles? Bene riguardare i vincoli europei raccolti in un nostro Dossier che riproponiamo.
Con la riforma della pubblica amministrazione la politica dovrebbe rimanere fuori dalla porta. Peccato che sia prevista la possibilità per gli enti locali di assumere dirigenti a tempo determinato. Un modo per cooptare esponenti di partito nelle amministrazioni.
Altro che olio per gli ingranaggi! La corruzione fa crescere la spesa pubblica per il maggior costo dei servizi e dei beni e allo stesso tempo diminuisce il tasso di crescita del Pil e perciò riduce il gettito fiscale. Eppure né da questo Governo né dai precedenti sono arrivate misure efficaci per arginarla.
Michele Tronconi, presidente di Assofondipensione, commenta l’intervento di Stefano Patriarca “Tfr in busta paga?“
Rischiamo una volta di più di avere un deflagrante confronto sull’articolo 18 dello Statuto dei lavoratori per poi non cambiare nulla. Mantenere la reintegrazione fin dal primo anno, anche se solo per i licenziamenti disciplinari senza giusta causa, equivale a scoraggiare i contratti a tempo indeterminato, soprattutto se non si rimette mano al decreto Poletti. Abbiamo raccolto in un nuovo Dossier gli interventi sul tema pubblicati da lavoce.info.
Inutile e dannoso il progetto del Governo di spostare il test d’accesso alla facoltà di medicina dopo il primo anno. Due proposte per attrarre gli studenti più meritevoli: introdurre nella scuola secondaria di secondo grado itinerari formativi diversificati o, almeno, sostituire l’attuale maturità con esami che permettano una selezione a punti, materia per materia, utilizzabile per l’ingresso nelle diverse università e facoltà.
Trasferire parte del Tfr nella busta paga? Cosa abbia in mente di preciso il presidente del Consiglio non è chiaro. Apriamo il confronto valutando un meccanismo che si potrebbe attivare con denaro anticipato dalle banche, per non togliere liquidità alle imprese. Anziché essere i lavoratori a prestare soldi alle imprese, sarebbero le banche a farlo.
Si potrebbe stimolare la crescita tagliando le tasse in tutta l’Eurozona, secondo la proposta che abbiamo pubblicato su lavoce.info, con uno strumento quasi monetario: i certificati di credito fiscale. Vediamo come potrebbero funzionare.
Come ha ricordato a tutti il grande regista Bernardo Bertolucci, muoversi sulla sedia a rotelle in Italia è un’impresa improba. Anche nelle stazioni ferroviarie, dove i recenti treni ad alta velocità sono inaccessibili alle persone con ridotta mobilità. La soluzione c’è: alzare i marciapiedi. Ma non basta.
L’Ocse certifica quanto avevamo già segnalato. Se nei prossimi due trimestri la crescita fosse pari a zero, il Pil nel 2014 calerebbe dello 0,3 per cento. E la crisi in Ucraina fa pensare che anche il terzo trimestre sia col segno negativo.
Riusciranno i mini-bond a spingere le piccole e medie imprese a investire e indebitarsi? Non è ovvio. Meglio se fosse il governo europeo a farlo, sostenendo l’economia. Un nuovo intervento nel confronto sulla proposta di ridurre le tasse per evitare la stagnazione europea pubblicata su questo sito. Questa settimana la Bce effettua la prima operazione di prestito alle banche Tltro (Targeted Longer-Term Refinancing Operations). Per capirne in senso, bene rileggersi quanto abbiamo pubblicato oltre due mesi fa.
Si chiamano Mooc (massive online open courses) e sono piattaforme gratuite di corsi universitari e materiale didattico per la scuola secondaria. Hanno pregi e molti difetti, ma 9 milioni di studenti in tutto il mondo vi sono iscritti. Peccato che il progetto del Governo Renzi sulla scuola li ignori del tutto.
Quali sono i migliori e i peggiori allenatori delle squadre di calcio italiane? Abbiamo fatto una classifica applicando lo stesso metodo usato per valutare i manager dei fondi d’investimento. In testa c’è proprio Conte. E non mancano le sorprese.
La crisi italiana dipende da più cause. E se le riforme strutturali possono risolvere quelle strettamente legate al nostro sistema produttivo, poco riusciranno a fare per quanto riguarda una situazione economica globale di stagnazione. Ma è soprattutto l’Europa che deve cambiare politica.
Forse perché la Garanzia giovani si profila come un insuccesso annunciato, il Governo sembra volerla trasformare in una forma di servizio civile per giovani disoccupati. Le esperienze internazionali non sono però incoraggianti. Centri per l’impiego e necessità di servizi diversi per target diversi.
Una nuova puntata della nostra esplorazione nel labirinto delle regole finanziarie europee. Vediamo come funziona il limite all’espansione della spesa (expenditure benchmark) nell’ambito del Patto di stabilità e crescita.
Ormai si assume solo con il parasubordinato o con contratti a tempo determinato. Mentre diminuiscono le conversioni di questi lavori in rapporti a tempo indeterminato e aumentano le uscite da questi verso la disoccupazione e l’inattività. Il ministro Poletti vuole ulteriormente aumentare i lavori precari e solo successivamente pensare alla stabilizzazione. È la scelta giusta alla luce di questi dati? E ci sarà mai il secondo stadio della sua strategia?
In un decennio circa -dopo la riforma del finanziamento del sistema sanitario– la spesa è esplosa, con un aumento delle uscite correnti del 63 per cento. Perché la transizione dal sistema dei costi storici a quello dei costi standard va a passo di lumaca. Ecco le Regioni che ne pagano il conto.
A che punto è il divario territoriale nel nostro paese, in termini di benessere complessivo e di Pil pro capite? Ci sono sempre almeno due Italie -settentrionale e meridionale- ma dal 2008 la differenza si è ridotta, forse perché al Nord si sta peggio di prima.
Conti in tasca all’Inter, la società di calcio ceduta da Moratti a Thohir. Il risanamento è ancora tutto da fare. E nel 2015 è a rischio sanzioni.
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Convegno de lavoce.info
“Criminalità, corruzione e crescita” è il titolo del convegno 2014 de lavoce.info che si terrà la mattina di mercoledì 17 settembre a Milano (Università Statale – Scienze Politiche). La partecipazione all’incontro, a porte chiuse, è riservata alla redazione de lavoce.info e a chi ci ha finanziato con almeno 100 euro o raggiunge cumulativamente 100 euro di donazione negli ultimi tre anni. Chi non l’ha fatto, è ancora in tempo per compiere la donazione! Questo sito vive prevalentemente grazie al contributo dei lettori. Che, ancora una volta ringraziamo di cuore.
Ricetta per l’Eurozona: più Pil senza nuovo debito
Di Biagio Bossone, Marco Cattaneo, Warren Mosler e Giovanni Zibordi
il 30/09/2014
in Commenti e repliche
Per uscire dalla stagnazione serve una soluzione che consenta di rilanciare la domanda nell’Eurozona, senza creare nuovo debito e senza coinvolgere la Bce. Come l’emissione di certificati di credito fiscale destinati a ridurre il cuneo fiscale. L’impegno ad accettarli per il pagamento delle tasse.
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