La legge di bilancio prevede varie misure per le famiglie. La novità che potrebbe incidere sulla natalità è la decontribuzione per le lavoratrici madri. Riguarda però solo donne con almeno tre figli, mentre servirebbero riforme universali e strutturali.
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La mobilità intergenerazionale per reddito in Italia è superiore a quella degli Stati Uniti, anche se inferiore a quella dei paesi scandinavi. Si confermano i divari fra territori: il Nord è una terra di opportunità uguali e abbondanti, non così il Sud.
L’assegno unico per i figli partirà a marzo 2022. È una razionalizzazione del supporto pubblico alle famiglie con figli. Ma rimangono alcune criticità. In particolare, suscita dubbi la scelta di garantire il contributo anche a chi non presenta l’Isee.
L’assegno unico e universale per i figli è l’occasione per definire un nuovo sistema di sostegno pubblico alle famiglie. A patto però di rispettare alcuni criteri. Così come serve un sistema fiscale, contributivo e di protezione sociale adeguato.
La misura appena approvata dal Senato si pone obiettivi ambiziosi e mobilita risorse importanti: saranno quasi otto milioni le famiglie interessate. Un provvedimento storico, non privo però di criticità. C’è tempo fino a luglio per porvi rimedio.
L’uguaglianza tra uomini e donne è stato un obiettivo fondamentale in Cina. Ma con la politica del figlio unico le donne sono state discriminate ancor prima di nascere. E la loro situazione continua a peggiorare. Con gravi conseguenze sociali ed economiche.
La Camera ha approvato l’assegno unico universale per i figli fino a 21 anni. Non si conosce ancora quale sarà il suo ammontare. Alcune simulazioni mostrano i possibili effetti redistributivi della misura e quelli sul reddito disponibile delle famiglie.
Il Family act è un buon punto di partenza per cominciare a disegnare un insieme organico di interventi a favore delle famiglie con figli. Perché sia efficace, equo e sostenibile serve però un chiaro sistema di priorità. E la soluzione di alcune ambiguità.
La popolazione italiana continua a diminuire. Tra le ragioni del fenomeno, ci sono le difficoltà delle giovani donne sul mercato del lavoro e la mancanza di adeguati servizi per l’infanzia. Fa bene dunque il governo a pensare a una soluzione complessiva.
Conciliare lavoro e famiglia è complicato, soprattutto per le donne. E soprattutto se mancano servizi adeguati. Per questo il bonus nido è inutile se non ci sono nidi. Mentre è utile aumentare i giorni di congedo obbligatorio per i padri.