Il Parlamento vuole per le imprese obblighi più stretti di comunicazione sui divari di genere nelle retribuzioni. Molti però i dettagli da mettere a punto su dimensione minima delle aziende, informazioni richieste, pubblicità dei dati, sanzioni per inadempienze. Per evitare di produrre nuove norme dai buoni propositi, ma inefficaci.
Nella storia infinita del confronto su una “improrogabile” riforma del sistema fiscale, torna fuori con il consenso del Fmi il “più Iva, meno Irpef”. La Banca d’Italia ha pragmaticamente formulato tre ipotesi. Con controindicazioni. La prima delle quali è che l’Iva è già al 22 per cento. Iniquità anche in campo previdenziale: 25 anni dopo l’introduzione del sistema contributivo, la gradualità di attuazione della riforma ha consentito di guadagnarci a chi si è pensionato nel frattempo. Specie se (relativamente) più giovane, donna, con un reddito basso, con pensione di anzianità anziché di vecchiaia.
Sabato 8 febbraio gli irlandesi votano per una nuova Camera dei rappresentanti che a sua volta eleggerà una parte del Senato, che ha poteri consultivi. Una architettura bicamerale da cui possono arrivare suggerimenti per le nostre riforme.
In Italia l’economia batte la fiacca da lungo tempo perché non cresce la produttività del lavoro, che dipende soprattutto dalla capacità innovativa delle imprese e dal sostegno pubblico a quelle più dinamiche. Un e-book cerca di spiegare il ristagno del paese. Sullo sfondo, il divario tra le due Italie, del Nord e del Sud con le diverse letture che ne vengono date. Il vantaggio del minor costo della vita al Sud è almeno in parte controbilanciato dalla cattiva qualità dei servizi e dalla scarsa partecipazione femminile al mercato del lavoro.
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Il divario di genere nel tempo dedicato alla famiglia e alla cura è ancora forte in Europa, solo nei paesi del Nord si è raggiunta una parziale parità. C’è necessità di aumentare le possibilità di scelta per uomini e donne, senza imporre un unico modello.
La legge di bilancio 2020 aumenta la quota riservata al genere meno rappresentato da un terzo a due quinti degli organi di amministrazione e controllo delle società quotate. Peccato che per i collegi sindacali la norma sia aritmeticamente inapplicabile.
Fanno riflettere i dati della recente indagine Istat sull’accettabilità sociale della violenza di genere. È evidente la necessità di una strategia più ampia che punti sulla prevenzione, oltre a rafforzare la protezione delle vittime e a punire gli autori.
Nel 2019 due donne sono arrivate al vertice della Commissione e della Bce. Un’altra, molto giovane, è diventata primo ministro in Finlandia. In un paese con una lunga storia di parità di genere dovrà comunque affrontare contraddizioni non ancora risolte.
Il programma di governo M5s-Pd riporta in primo piano il tema delle disuguaglianze di genere, anche attraverso l’introduzione di una legge sulla parità uomo-donna nelle retribuzioni. Sono intenti positivi, purché non rimangano solo sulla carta.
Il disegno di legge Pillon cambia le regole su affidamento e mantenimento dei figli minori in caso di separazione. Ma la genitorialità compartecipata andrebbe promossa sempre, attraverso politiche che aiutino le donne a conciliare lavoro e famiglia.
Nell’Unione Europea le donne hanno salari orari medi del 16 per cento inferiori a quelli degli uomini. E negli stipendi più alti il divario è ancora più marcato. Per superare la disparità di trattamento serve una presa di coscienza delle stesse imprese.
Lo stereotipo che le ragazze siano meno brave dei maschi in matematica ha profonde conseguenze sui percorsi di studio e di lavoro delle donne. Non è la sola causa delle differenze di genere nel mercato del lavoro, ma è un atteggiamento da contrastare.
I tempi di viaggio per raggiungere il posto di lavoro aumentano e possono scoraggiare la partecipazione al mercato del lavoro. Una ricerca mostra che particolarmente penalizzate sono le donne, anche quando gli spostamenti più lunghi riguardano gli uomini.