Tag: Guerra Russia-Ucraina
La decisione di Putin di invadere l’Ucraina si fonda anche su un consenso interno rimasto sempre forte. L’andamento di tre variabili macroeconomiche ci aiuta a capire cosa è accaduto in Russia negli ultimi vent’anni e cosa potrebbe accadere nei prossimi mesi. La guerra in Ucraina non ha alcuna giustificazione nel diritto internazionale: è una violazione della proibizione dell’uso della forza sancita dalla Carta delle Nazioni Unite. La guerra non cambia però le strategie delle banche centrali: Bce e Fed proseguono sulla strada della “normalizzazione” della politica monetaria, preoccupate di perdere il controllo dell’inflazione. Il costo dell’energia, uno dei principali fattori del rialzo dei prezzi, resta intanto al centro dell’attenzione. Riproponiamo perciò un articolo che illustra cosa succede nel mercato del gas. L’Italia fatica a raccogliere capitali attraverso processi di quotazione di società. Un Libro Verde del Ministero dell’Economia e delle Finanze delinea il quadro della situazione e offre alcune risposte. Le donne immigrate sono penalizzate da un doppio svantaggio sul mercato del lavoro, rispetto alle native e rispetto agli uomini immigrati. La didattica a distanza ha prodotto conseguenze anche sugli studenti universitari, in particolare su quelli del primo anno e sui meno capaci di auto-organizzarsi.
Spesso un grafico vale più di tante parole: seguite la nostra rubrica “La parola ai grafici”.
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Sia la Bce sia la Fed proseguono sulla strada di una politica meno espansiva, nonostante la guerra in corso. Ma le ragioni della “normalizzazione” sembrano meno solide nell’Eurozona che negli Usa.
L’economia russa è dipendente in larga misura dalle esportazioni di materie prime e dall’importazione di tecnologie avanzate da Occidente e Cina. Le sanzioni approvate nelle ultime settimane potrebbero avere effetti pesanti nel lungo periodo.
L’unico modo per fermare Putin è continuare a imporre sanzioni economiche alla Russia per far risvegliare la popolazione dalla macchina della propaganda. L’incapacità di fornire beni e servizi essenziali ha già fatto capitolare Mosca in passato.