Sale il numero dei laureati e quello delle immatricolazioni, mentre calano gli abbandoni: sono le buone notizie del Rapporto Anvur 2018. Diminuisce così il nostro ritardo rispetto agli altri paesi europei. Mancano però dati sulla qualità della didattica.
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In tutta Europa, gli studenti con basso rendimento si concentrano nelle famiglie in condizioni più svantaggiate. Anche perché quelle benestanti investono molto nell’educazione dei figli. Tocca alla politica riparare questa forma di disuguaglianza.
L’alternanza scuola-lavoro è in generale una buona idea. Ma quella prevista dalla Buona scuola funziona? Qualche indicazione si potrebbe ricavare dalla valutazione dei risultati della precedente esperienza introdotta nel 2005. Però mancano i dati.
L’istruzione è un aspetto fondamentale del percorso di integrazione degli stranieri. Per questo bisogna rimuovere gli ostacoli che i loro figli possono incontrare a scuola, fin dall’asilo. Anche per evitare i rischi legati agli abbandoni precoci.
I ranking internazionali delle università vanno interpretati in modo intelligente per analizzare punti di forza e punti di debolezza dei nostri atenei e le conseguenti politiche di intervento. Cosa cambia se si amplia il numero delle sedi considerate.
Se più mamme lavorano, più bambini vanno all’asilo nido. Con quali effetti sul loro sviluppo? Migliorano le abilità cognitive di chi proviene da situazioni di svantaggio. Ma durano di più le ripercussioni positive sulle capacità non cognitive.
Durante la crisi degli ultimi anni sono cambiati i rapporti di forza nelle famiglie, dove, nell’8,5 per cento dei casi, la donna è la “breadwinner”, l’unica a portare a casa un reddito. Eppure, anche quando nella coppia la donna è la più istruita, sono rari i casi in cui il suo reddito da lavoro supera quello del partner. Uno sbocco professionale classico delle laureate rimane l’insegnamento, specie nella scuola primaria e secondaria. In tutti i paesi Ocse e ancor più in Italia. All’università, invece, le docenti sono meno della metà (il 40 per cento da noi). Segni di un mercato del lavoro ancora squilibrato per genere.
La crisi ha lasciato un profondo disagio anche tra le categorie sociali, sul ceto medio prima di tutto. All’interno del quale, a differenza del passato, i lavoratori autonomi (soprattutto artigiani e commercianti) sono ora ben più insoddisfatti degli impiegati.
Il contratto di fornitura di elettricità e gas è così opaco che il 68 per cento delle famiglie preferisce il regime di maggior tutela. Anche perché, se sceglie il mercato libero, finisce spesso per pagare di più. Quando (se) il decreto concorrenza farà passare tutti al mercato, servirà predisporre offerte a protezione dei più deboli.
Abbiamo visto come è stata mal gestita la flessibilità concessa dalla Ue sui nostri conti pubblici. Ora, per stimolare l’economia, è stata proposta un’espansione degli investimenti pubblici nei paesi con un rapporto deficit-Pil sotto il 3 per cento. Indispensabile, però, una accurata preparazione dei singoli progetti.
Brillante economista e – allo stesso tempo – impegnato nella cosa pubblica fino a prendersi la responsabilità di sindaco di una città come Piacenza, Giacomo Vaciago ci ha lasciato troppo presto – a 75 anni – quando aveva ancora molto da dirci con la sua sempre ironica competenza.
Tortuga risponde ai commenti all’articolo “Via i voucher, ma erano utili”
Il livello medio di istruzione di una comunità ha origine lontane, a causa della sua forte persistenza temporale e del ruolo della trasmissione intergenerazionale. Il caso italiano è un esempio lampante. Le implicazioni per le politiche pubbliche.
La legge di bilancio per il 2017 prevede alcuni provvedimenti di sostegno per gli studenti universitari che provengono da famiglie con redditi bassi. Basteranno per ridurre la diseguaglianza e aumentare il numero di laureati? Il ruolo delle università per garantire un effettivo diritto allo studio.