I redditi annuali del settore pubblico sono in media superiori di 10 mila euro rispetto a quelli del privato. Perché sono più alte stabilità occupazionale ed età. La differenza è più marcata al Sud. Scarsa la mobilità tra due mondi ben poco interconnessi.
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Da anni, e in anticipo sul riconoscimento legislativo, il Tribunale dei minori di Milano utilizza lo strumento delle borse-lavoro per l’inserimento di ragazzi difficili nel mondo del lavoro. Il bilancio dell’esperienza è decisamente positivo.
Più che ai livelli delle retribuzioni, l’andamento della disuguaglianza salariale in Italia è legato a quello della stabilità e intensità del lavoro. Le nuove norme facilitano l’ingresso nel mercato, ma con contratti atipici che tendono a rimanere tali.
In caso di malattia non grave, chi lavora da remoto spesso svolge comunque le proprie mansioni, proprio perché può farlo da casa, senza recarsi in ufficio. Lo confermano i dati di un importante ente pubblico. Un comportamento con vantaggi e svantaggi.
Nel 2023, l’occupazione in Italia ha registrato un picco storico, con 23,6 milioni di persone impiegate a giugno. Ma il nostro mercato del lavoro resta ancora afflitto da una serie di carenze. Basta la riforma del Reddito di cittadinanza a risolverle?
È positivo che il Supporto per la formazione e il lavoro si rivolga al singolo individuo. Mentre la piattaforma Siil rende interoperabili i dati di tutte le politiche attive. Più problematico costruire percorsi di formazione adeguati al contesto economico.
Dinamiche demografiche, precarietà lavorativa e limitata mobilità sociale rendono difficile l’inserimento dei giovani italiani nella società. Ma investire nelle nuove generazioni contribuisce a una crescita del paese più inclusiva e sostenibile.
Scuole e imprese non si parlano e l’orientamento è carente. Così i giovani italiani escono dalla scuola con scarse competenze e poche conoscenze su come funziona il mercato del lavoro. Da qui evidenti difficoltà di inserimento nel mondo del lavoro.
La proposta di uno standard retributivo minimo universale avanzata dalle opposizioni risponde a un’esigenza reale e urgente. Ma non affronta due questioni cruciali: le differenze interregionali di potere d’acquisto e la poca trasparenza della struttura delle retribuzioni.