Non c’è più solo lo storico divario Nord-Sud Italia. Ora emerge anche quello tra Est e Ovest. Perché la crisi ha accentuato le disuguaglianze nelle regioni più fragili, ma in modo diverso tra aree adriatiche e tirreniche. E il Lazio è un caso emblematico.
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Il peso delle imposte sul Pil rimane all’incirca lo stesso del 2019, molto meno quindi di quanto avremmo pagato senza la manovra. Ma sarà diversa la composizione del prelievo. Con effetti su famiglie e imprese che si potranno valutare solo col testo definitivo.
Una revisione delle aliquote Iva potrebbe permettere di introdurre misure che più che compensano il danno subito dai più poveri. Come la riduzione dell’Irpef o l’aumento dei trasferimenti per alcune categorie. Oppure per il taglio del cuneo fiscale.
Non c’è solo la flat tax della Lega. Anche il M5s vorrebbe riformare l’Irpef, portando a tre le aliquote. Se i vantaggi sono certi per gli autonomi, per i dipendenti a reddito medio-basso tutto dipende dal mantenimento o meno del bonus Renzi.
Con il reddito di cittadinanza sicuramente diminuirà la povertà economica, perché le risorse impegnate sono ingenti. Dalla misura rischiano però di essere esclusi gruppi sociali in condizioni spesso difficili, come famiglie numerose o extracomunitari.
Perché in Italia la flat tax esercita tanto fascino? È davvero così diversa dall’Irpef? E quali potrebbero essere i suoi effetti? A queste e altre domande cerca di rispondere un agile libriccino di cui pubblichiamo qui un estratto.
Le prime domande dicono che a chiedere l’anticipo della pensione con quota 100 sono per lo più i lavoratori a basso reddito del Sud. La misura sembra dunque rivolgersi alle fasce più deboli della società italiana, in grandi difficoltà dopo anni di crisi.
Il governo torna a parlare di flat tax. Allo studio è una misura per le famiglie, che favorirebbe quelle monoreddito. Il gettito perso sarebbe di circa 17 miliardi. Ma il problema più grave è che scoraggia il lavoro, soprattutto quello delle donne.
I dati Eurostat mostrano che in Europa il rischio di essere poveri è molto più elevato per le persone extracomunitarie. Se si vuole davvero combattere la povertà, è necessario che le politiche di sostegno non discriminino proprio chi ne ha più bisogno.