Il governo ha presentato un Def con il solo quadro tendenziale. Non offre, come invece dovrebbe, un quadro programmatico di finanza pubblica per i prossimi tre anni. Le dichiarazioni sulle misure da confermare sono anch’esse indice di idee poco chiare.
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Non sappiamo ancora quali regole saranno previste dal nuovo Patto di stabilità europeo. Quasi certamente però l’Italia non le soddisferà. Saranno necessari avanzi primari ben superiori alle stime per portare il debito su una traiettoria discendente.
In vista della legge di bilancio, il segnale sulle pensioni è chiaro: in un contesto di bassa crescita economica, incipiente inverno demografico e alta incertezza, si restringe lo spazio per le uscite anticipate. Resta poi la questione dell’indicizzazione.
Il superbonus produce un aumento del debito, che influisce sul percorso di convergenza del rapporto debito/Pil. Ma la riclassificazione di Eurostat fa sì che nella quantificazione del deficit del 2024 i crediti da superbonus non siano contabilizzati.
Il Parlamento ha approvato, per l’ennesima volta, un nuovo scostamento di bilancio, un passaggio necessario dopo l’introduzione del pareggio di bilancio nella Costituzione. Ma questa volta il maggior disavanzo non è’ giustificato da alcun cambiamento nel quadro macroeconomico.
Dopo la pubblicazione della Nadef, si è acceso un aspro dibattito sulle risorse da destinare alla sanità. Ma nessuno parla della vera questione: come riformare il sistema sanitario nazionale. È su questo tema che si dovrebbero chiedere risposte al governo.
Martedì 26 settembre Leonzio Rizzo – redattore de lavoce.info – è intervenuto a Radio Popolare nella trasmissione “Quel che resta del giorno”, per parlare dell’andamento del quadro macroeconomico e di finanza pubblica italiano. Ha spiegato in particolare e in concreto che cosa contiene la Nadef, la nota di aggiornamento al Def che è propedeutica alla manovra economica.
L’incremento del deficit previsto dalla Nadef non è giustificato dal rallentamento dell’economia, riflette errori dello scorso anno. Ma a preoccupare di più è il fatto che si rinunci a ridurre il rapporto debito sul Pil pur in una fase favorevole.
Rispetto al Def, la Nadef riporta un minore indebitamento netto, grazie all’incremento delle imposte indirette. Forse sarebbe stato meglio prevedere meccanismi di sterilizzazione dell’inflazione sul gettito Iva, anziché redistribuire poi quello in più.
Il governo Draghi ha presentato la Nota di aggiornamento al Documento di economia e finanza (Nadef) 2022. In questa serie di grafici, riassumiamo le previsioni macroeconomiche per i prossimi tre anni.