Il reddito di cittadinanza prevede importi uniformi in tutta Italia. Ma la soglia di povertà assoluta varia da Nord a Sud. Il beneficio avrà dunque effetti diversi nei diversi territori. Una soluzione è differenziare almeno l’integrazione per l’affitto.
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Il principale problema del reddito di cittadinanza sta nella fretta con cui si è voluto realizzarlo. Su un tema delicato e in un contesto difficile, sarebbe stato più saggio aumentare progressivamente gli importi e la platea del reddito di inclusione.
Il reddito non-di-cittadinanza uscito dal Consiglio dei ministri è una misura non universale riservata a italiani e alcuni non italiani poveri che soddisfacevano tanti requisiti. Nel tentativo di onorare una promessa elettorale del M5s, la fretta ha partorito un provvedimento confuso con costi ed effetti impossibili da valutare.
Nel Regno Unito, invece, non è stata la mancanza di tempo (ci hanno messo più di due anni!) a rendere la Brexit una frittata politica indigeribile dal Parlamento britannico. Cerchiamo di capire quali sono le possibili vie di uscita dallo stallo e quali le loro conseguenze, dall’abbandono della Ue senza un accordo (“no deal”) al “contrordine, abbiamo scherzato”. Tanto criticata dai sovranisti di tutti i paesi, l’Ue ha però – tra le altre cose – la forza di contrastare l’elusione fiscale delle multinazionali. L’ultimo caso riguarda la Nike, ma vediamo quali sono i numeri aggiornati su questo fronte.
Veneto, Lombardia ed Emilia-Romagna avevano raggiunto una pre-intesa con il precedente governo per una maggiore autonomia gestionale. Ora il governatore Zaia vuole trattenere in Veneto il 90 per cento delle entrate fiscali e riservarsi competenze legislative su ben 23 materie. Ma la Lega non è più la Lega Nord.
La Bce ha sollecitato le banche vigilate a rafforzare le riserve a copertura dei crediti deteriorati. Troppi Npl appesantiscono di sicuro i bilanci bancari. Ma imporre e comunicare di punto in bianco la necessità di azzerarli è una mossa controversa. E così l’intervento non è piaciuto né ai mercati né alla politica.
Un commento di Antonio Traino e Lapo Trapelicino all’articolo di Francesco Daveri “L’effetto Salvini sugli sbarchi conta metà dell’effetto Minniti”. E la replica dell’autore.
Economia e lavoro sono la preoccupazione principale per tre italiani su quattro. Ma neanche nel 2019 la disoccupazione diminuirà in modo significativo. E c’è da sperare che non siano introdotte nuove modifiche alla regolazione del mercato del lavoro.
Al di là delle modalità pratiche di funzionamento, il reddito di cittadinanza richiede una attenta riflessione sul tipo di povertà – relativa o assoluta – che si vuole affrontare. Perché è da lì che derivano le scelte per raggiungere l’obiettivo.
Il governo sembra avere una lettura semplicistica del problema povertà. Il lavoro è senza dubbio la via d’uscita principale, ma i dati ci dicono che per un numero significativo di famiglie aumentare il numero di occupati potrebbe non essere così facile.
Il reddito di cittadinanza – incluso nella manovra senza dettagli – dovrebbe accompagnare i disoccupati a trovare un lavoro e così “abolire la povertà”. Non sarà così, anche nella migliore delle ipotesi. Perché quasi metà dei membri di famiglie povere ha un’occupazione che però non basta per farli uscire dall’indigenza.
Previsioni di crescita per il 2019 peggiori (all’1 per cento) e perciò meno entrate fiscali hanno convinto il governo ad accettare la riduzione del deficit chiesta dall’Europa. Cioè, al di là della retorica dei “numerini” che non cambiano nulla, ci sono 10 miliardi di meno, per metà tolti a reddito di cittadinanza e “quota cento”. In cambio, niente sanzioni da Bruxelles. Solo una tregua natalizia. Di cruciale importanza per rassicurare la Ue è il ritorno delle clausole di salvaguardia, aumenti automatici di Iva per far quadrare i conti nel 2020 e 2021. Dall’opposizione sembravano lo sterco del diavolo, ora non più.
Panico a capodanno tra partite Iva, piccole imprese, professionisti e commercianti per l’entrata in vigore della fattura elettronica. Il costo e lo stress per queste categorie di cittadini non sono trascurabili. Tutto sta a vedere se il gioco vale la candela: il fisco saprà utilizzare il nuovo strumento per una tassazione più equa?
Nuova sfida per le banche sono le inadempienze probabili di crediti alle imprese che possono essere temporanee o permanenti (e quindi diventare Npl). Nei fatti – mostra la Banca d’Italia – due terzi di queste situazioni rimane nel limbo di un’infinita ristrutturazione.
Per aumentare il numero degli immobili commerciali in locazione, nella manovra si estende ai negozi la cedolare secca. Lo scopo potrebbe essere meglio centrato, però, con uno sconto sull’Imu.
Paghiamo l’assicurazione Rc auto più cara in Europa. E nemmeno il “governo del cambiamento” è riuscito a toglierci questo sgradito primato. Con due provvedimenti contraddittori. Insomma, nulla di nuovo rispetto al passato.
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Dopo due anni di paralisi, il Parlamento di Londra ha riguadagnato peso nel capitolo finale della Brexit. Al punto che Theresa May ha rimandato il voto sull’accordo con la Ue per non uscirne a pezzi. Caos e incertezza dominano la politica nel Regno (dis)Unito in attesa delle mosse dei vari attori della commedia.
Con un emendamento a sorpresa, il governo entra a gamba tesa nel mercato dell’auto, tassando l’acquisto di auto inquinanti in favore di quelle con bassa emissione di CO2. Ma per come è congegnato il provvedimento ci guadagna chi compra modelli costosi e superpotenti mentre perdono gli acquirenti delle utilitarie. Intanto in Polonia prosegue la conferenza sul clima Cop 24, partita con l’allarme del segretario generale dell’Onu Guterres: il mondo è fuori rotta e se si continuerà a emettere gas serra ai ritmi attuali, nel 2040 saremo alla soglia di sicurezza di +1,5 gradi. Presentiamo i numeri che documentano il problema.
Dopo gli stress test dell’authority europea (Eba), il Muv – Meccanismo unico di vigilanza – ha diffuso una mappa dei rischi che incombono sulle banche europee per il 2019. Per gli istituti di credito italiani, punti dolenti vecchi e nuovi: prestiti in sofferenza (Npl), sistemi informatici da adeguare, rischio sovrano e di liquidità. Questi ultimi legati all’andamento dello spread, il cui livello elevato pesa anche sulla redditività delle imprese industriali e di servizi, soprattutto delle piccole. Che, alla lunga, pagano tassi bancari più alti. Anche se oggi la loro migliore struttura finanziaria rispetto a dieci anni fa ne smorza l’impatto. Sullo sfondo, però, si rafforza in Italia il rischio di recessione, segnalato dall’indice Pmi che, riflettendo il complesso dell’economia, segnala un preoccupante ristagno a un livello sotto la media dell’Eurozona e sotto anche ad altri paesi in rallentamento come la Germania.
Un po’ vuole essere strumento anti-povertà e un po’ vuole riattivare l’occupazione. Di sicuro sarà diverso dal reddito di inclusione oggi già in funzione. È il reddito di cittadinanza, un pasticcio logico-istituzionale. Con benefici da maneggiare con cura perché difficili da ritirare per la resistenza degli eventuali destinatari.
Qualcuno ricorda le “rimesse degli emigrati” italiani come voce importante – un tempo – dei nostri flussi finanziari in entrata. Oggi il percorso è inverso: chi lavora qui manda soldi al paese d’origine. Un emendamento della Lega al decreto fiscale tassa all’1,5 per cento i “money transfer”. Aggiungendosi ad altre più o meno piccole vessazioni economiche. Se questo provvedimento è già stato approvato da uno dei rami del Parlamento, minor fortuna ha avuto l’iniziativa pentastellata di tassare le bevande gassate. Bocciata dal partner di governo. Del resto per combattere l’obesità più che un’imposta serve educare i cittadini a non adottare dannose scelte alimentari.
Una misura destinata all’intera popolazione in povertà assoluta potrebbe rappresentare un grande passo in avanti per il welfare italiano. Però il reddito di cittadinanza va disegnato in modo da rispondere realmente alle concrete esigenze dei poveri.
In una manovra con tagli di spesa ancora da dettagliare, il governo vuole eliminare quasi 150 milioni di contributi pubblici alla stampa di cui oggi beneficiano enti senza scopo di lucro e cooperative editoriali, di solito poco note tranne qualche testata d’opposizione. Dietro l’angolo una minaccia al pluralismo.
Termometro del rischio finanziario, lo spread tra rendimenti dei bond italiani e tedeschi segna febbre alta in questo momento perché i mercati temono che il governo si stia cacciando in un vicolo cieco. Già nel 2011 e nel 2012 si era impennato e ne seguirono atti e parole per ridare fiducia agli investitori. In particolare, nella crisi del 2012 erano a rischio contagio i vari paesi europei. Da qui gli interventi della Bce. Oggi, anche guardando il mercato dei Cds (credit default swap, polizze per investitori in caso di default del debito sovrano), si vede che il potere contrattuale del nostro governo pare molto limitato.
Flat tax e reddito di cittadinanza assieme fanno saltare i vincoli di bilancio, scoraggiano il lavoro e non riducono la povertà. Ci sarebbe un sistema migliore, l’imposta negativa sul reddito (copyright: Milton Friedman). Con un supporto al reddito più contenuto – ma universale – e aliquote un po’ più alte di quelle proposte oggi.
Per Alitalia la sola offerta d’acquisto rimasta è di Ferrovie dello stato. Sponsorizzata dal governo che vuole creare sinergie commerciali offrendo ai viaggiatori pacchetti treno+aereo. Soluzione forse praticabile, ma coinvolgendo altre compagnie. Senza bisogno che Fs diventi azionista di Alitalia e ne incorpori le perdite.
Concentrati sui problemi di oggi, non pensiamo al futuro. Intanto, l’intelligenza artificiale viene sperimentata anche in campo giudiziario con risultati sorprendenti. Potrebbe non essere troppo lontano il giorno in cui il giudice in tribunale sarà un robot e le sentenze decise da un algoritmo.