Il dibattito nazionale sul salario minimo si è arenato, ma la discussione prosegue a livello locale. Per esempio, a Milano si ragiona di un salario giusto, calcolato sulla base del costo della vita, con adozione volontaria da parte delle aziende.
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Il tema del tasso di copertura dei contratti firmati dai sindacati più rappresentativi resta centrale nella discussione sul salario minimo. I numeri delle comunicazioni obbligatorie per capire dove si potrebbero nascondere gli accordi non rappresentativi.
Sul salario minimo Cnel e Corte di Cassazione hanno espresso posizioni in contraddizione fra loro. La decisione di non decidere del legislatore rischia di creare una situazione di grave incertezza del diritto e una esplosione del contenzioso giudiziale.
Un nuovo orientamento giurisprudenziale vede la magistratura assumersi il compito di determinare direttamente la giusta retribuzione. Evidenzia l’urgenza di istituire per legge uno standard minimo universale, che tenga conto delle differenze del costo della vita.
Il salario minimo rende più accettabile la disuguaglianza? Sembra di sì, almeno nel Regno Unito. La percezione del mercato dei lavoratori a basso reddito può cambiare quando la loro vulnerabilità diminuisce e rendere meno preoccupanti i divari di reddito.
Il dibattito pubblico sul salario minimo ruota principalmente attorno al tema della povertà lavorativa. Tuttavia, l’introduzione di una paga oraria minima per legge non basta da sola a risolvere il problema, che riguarda soprattutto la quantità di tempo lavorato.
Sono molte le questioni ancora aperte nel dibattito sul salario minimo. Da un lato, l’ampia copertura della contrattazione collettiva non basta più a garantire a tutti una base salariale adeguata. Dall’altro, va riconosciuta più flessibilità al sistema.
Il Tribunale Ue dà ragione a Ryanair: le norme italiane che impongono a un operatore straniero, di fatto maggioritario nel settore, di rispettare le condizioni salariali fissate nei contratti collettivi nazionali sono incompatibili con il diritto dell’Ue.
Sul lavoro la politica procede in ordine sparso senza un’idea forte per affrontare il problema degli esclusi e dei marginalizzati. Il primo passo andrebbe fatto sul terreno delle riforme costituzionali. Ma bisogna avere il coraggio di fare scelte chiare.
Non sarà la direttiva europea sul salario minimo a risolvere i problemi della contrattazione collettiva italiana, in particolare quello dei contratti pirata. Il lavoro di monitoraggio e raccolta dati potrebbe però aiutare a fare qualche passo avanti.